Una ricerca scientifica condotta a Pompei dalla professoressa Allison Emmerson della Tulane University di New Orleans ha scoperto che nell’antica città campana veniva... fatta la raccolta differenziata e si riciclavano i rifiuti. Ovviamente non si tratta di niente di comparabile alla raccolta differenziata moderna, ma gli studi di Allison Emmerson intendono dimostrare che gli abitanti della città si erano posti il problema di gestire e riutilizzare alcuni rifiuti che potevano essere impiegati in campo edilizio. Emmerson, archeologa che insegna studi classici presso l’ateneo statunitense e che fa parte di un team di ricerca attivo a Pompei, ha scoperto questa particolarità studiando i metodi di costruzione della città, assieme ai suoi colleghi Steven Ellis e Kevin Dicus dell’Università di Cincinnati: “abbiamo scoperto che parte della città è stata costruita grazie ai rifiuti”, ha detto l’archeologa al Guardian.
Alcune aree fuori dalle mura venivano infatti utilizzate come vere discariche, dove erano depositati cumuli di materiali che potevano raggiungere anche diversi metri d’altezza: ce n’erano alcuni che erano composti solo da frammenti di ceramica e gesso, che secondo Emmerson venivano riutilizzati per scopi edilizi. “I cumuli fuori dalle mura”, ha spiegato, “non erano semplicemente rifiuti eliminati per disfarsene. Al contraio, venivano raccolti e ordinati per essere rivenduti all’interno delle mura”, come materiale da costruzione.
Prima delle ricerche di Emmerson, queste montagnole di materiale erano ritenute le macerie di un terremoto che aveva colpito la città diciassette anni prima dell’anno dell’eruzione del Vesuvio, il 79 dopo Cristo. Per arrivare a una diversa conclusione, Emmerson e i suoi colleghi hanno studiato dei campioni di terreno per ricostruire gli spostamenti dei rifiuti all’interno della città e hanno scoperto che frammenti di materiale da costruzione si muovevano dalla città verso i depositi fuori dalle mura, e poi rientravano in città per essere reimpiegati. “I rifiuti ammassati in luoghi come latrine o pozzi neri rivelano tracce di terreno ricco e organico. Al contrario, quelli accumulati nel tempo nelle strade o nei cumuli fuori dalla città hanno tracce di terreno molto più sabbioso. Le differenze nella composizione del terreno ci ha permesso di capire da dove proveniva l’immondizia, o se veniva prima raccolta per essere riutilizzata e riciclata”, ha spiegato ancora Emmerson. È stato osservato, ad esempio, che diverse pareti includono materiale di riciclo come frammenti di mattonelle, pezzi di anfore, grumi di gesso. Su quasi tutti i muri veniva poi applicato uno strato finale di gesso, che copriva la natura composita del materiale adoperato per costruirli.
Queste scoperte permettono infine di trarre molte informazioni in più su come vivevano i pompeiani. Gli abitanti della città, afferma Emmerson, “vivevano molto più vicino ai rifiuti di quanto molti di noi ritengano accettabile, ma non perché in città mancassero le infrastrutture o perché i pompeiani non si curassero di gestire l’immondizia: questo accadeva perché i loro metodi di pianificazione urbana erano organizzati secondo principi diversi. Tutto questo è rilevante anche per le crisi dei rifiuti attuali. Le nazioni che oggi gestiscono in modo più efficiente la loro immondizia hanno applicato una versione di questo antico modello, dando priorità alla trasformazione dei rifiuti in beni piuttosto che alla loro rimozione”.
Nella foto: Pompei. Ph.Credit
A Pompei scoperta... un'antica forma di raccolta differenziata e di riciclo dei rifiuti |