Una rosa rossa omaggerà il grande Raffaello Sanzio (Urbino, 1483 - Roma, 1520) nel cinquecentenario della morte. L’artista scompariva il venerdì santo del 1520: per suo stesso desiderio, il suo corpo fu sepolto nel Pantheon di Roma, diventato una chiesa cristiana già nel VII secolo. Le sue volontà furono accolte e da allora il pittore riposa nell’edificio, sotto alla lapide che lo ricorda con un epitaffio composto da un suo amico, il poeta Antonio Tebaldeo (Ferrara, 1463 - 1537): “ILLE HIC EST RAPHAEL TIMUIT QUO SOSPITE VINCI / RERUM MAGNA PARENS ET MORIENTE MORI” (“Qui sta quel Raffaello: mentre era in vita, la grande madre delle cose temette di esser vinta e, mentre stava morendo, temeva di morire”).
Il corpo di Raffaello è tumulato sotto l’edicola della Madonna del Sasso (così detta perché la statua della Vergine poggia il piede su di una pietra), eseguita da Lorenzo Lotti, detto il Lorenzetto (Firenze, 1490 - Roma, 1541), su commissione dello stesso artista: nel 1833 il sepolcro fu aperto per un’ispezione e le spoglie furono trasferite in un sarcofago donato da papa Gregorio XVI, poi risistemato sotto l’edicola. Nello stesso anno fu aggiunto un busto di Raffaello in bronzo, opera di Giuseppe Fabris, e l’assetto definitivo del sepolcro gli fu conferito nel 1911 da Antonio Muñoz.
La rosa rossa rimarrà sul monumento funebre di Raffaello per tutto l’anno. Ma sono molte le celebrazioni che si attendono per quest’anno, a cominciare dalla grande mostra alle Scuderie del Quirinale. In più, il MiBACT ha allestito sul proprio sito una pagina dedicata al cinquecentenario. Si preannuncia dunque un anno artistico all’insegna del grande urbinate.
Una rosa rossa sulla tomba di Raffaello per ricordarlo nel cinquecentenario della scomparsa |