Straordinarie scoperte sul Volto Santo di Lucca: è la più antica scultura lignea dell'Occidente


Il Volto Santo di Lucca non è un'opera del XII secolo come si riteneva finora, ma è un originale dell'VIII-IX secolo: la straordinaria scoperta ci permette di considerarla la più antica scultura lignea dell'Occidente.

Il Volto Santo di Lucca, il celeberrimo e storico crocifisso che da secoli si trova nella Cattedrale della città toscana, è la più antica scultura lignea dell’Occidente: la straordinaria scoperta arriva in seguito alle indagini diagnostiche eseguite con il metodo del carbonio 14, mai realizzate prima sull’opera. In particolare, la scultura è databile a un periodo compreso tra gli ultimi decenni dell’VIII e gli inizi del IX secolo. Gli esami sono stati condotti nella sede di Firenze dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare CHNet - Cultural Heritage Network, su tre campioni di legno della scultura e su un frammento di tela applicata sulla superficie lignea fin dall’origine, e il risultato è stato salutato come eclatante dalla comunità scientifica, anche perché la scoperta porta alla conferma che si tratta del Volto Santo originale, e non di una copia tratta da una scultura perduta.

Un antico testo, creduto leggendario, riferiva infatti dell’arrivo dell’opera a Lucca nell’anno 782: tuttavia, gli studi storico-artistici ritenevano concordemente il Volto Santo una replica del XII secolo di un originale perduto. Di particolare importanza per la datazione di quest’opera è il risultato ottenuto dall’esame della tela di incamottatura, posta tra il legno e la pittura, dato che il taglio di una fibra vegetale destinata alla tessitura di norma non precedeva di molto la sua lavorazione, mentre il legno dopo il taglio dell’albero poteva essere sottoposto a un periodo di stagionatura.

“I campioni”, spiega Mariaelena Fedi, ricercatrice dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare, “sono stati presi in punti diversi dell’opera in maniera tale da poter verificare se alcuni punti del crocifisso fossero state aggiunte in un periodo successivo alla prima realizzazione. Come prima cosa i campioni sono stati trattati e ripuliti in maniera tale da poter eliminare ogni possibile contaminazione: infatti potevano essere presenti sia delle resine, utilizzate magari negli anni come protettivo o come consolidante soprattutto del legno, ma potevano essere presenti soprattutto anche sostanze naturali come carbonato di calcio o resti di tracce organiche che potevano andare a contaminare il reperto. Dal materiale che abbiamo ripulito è stato poi estratto il carbonio e questo carbonio è stato poi convertito in piccolissime pasticche di grafite. La misura della concentrazione di radiocarbonio è stata possibile proprio andando a contare quanti atomi di carbonio 14 erano rimasti in queste piccolissime pasticche di grafite. Per questo abbiamo utilizzato la tecnica accelerator mass spectrometry, spettrometria di massa con acceleratori, una tecnica che si basa sull’utilizzo di piccoli acceleratori elettrostatici di particelle. I dati sperimentali ci dicono che i dati che abbiamo datato risalgono ad un periodo compreso tra gli ultimi decenni dell’VIII secolo e il IX secolo”.

Volto Santo di Lucca (VIII-IX sec. d.C; Lucca, Cattedrale di San Martino). Ph. Credit Lucio Ghilardi
Volto Santo di Lucca (VIII-IX sec. d.C; Lucca, Cattedrale di San Martino). Ph. Credit Lucio Ghilardi


Volto Santo di Lucca (VIII-IX sec. d.C; Lucca, Cattedrale di San Martino). Ph. Credit Lucio Ghilardi
Volto Santo di Lucca (VIII-IX sec. d.C; Lucca, Cattedrale di San Martino). Ph. Credit Lucio Ghilardi


La facciata della Cattedrale di Lucca. Courtesy Tecnoservice, ph. Luca Lupi
La facciata della Cattedrale di Lucca. Courtesy Tecnoservice, ph. Luca Lupi

Le indagini hanno dovuto attendere a lungo per una ragione molto semplice: il Volto Santo è ritenuto soprattutto un importante oggetto di culto, e per questo, fino a tempi recenti, non è stato possibile condurre analisi sul grandioso crocifisso ligneo (è alto 247 centimetri), simbolo della città di Lucca, e tra le icone più venerate della cristianità. Basti pensare che, nel Medioevo, il culto del Volto Santo si estese a tutta l’Europa creando un flusso ininterrotto di pellegrinaggi, lungo la via Francigena, e una serie di repliche tuttora visibili in diverse aree del continente. Il Volto Santo era tanto famoso che in Inghilterra, nel 1087, il re Guglielmo II prestava solenne giuramento in nome del Volto Santo. Anche Dante lo citerà più tardi nella Divina Commedia, nel canto XXI dell’Inferno, dove un magistrato lucchese dannato nella bolgia dei barattieri (gli amministratori pubblici che ricavano dal loro ruolo vantaggi personali non legittimi) viene apostrofato da alcuni diavoli con la frase “qui non ha loco il Santo Volto”, da intendere forse nel senso che, nell’Inferno, non ci si può appellare al sacro crocifisso per ottenere clemenza.

