Una scoperta eccezionale quella che è stata annunciata pochi giorni fa in Francia: una corrispondenza inedita tra uno dei più grandi artisti francesi, Gustave Courbet (Ornans, 1819 – La-Tour-de-Peilz, 1877) e una donna parigina, Mathilde Carly de Svazzema, di vent’anni più giovane di lui, con la quale intrattenne una relazione platonica, epistolare, densa di erotismo. Le lettere, scambiate tra i due nel periodo tra il novembre 1872 e l’aprile 1873 (Courbet aveva cinquantatré anni, Mathilde trentatré), sono rimaste nascoste per più di un secolo a causa della loro esplicita natura erotica. Queste missive rivelano tuttavia un Gustave Courbet precedentemente sconosciuto, e sono in grado di offrire a ricercatori e amanti dell’arte uno sguardo intimo e affascinante su uno dei maestri del realismo.
Alcune delle lettere verranno esposte dal 21 marzo al 21 settembre 2025, alla Biblioteca comunale di Besançon, dove si terrà la mostra Courbet, les lettres cachées – histoire d’un trésor retrouvé (“Courbet, le lettere nascoste – storia di un tesoro ritrovato”), un invito al grande pubblico a scoprire una selezione di queste missive inedite (sono 36 quelle esposte) e l’affascinante lato nascosto di questa rivelazione.
Risale alla fine del 2023 la scoperta: tre dipendenti della Biblioteca municipale di Besançon stavano cercando documenti in un deposito della biblioteca, situato nella soffitta dell’edificio, quando la loro attenzione venne catturata da una pila di vecchie carte, decorate con una bizzarra nota che evocava le lettere “scabrose” di una famosa figura artistica. Leggendo le lettere in questione, i tre funzionari della biblioteca hanno riportato alla luce il contenuto di un carteggio composto da 25 lettere di Gustave Courbet e 91 lettere di Mathilde Carly de Svazzema.
Una nota manoscritta rivela che queste lettere intime, affidate alla biblioteca tra il 1900 e il 1920, vi erano conservate segretamente per più di un secolo. Passato di curatore in curatore, questo materiale confidenziale sarebbe rimasto sconosciuto al pubblico. Il destino ha invece deciso diversamente, e adesso tutti hanno l’opportunità di approfondire l’intimità del pittore.
Le 116 lettere manoscritte scambiate tra Courbet e Mathilde tra il 1872 e il 1873 rivelano una parte intima e poco conosciuta della personalità del pittore, dove passione, poesia ed erotismo si intrecciano, in un cocktail esplosivo di lirismo, audacia e sentimentalismo. La penna di Courbet, solitamente riservata alla descrizione delle sue opere, si rivela qui priva di filtri, in grado di esprimere desideri ed emozioni di un’intensità paragonabile a quella dei suoi dipinti più famosi. Alcune di queste lettere sono così crude, fa sapere la biblioteca, che leggerle può risultare per tanti disagevole anche al giorno d’oggi.
“Non osavamo credere a quello che stavamo vedendo”, dice Pierre-Emmanuel Guilleray, conservatore della Biblioteca di Besançon, “perché queste lettere sono una cosa estremamente rara, e ci siamo subito resi conto che per noi era la scoperta dell’anno. E soprattutto eravamo molto sorpresi di trovare un tesoro simile nelle nostre soffitte... è incredibile, un qualcosa che è rimasto segreto fino a oggi”. Sulle lettere, ha spiegato Guilleray, “non c’era polvere, il che significa che sono uscite da un armadio o da una busta da non molto tempo. E in effetti c’era un armadio nell’ufficio del conservatore della biblioteca che venne trasferito nella soffitta circa cinquant’anni fa, ma le lettere probabilmente sono uscite due o tre anni fa, quando abbiamo cominciato a riordinare la soffitta. La cosa che ci ha sorpreso nelle lettere è il vocabolario sessuale senza tabù, molto dettagliato, e questo rende ancora più incredibile la scoperta: è molto particolare”.
Dopo la scoperta, le lettere sono state digitalizzate al fine di poter trascrivere il contenuto e lavorare meglio sui testi: è questo il lavoro che ha occupato gli studiosi dal momento della scoperta fino all’annuncio (occorreva anche comprendere, infatti, se si trattava veramente di lettere di Courbet, dunque è stata accuratamente studiata anche la grafia ed è emerso che corrisponde in tutto e per tutto alla grafia nota dell’artista francese).
Queste lettere arricchiscono inoltre la conoscenza scientifica della sua opera rivelando indizi sulla sua filosofia artistica e sulla sua percezione delle emozioni umane, strettamente legate al suo approccio alla rappresentazione dei corpi e dei sentimenti. Questo corpus di opere unico, secondo la biblioteca di Besançon, potrebbe anche ispirare nuove interpretazioni della sua pittura, in particolare nel suo approccio ai nudi femminili (si pensi soltanto all’Origine du monde, uno dei suoi dipinti più celebri), che considerava uno specchio delle proprie emozioni.
