Una poltrona sulla vetta più alta delle piccole Dolomiti: è l’ultimo progetto dell’artista Andrea Bianconi.
Spedizione Cima Carega, questo il titolo scelto per la performance artistica, porterà una delle poltrone del progetto Sit down to have an idea sulla cima di una montagna da domenica 5 luglio.
L’idea è nata durante il forzato confinamento per emergenza sanitaria, dal desiderio di evadere dalle mura di casa e andare sulla vetta di una montagna per ammirare il panorama dall’alto. In questo modo l’artista intende portare l’arte in uno spazio sconfinato, aperto, e godersi il silenzio circondato dalle montagne.
L’iniziativa Spedizione Cima Carega è stata realizzata dall’artista in collaborazione con Casa Testori e Fondazione Coppola, e si tratta della terza tappa del progetto che Bianconi compie con la Fondazione Ricerca Fibrosi Cistica: verranno create bandane d’autore e il ricavato sarà interamente devoluto alla ricerca.
La poltrona protagonista della performance sarà portata a spalla da un gruppo di runner, che partendo dal Rifugio Revolto arriverà alla Cima Carega, a 2259 metri d’altitudine. La cima abbraccia tre regioni: Trentino Alto Adige, Veneto e Friuli Venezia Giulia; l’iniziativa è resa possibile grazie ai runner di Durona Team.
Una volta collocata sulla vetta, la poltrona diventerà un’installazione permanente e chiunque giunga in vetta potrà sedere sulla poltrona d’artista per ammirare lo splendido panorama. Sarà il rifugio Fraccaroli a occuparsi dell’opera di Andrea Bianconi.
Il progetto è a cura di Giuseppe Frangi che scrive: “È un paesaggio fisico che probabilmente è diventato anche paesaggio mentale: possiamo immaginare che nei sogni notturni di Bianconi bambino quella montagna sia stato teatro di chissà quali avventure. Dato che un artista poco o tanto resta sempre bambino, i sogni di Andrea oggi non sono molto diversi. E tra i sogni c’è stato forse anche quello di fare della montagna un prolungamento dei propri spazi abituali… Ora ha immaginato questo upgrade: portare in alto la poltrona come si trattasse di un rito celebrativo. Consegnarla allo spazio rarefatto della montagna perché la custodisca e lei, da lassù, possa irradiare l’aria sottostante con le sue emissioni generose e positive”.
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