In antico, il Volto Santo era considerato miracoloso, nonché opera acheropita (ovvero non realizzata da mano umana), e si pensava che fosse la vera immagine di Cristo. Nel 1484, il grande scultore lucchese Matteo Civitali (Lucca, 1436 - 1502) edificò un tempietto, all’interno della Cattedrale di San Martino, per conservare l’opera: nel crocifisso, il Cristo appare vestito con una lunga tunica, e incoronato. L’iconografia del Volto Santo sarebbe stata poi replicata in numerosissime altre opere: dipinti, affreschi, sculture che si trovano non solo in Toscana e in Liguria (dove ovviamente, per ragioni di vicinanza geografica, l’immagine del Volto Santo è molto diffusa), ma in gran parte d’Italia.

È merito della Soprintendenza di Lucca e Massa-Carrara l’aver attuato, nel 2013, una prima iniziativa nella direzione di approfondire gli studi scientifici, in concomitanza con il restauro del tempietto marmoreo di Matteo Civitali del 1484: all’epoca furono eseguite delle indagini non invasive sulla scultura (radiografie e analisi multispettrali) che hanno accertato la presenza di policromia sotto la coloritura bruna che ricopre la scultura (applicata in epoca imprecisata, ma comunque già presente nel Seicento) e che oggi appare lacunosa e precaria in più zone. Attualmente, oltre agli esami al carbonio 14, l’Opera del Duomo di Lucca ha dato incarico all’Istituto di Fisica Applicata del CNR di Firenze di effettuare indagini sugli strati di colore presenti sulla superficie della scultura, di cui si aspettano i risultati. È inoltre in corso una campagna di rilevamenti del microclima interno alla cappella del Volto Santo, che per un anno testerà i valori relativi a umidità e temperatura, fondamentali per la conservazione di un’opera lignea.

Le indagini sono state eseguite in occasione delle Celebrazioni per i 950 anni dalla rifondazione della Cattedrale di Lucca, che dopo l’interruzione dovuta alla pandemia da Covid-19 proseguiranno in autunno: tra le tante iniziative in programma (convegni, mostre, videoproiezioni) proseguiranno i lavori per il riallestimento della Cappella di Sant’Apollinare, dove è conservato il sepolcro di Ilaria del Carretto, capolavoro di Iacopo della Quercia (il progetto mira a ripristinare le caratteristiche architettoniche dell’ambiente, che risale al 1401, valorizzando il monumento marmoreo grazie anche a una nuova illuminazione).

Il Volto Santo di Lucca dentro al tempietto di Matteo Civitali. Courtesy Tecnoservice, ph. Luca Lupi
Il Volto Santo di Lucca dentro al tempietto di Matteo Civitali. Courtesy Tecnoservice, ph. Luca Lupi


Il Volto Santo di Lucca dentro al tempietto di Matteo Civitali. Courtesy Tecnoservice, ph. Luca Lupi
Il Volto Santo di Lucca dentro al tempietto di Matteo Civitali. Courtesy Tecnoservice, ph. Luca Lupi


Interno della Cattedrale di Lucca. Courtesy Tecnoservice, ph. Luca Lupi
Interno della Cattedrale di Lucca. Courtesy Tecnoservice, ph. Luca Lupi

“Per secoli”, spiega Annamaria Giusti, consulente scientifica per le Celebrazioni, già direttrice all’Opificio delle Pietre Dure, “molto è stato scritto sul Volto Santo, ma sempre in termini di fede e religiosità. Solo nel XX secolo ha preso avvio un nutrito dibattito critico sulla sua datazione e caratteri di stile. L’opinione prevalente era che si trattasse di un’opera da datare nella seconda metà del XII secolo. Non potendo poi sorvolare sul fatto che la sua esistenza è documentata in epoca più antica (il primo documento che lo cita risale al 1050) si ipotizzava che si trattasse della seconda versione di un più antico Volto Santo, andato per qualche ragione distrutto. Finalmente la sua accertata antichità chiude l’annoso e controverso problema sull’epoca di esecuzione di quest’opera, che ora possiamo considerare la più antica scultura lignea dell’Occidente arrivata fino a noi”.

“Per la comunità cristiana di Lucca, grazie ai pellegrinaggi lungo la Via Francigena, e per l’intera cristianità occidentale”, dichiara Paolo Giulietti, arcivescovo di Lucca, “il Volto Santo non è solo uno dei tanti crocifissi di cui è costellata la nostra Italia e la nostra Europa; è una reliquia, cioè un ‘ricordo vivente’ del Cristo crocifisso e risorto. È un memoriale che affonda le sue origini nell’antichità, come l’annuncio di oggi ci conferma, e che ha lasciato tracce indelebili nella cultura, nella spiritualità di Lucca e dell’intero continente. Questa immagine così antica è capace di dire ancora oggi il messaggio della Salvezza che viene da Gesù di Nazareth, crocifisso per amore e risorto nella potenza di Dio”.

“La presenza del Volto Santo nella cattedrale”, afferma Mauro Lucchesi, rettore della Cattedrale di Lucca, “ha da sempre avuto importanza come riferimento anche per la vita civile della Repubblica prima e della città poi, al punto da essere riconosciuto e incoronato come Rex Lucentium e la cui immagine era riprodotta sui palazzi, sulle porte della città, negli atti ufficiali del governo e perfino nelle monete. Anche oggi la festa che si celebra in suo onore, ogni anno, il 13 e 14 settembre, continua a essere l’evento più atteso e coinvolgente per la città e il territorio”.

Straordinarie scoperte sul Volto Santo di Lucca: è la più antica scultura lignea dell'Occidente
Straordinarie scoperte sul Volto Santo di Lucca: è la più antica scultura lignea dell'Occidente


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