In poco più di venticinque anni, dal 1993 all’inizio del 2019, migliaia di migranti sono morti nel tentativo di attraversare il Mediterraneo per raggiungere l’Europa: 36.570 di loro sono stati identificati con nome e cognome, e per omaggiarli, dal 10 dicembre, l’artista Fabio Saccomani realizzerà una grande opera di street art a Roma, quartiere Pigneto. Intitolata (S)ink, l’opera sarà realizzata in via del Pigneto: i nomi delle 36.570 vittime identificate saranno scritte sulla strada dell’isola pedonale, con l’uso di una vernice idrorepellente che reagirà solo se bagnata. Col risultato che l’opera sarà invisibile per la maggior parte del tempo, mentre emergerà nei giorni di pioggia: così, i passanti si troveranno a calpestare i nomi dei migranti morti.
“Questo palesarsi, veicolato dall’acqua che richiama il mare, dove la maggior parte di queste persone è annegata”, si legge nella presentazione del progetto, “consente di far parlare i nomi, di inserirli in una dialettica visibile/invisibile che travolge lo spettatore, stravolge il senso del luogo ed il senso di sicurezza che conferisce l’ordinario e il familiare”. Nei media e nel discorso pubblico, si legge ancora nel testo, “si parla di queste morti come di un disastro naturale, come di qualcosa di inevitabile. È un linguaggio che produce un effetto alienante, capace di occultare colpevolmente il fatto che guerra, miseria e catastrofi ambientali siano il risultato di precisi accordi e alleanze politiche, le quali, in modo indiretto, chiamano in causa un’intenzionalità. Un’intenzionalità che emerge tra le righe delle leggi europee in tema di migrazioni e sicurezza, che ammiccano alla pancia scontenta di un elettorato pronto a designare capri espiatori contro cui accanirsi”.
Elemento fondante dell’opera sarà l’acqua, che richiama la morte per annegamento dei migranti ma che diventa anche veicolo di memoria: il percorso dell’acqua sancisce la fine drammatica del viaggio e svela allo spettatore i nomi di quanti hanno perso la vita nel tentativo di arrivare in Europa. E così come i migranti non hanno lasciato traccia di sé, lo stesso farà l’opera: solo una targa ne indicherà la presenza sotto i raggi del sole, quando la via torna a essere scenario neutrale.
La performance rientra nella Biennale MArte Live sezione MArte Visiva progetti speciali, curata da Oriana Rizzuto e Giuseppe Casa, festival con mostre, street art, fotografia e opere urbane che si tiene a Roma, in diversi spazi, dal 3 al 14 dicembre 2019 (sul sito martelive.it tutte le informazioni e il programma completo). Il progetto verrà concluso il 20 giugno 2020, in occasione della giornata mondiale del rifugiato.
Roma, in questa strada nascerà una grande opera di street art con i nomi di 36.570 migranti morti nel Mediterraneo |