Ha dell’incredibile la storia del frammento della pala d’altare di Federico Barocci asportato nel 1982 e rintracciato pochi giorni fa dal gallerista marchigiano Giancarlo Ciaroni. Si tratta di un lacerto con una testa di bimbo che, il 16 marzo 1982, ignoti malintenzionati avevano ritagliato dal Martirio di san Sebastiano, la grande tela di Federico Barocci collocata nella cappella di San Sebastiano del Duomo di Urbino. L’opera fu realizzata nel 1558 su commissione dello scienziato Benedetto Bonaventura, che l’aveva richiesta nel 1557 a un Federico Barocci allora poco più che ventenne: si tratta dunque di una delle prime opere note dell’artista urbinate.
Il bambino asportato nel 1982 dovrebbe essere il figlio del committente, Antonio Bonaventura. Dall’anno del furto se n’erano perse le tracce. È stato grazie all’intuito di Ciaroni se il frammento è stato ritrovato: il gallerista, scorrendo i lotti dell’asta che avrà luogo il prossimo 31 maggio a Genova presso la casa Wannenes, è riuscito a scorgere il lacerto che era stato attribuito a ignoto pittore del XVII secolo e sarebbe andato in asta con una stima compresa tra i 500 e gli 800 euro (dopo l’identificazione, gli è stato invece riconosciuto un valore di circa 300.000 euro). Il gallerista ha dunque avvisato i carabinieri dei Nuclei Tutela Patrimonio Culturale di Ancona (competenti per la sede da cui l’opera proviene) che hanno allertato i colleghi di Genova (dove avrebbe avuto luogo l’asta): il frammento è stato dunque sequestrato.
Neppure gli esperti della casa d’aste erano dunque riusciti a comprendere quale fosse la mano che aveva dipinto il bambino. Tuttavia, ha dichiarato Ciaroni al Sole 24 Ore, “ad osservare attentamente il ritratto si fa fatica a ritrovare la classica cifra stilistica di Barocci, perché il pittore nel Martirio di San Sebastiano si avvicina molto alla pittura veneta. Il frammento infatti al primo sguardo fa pensare quasi a Tintoretto”. Difficile comunque sapere quali vicissitudini abbia passato il bambino baroccesco prima di finire in asta a Genova: l’opera proveniva da un procedimento fallimentare di un’azienda bresciana, come ha spiegato sempre al Sole 24 Ore il capo del dipartimento dipinti antichi di Wannenes, Antonio Gesino, ma prima di arrivare lì ha sicuramente girato altri proprietari, ed è praticamente sicuro che l’ultimo proprietario, dato lo scarso valore con cui l’opera stava per essere battuta in asta, non ne conoscesse la provenienza.
La conferma che si tratta proprio del “tassello mancante” della pala di Barocci è giunta dallo storico dell’arte Massimo Pulini, studioso di Seicento marchigiano. Si attende adesso che l’opera faccia ritorno a Urbino per essere integrata col resto della pala. Nel frattempo possiamo goderci questa bella storia di conoscenza, senso civico, amore per la materia, intuito e rapidità d’azione.
Immagine: il frammento del Martirio di san Sebastiano di Federico Barocci (1558; olio su tela, 40 x 42 cm).
Fonti: ADN Kronos - Corriere Romagna - Il Sole 24 Ore
L'incredibile storia del frammento di Federico Barocci ritrovato |