Importante acquisizione per le Gallerie degli Uffizi: al museo arriva infatti un raro marmo realizzato dallo scultore ottocentesco toscano Giacomo Giovanni Papini (Firenze, attivo nella seconda metà del XIX secolo), sfuggente artista di cui sappiamo molto poco. L’opera che entra nella collezione degli Uffizi è un Busto di Gentildonna, opera firmata e datata “G G Papini 1875”: è uno dei pochi esemplari noti della limitata produzione di Papini, notevole figura di artista molto affermato in ambito nazionale e internazionale al suo tempo, ma purtroppo, in seguito alla sua morte, non sufficientemente valorizzato dalla storiografia ufficiale.
Testimonianza del notevole successo e riconoscimento internazionale riscosso dalla sua produzione artistica, è la sua presenza all’Esposizione Universale di Parigi del 1878: in questo contesto viene esposta la sua statua in gesso di Cleopatra vestita da Venere o da Iside che va incontro ad Antonio, console romano, onde scolparsi ed innamorarlo, al prezzo di 27.000 lire, somma all’epoca molto rilevante, per l’esecuzione in marmo dell’opera. Tuttavia, nonostante la notorietà e i riconoscimenti ufficiali, dopo la sua scomparsa la figura di Papini fu relegata ai margini della vita artistica italiana.
La scultura, acquisita dallo Stato per le Gallerie degli Uffizi (quale preziosa aggiunta alla collezione, nella quale già figura un’altra opera di questo autore, il gruppo in terracotta intitolato Il casto Giuseppe), andrà ad arricchire la collezione permanente della Galleria di arte moderna di Palazzo Pitti. L’opera gode di un ottimo stato di conservazione e rivela una pregevole e minuziosa esecuzione in particolare nei dettagli dell’abito: proprio oggi sarà protagonista, alle 12,30 della settimanale diretta per la serie Uffizi On Air sulla pagina Facebook delle Gallerie. A presentare la Gentildonna al pubblico sarà la coordinatrice della Galleria di Arte Moderna di Palazzo Pitti e curatrice dell’Arte dell’Ottocento Elena Marconi.
Papini, in questo marmo, si rivela anche acuto osservatore del vero naturale, con esiti notevolissimi, grazie all’influenza dalle ricerche promosse in quegli anni dal brillante e spregiudicato artista fiorentino Adriano Cecioni. Come lui, infatti, Papini si dimostra interessato all’espressione delle più intime sfumature dell’animo dei suoi personaggi, delle loro più nascoste inquietudini, e nella Gentildonna si spinge fino a suggerire, nell’accenno di sorriso appena visibile sulle sue labbra, un lieve spunto caricaturale, che rievoca l’aria civettuola della vibrante terracotta di Cecioni intitolata Donna che ride, conservata nella Galleria d’Arte moderna di Palazzo Pitti.
Come anticipato, sono assai scarse le informazioni sullo scultore toscano Giacomo Giovanni Papini. Gli vengono attribuiti natali fiorentini, benché una fonte francese del 1878 lo indichi come originario di Sinalunga; viene ascritto agli scultori appartenuti all’Accademia fiorentina e, sempre secondo la fonte francese, sarebbe stato allievo allievo del senese Giovanni Dupré (Siena, 1817 – Firenze, 1882). Oltre alla sua partecipazione all’Esposizione Universale di Parigi, viene registrata la sua presenza alla Promotrice di Torino (1880) e alle esposizioni di Firenze (1883, 1884).
Gli Uffizi acquisiscono un raro busto femminile di Giacomo Giovanni Papini |