Gustave Courbet, 8 febbraio 1873
“Mais chère Putain, réfléchis donc, tu sais que je t’adore, tu sais que je fais des choses injustes pour t’être agréable ; tu sais que je donnerais je ne sais quoi en ce moment pour sucer ton con, mordre tes poils dorés, ta motte et dévorer tes grands tétons pointus, te décharger dans la bouche, t’embrasser ton ventre proéminent, te caresser les flancs amoureusement avec ma langue, l’introduire si je pouvais dans ton autre petit con entre tes belles fesses, que sais-je!! [...]”
“Dans ce moment je tâche de sauver mes tableaux de Paris, et malgré tout j’espère te faire venir à Besançon ces jours-ci. Mais au nom du ciel laisse-moi faire, je fais tout ce que je peux. Tu me fais des tas de morale desquels je n’ai pas besoin et je ne vois pas que tu te sois branlée une seule fois en pensant à moi. Tiens! Je vais me coucher, il est trois heures du matin, j’arrive de Flagey voir mes parents, je vais m’enfouir sous mes draps pour te baiser de la façon la plus insensée, t’enfoncer ma pine jusqu’au fond de l’estomac, il faudra bien que tu jouisses”.
“Cara puttana, pensaci, lo sai che ti adoro, lo sai che faccio cose ingiuste per farti piacere; lo sai che darei non so cosa in questo momento per succhiarti la figa, mordere i tuoi peli dorati, il tuo pube, e divorare i tuoi grandi capezzoli appuntiti, venirti in bocca, baciare il tuo ventre sporgente, accarezzare amorosamente i tuoi fianchi con la mia lingua, e mettertelo, se potessi, nell’altra tua piccola figa, tra le tue belle natiche, che so!! [...]”.
“In questo momento sto cercando di salvare i miei quadri di Parigi, e nonostante tutto spero di portarti a Besançon in questi giorni. Ma per carità lasciami fare, sto facendo tutto quello che posso. Mi stai dando un sacco di morale di cui non ho bisogno e vedo che non ti sei masturbata nemmeno una volta pensando a me. Ecco! Vado a letto, sono le tre del mattino, arrivo da Flagey dove sono andato a trovare i miei genitori, ora vado a seppellirmi sotto le lenzuola per scoparti nel modo più insensato, per infilarti il mio cazzo fino in fondo allo stomaco, dovrai godere)”.
Mathilde Carly de Svazzema, 12 febbraio 1873
“L’aveu de ton amour, de ton adoration pour moi doit à lui seul me donner le courage qu’il me faut ! Et j’aurai mon con tout prêt à recevoir les sensations qu’il te plaira lui faire éprouver. Ces grands tétons pointus n’ont pas bandé parce que j’étais malade, la fièvre me dévorait ! Je n’avais point sommeil du tout et des nuages épais obscurcissaient ma vue [...]”
“Maintenant, je suis plus moi: je songe à baiser et ta lettre, quoique maussade en commençant, est venue mettre du baume sur mon cœur. Tu aimes à décharger dans ma bouche? L’aimerai-je, moi ? Oui sans doute, tu m’apprendras à l’aimer. Il me semble d’ici voir cette belle pine se présenter devant moi avec ses habits du dimanche, se dressant et se redressant. Je la suce délicieusement sans serrer les dents, je la chatouille avec mon palais, pelotant tes belles couilles jusqu’à ce que tu envoies ce foutre blanc inonder mon âme et pénétrer en moi comme une liqueur enivrante”.
(“Solo la confessione del tuo amore, della tua adorazione per me deve darmi il coraggio di cui ho bisogno! E io avrò la mia fica pronta a ricevere le sensazioni che vuoi farle provare. Questi grandi capezzoli appuntiti non si sono induriti perché stavo male, la febbre mi stava divorando! Non avevo sonno per niente e delle nuvole spesse mi oscuravano la vista” [...].
“Adesso non sono più io: penso a scopare, e la tua lettera, anche se imbronciata all’inizio, è arrivata a mettermi balsamo sul cuore. Vuoi venirmi in bocca? E a me piacerebbe? Sì, senza dubbio, mi insegnerai ad amarlo. Mi sembra di vedere da qui questo bel cazzo apparire davanti a me nei suoi abiti domenicali, alzarsi e raddrizzarsi. Lo succhio deliziosamente senza stringere i denti, lo solletico con il palato, accarezzo le tue bellissime palle finché non mandi fuori questo sperma bianco che m’inonda l’anima e mi penetra come un liquore inebriante”.