Per un caso fortuito che ha dell’incredibile, un museo olandese, l’Allard Pierson Museum di Amsterdam, il museo archeologico dell’università della capitale dei Paesi Bassi, si ritrova al centro di una intricata vicenda diplomatica internazionale. I fatti: da febbraio ad agosto 2014, il museo ha ospitato una mostra, intitolata The Crimea. Gold and Secretes of the Black Sea (“La Crimea. Oro e segreti del Mar Nero”), centrata su un’esposizione di oggetti giunti in prestito da quattro musei situati in Crimea e da uno di Kiev. Il caso ha voluto che, proprio nei primi mesi del 2014, la Crimea veniva occupata dalla Russia e, a seguito di un referendum popolare avvenuto a marzo, la penisola dichiarava la propria indipendenza dall’Ucraina con conseguente annessione alla Russia (uno status che l’Unione Europea e la maggior parte dei paesi dell’ONU non ha riconosciuto). Così, terminata la mostra, gli oggetti sono stati reclamati sia dai musei che li avevano prestati, sia dall’Ucraina. Si tratta di un patrimonio prezioso, noto come il “tesoro della Scizia”: ne fanno parte circa trecento oggetti in oro, tra cui amuleti, daghe, e anche un elmo del IV secolo a.C., tutto in oro (nella foto).
Il museo ha ribadito più volte di non essere nella posizione di poter decidere a chi restituire gli oggetti, e ha fatto sapere di non avere neppure una posizione sulla questione, che nel frattempo è diventata un caso internazionale: l’Allard Pierson si è limitato a fare il suo lavoro, ovvero conservare con la massima cura gli oggetti nei suoi depositi in attesa della risoluzione del caso, ed evitando qualunque commento ulteriore.
Il caso è stato gestito dalla giustizia olandese: nel 2016, il tribunale distrettuale di Amsterdam aveva stabilito che l’Allard Pierson doveva restituire gli oggetti all’Ucraina, ma i musei dove le opere erano esposte hanno impugnato la sentenza. Si è giunti così al secondo grado, dinnanzi alla Corte d’Appello olandese, che, sempre nel 2016, ha stabilito la piena legittimità del comportamento dell’Allard Pierson, che ha tenuto nei suoi depositi gli oggetti contestati in attesa della sentenza definitiva (il tribunale ha riconosciuto che il museo “non poteva ragionevolmente giudicare quale dei due contendenti fosse il creditore”). Lo scorso 26 ottobre è arrivata la sentenza: secondo la Corte d’Appello, gli oggetti devono essere restituiti all’Ucraina poiché appartengono alle raccolte di Stato, facendo riferimento a una legge ucraina del 1995.
L’Ucraina ha commentato la sentenza del tribunale di Amsterdam per bocca del presidente Volodymyr Zelensky, che ha espresso su Twitter la sua soddisfazione per una “decisione giusta”, aggiungendo che “l’Ucraina si riprende sempre ciò che le appartiene: dopo l’oro della Scizia, torneremo in Crimea”. Non è però detta l’ultima parola, perché i quattro musei che hanno prestato gli oggetti potranno fare ricorso in Cassazione, ma dovranno fin da ora prendere in considerazione l’ipotesi che i loro oggetti possano prendere la via di Kiev e che dunque le loro sale rimangano vuote. Da parte dei musei, si è espresso molto duramente Andrei Malgin, direttore del Museo della Tauride di Sinferopoli, uno dei quattro istituti coinvolti nel caso: “Considero questa decisione”, ha detto all’agenzia ufficiale russa RIA, “un atto di grave disprezzo nei confronti dei diritti e degli interessi del popolo della Crimea, è come aver sputato sull’anima del popolo della Crimea. Una decisione disgustosa, esempio di due pesi e due misure. Non abbiamo garanzie sulla sicurezza della collezione, non sappiamo cosa accadrà, temiamo per il futuro degli oggetti”.
Foto: l’elmo d’oro appartenente al tesoro della Scizia. Foto di Monique Kooijmans (Allard Pierson)
A chi appartiene l'oro della Scizia? Un museo olandese al centro di un caso internazionale |