L’Uomo vitruviano, il celebre disegno di Leonardo da Vinci (qui un approfondimento sull’opera), sarebbe la raffigurazione di un algoritmo segreto di cui nessuno, al di là di pochi che dovevano trasmetterne il messaggio, doveva sapere: è la convinzione di Roberto Concas, ex direttore della Pinacoteca Nazionale di Cagliari, che sostiene di essere arrivato alla sua conclusione dopo decenni di studi. È già pronta anche una mostra, che si terrà alla Pinacoteca nella prima vera del 2020, nell’ambito della quale gli studi verranno presentati: Concas afferma che dietro a molte opere d’arte rinascimentali (ma anche più tarde) si celi un preciso calcolo matematico definito nell’Uomo vitruviano.
Secondo Concas, nel disegno ci sono molti particolari che non quadrano: la figura leggermente diversa nelle misure tra la parte destra e sinistra, il cerchio non perfetto, il quadrato con i lati verticali leggermente inclinati verso l’esterno, la singolarità delle doppie gambe dritte e divaricate, e ancora i segni per la divisione in quattro parti della figure e molto altro. Tutto ciò lascerebbe presupporre che dietro l’Uomo vitruviano ci sia una formula matematica di cui, per lungo tempo, gli artisti, tramandandosela di bottega in bottega, si sarebbero serviti per creare immagini in grado di rispettare i canoni ecclesiastici, e quindi in grado di far sì che gli artisti stessi venissero riconosciuti come parte di un sistema. Concas, dopo osservazioni e ricognizioni anche micrometriche, è convinto di aver trovato conferma dell’esistenza dell’algoritmo e anche di un complesso sistema d’insieme rimasto precluso alla nostra vista per cinquecento anni. A suo avviso, troverebbero così spiegazione aspetti sconosciuti, poco o nulla affrontati, oppure non risolti della celebre opera leonardesca.
“Come talvolta capita nella ricerca”, anticipa Concas, “mentre altro cercavo, ecco la svolta. Che si configura nella forma, assolutamente inedita, di un algoritmo, una semplice sequenza di operazioni aritmetiche, due divisioni e una sottrazione, che consentiva di trovare, nei retabli pittorici e nei trittici, le misure delle tavole centrali e laterali, una condizione ripetuta che dava dimostrazione di sé. Da questo ritrovamento dell’algoritmo, e senza volerlo, la ricerca si è inoltrata in un intricato sistema d’insieme, dimostratosi irto d’insidie, compreso un linguaggio crittografato nel disegno più famoso di Leonardo da Vinci e persino una luce risolutiva sulla ‘Divina Proporzione’ che il frate matematico Luca Pacioli definiva come una ‘scienza segretissima’”.
“La teoria, direi meglio la scoperta del dottor Concas”, afferma il direttore del Polo Museale della Sardegna, Giovanna Damiani, “è, a mio avviso, definibile come ‘rivoluzionaria’, capace di imporre un nuovo paradigma di lettura nella storia dell’arte, un nuovo canone. Che non cancella quelli a noi consueti ma apre a interpretazioni nuove, forse intuite da alcuni storici dell’arte ma mai sino ad oggi codificate”.
Nell’immagine: Leonardo da Vinci, Le proporzioni del corpo umano secondo Vitruvio - “Uomo vitruviano”, dettaglio (1490 circa; punta metallica, penna e inchiostro, tocchi di acquerello su carta bianca, 34,4 x 24,5 cm; Venezia, Gallerie dell’Accademia)
Uomo vitruviano, secondo l'ex direttore della Pinacoteca Nazionale di Cagliari è un algoritmo segreto |