Dovremo prepararci a cambiare il nome con cui è noto uno dei più famosi monumenti della Grecia? La risposta è affermativa per un archeologo olandese dell’Università di Utrecht, Janric van Rookhuijzen, secondo il quale è dai tempi dei romani che ci confondiamo sul nome del Partenone: il termine, infatti, indicherebbe un altro edificio, e non quello sulla sommità dell’Acropoli di Atene. Secondo lo studio di van Rookhuijzen, il vero Partenone era un tempio che conteneva offerte alla dea Atena, e sarebbe in realtà quello oggi noto come Eretteo, a un centinaio di metri dal Partenone: quest’ultimo, secondo van Rookhuijzen, dovrebbe dunque essere indicato con il suo nome originario, Hekatónpedon (ovvero “tempio dei cento piedi”, per la sua lunghezza). L’archeologo olandese spiega che il nome Hekatónpedon è menzionato in alcuni antichi inventari nei quali viene citata l’aula dove si trovava la statua della dea Atena, un’aula lunga esattamente cento piedi.
Janric van Rookhuijzen ha basato la sua ricerca sullo studio di materiale archeologico e testi antichi e, pur avendo trovato poca accoglienza tra i colleghi greci, che all’inizio hanno manifestato scetticismo nei confronti delle sue conclusioni, sta ora cominciando a far breccia: “i miei amici e i miei colleghi greci”, ha detto al quotidiano inglese Telegraph, “ovviamente all’inizio erano sospettosi. Chi è questo tizio olandese che dice che il nome andrebbe cambiato? Ma ora affermano che c’è qualche merito nella teoria che ho proposto”. Il termine “Partenone”, spiega ancora van Rookhuijzen, letteralmente significa “casa delle vergini” (la dea Atena era vergine, secondo la mitologia greca), e le vergini in questione potrebbero essere le cariatidi della celeberrima loggia dell’Eretteo, sul cui significato gli studiosi si sono da sempre interrogati. Come detto, stando a van Rookhuijzen, probabilmente l’Eretteo, in quanto vero Partenone, conteneva oggetti preziosi donati alla dea: ci sono prove nei testi antichi che attestano la presenza di oggetti di grande valore al suo interno. Tuttavia, secondo lo studioso, a questi testi non è mai stata prestata la dovuta attenzione perché si pensava che si riferissero all’aula del Partenone.
La teoria di van Rookhuijzen è stata pubblicata sull’American Journal of Archaeology e sarà probabilmente molto discussa dalla comunità scientifica. Josine Blok, docente di culture antiche all’Università di Utrecht, ha fatto sapere sempre al Telegraph che “l’ipotesi di van Rookhuijzen causerà un piccolo terremoto nella comunità”, e potrebbe cambiare “la nostra idea del culto della dea Atena e la stessa immagine dell’intera Acropoli”. Un’altra studiosa, Ineke Sluiter, docente di Lingua e letteratura greca all’Università di Leida, sostiene che “questo studio dimostra la costante importanza di non fidarsi mai ciecamente del fatto che ciò che una comunità comunemente dà per assodato sia effettivamente vero”.
Nella foto: l’Eretteo di Atene. Ph. Credit
Il vero Partenone di Atene? Secondo un archeologo olandese, in realtà sarebbe l'Eretteo |