Olafur Eliasson vince il Praemium Imperiale. Tutti i vincitori dell'Oscar dell'arte


Sono stati rivelati i nomi dei vincitori della 34^ edizione del Praemium Imperiale, l’Oscar dell’arte. Per la scultura vince Olafur Eliasson, per la pittura Vija Celmins, per l’architettura Diébédo Francis Kéré, per la musica Wynton Marsalis e per il cinema-teatro Robert Wilson.

Sono stati annunciati i cinque vincitori della trentaquattresima edizione del Praemium Imperiale, il premio creato nel 1988 dalla Japan Art Association, la più antica fondazione culturale giapponese, e che essendo il più prestigioso premio al mondo per le arti può essere riconosciuto come una sorta di Oscar dell’arte.

L’edizione 2023 ha visto trionfare l’artista americana-lettone Vija Celmins (Riga, 1938) per la categoria pittura; il danese-islandese Olafur Eliasson (Copenaghen, 1967) per la scultura; il trombettista e compositore jazz americano Wynton Marsalis (New Orleans, 1961) per la categoria musica; l’architetto burkinabé-tedesco Diébédo Francis Kéré (Gando, 1958) per la categoria architettura; il regista e drammaturgo americano Robert Wilson (Waco, 1941) per la categoria teatro e cinema. La borsa per i giovani artisti quest’anno è assegnata a due istituti americani: Rural Studio e Harlem School of Art.

A ognuno dei vincitori va un premio di 15 milioni di yen (circa 95mila euro), mentre la borsa per giovani artisti consente in una dotazione di 2,5 milioni di yen (circa 16mila euro) da investire nelle attività dei vincitori. La cerimonia di premiazione si terrà a Tokyo il 18 ottobre 2023: sarà il principe Hitachi, patrono onorario della Japan Art Association, a consegnare medaglia e premio ai vincitori. I vincitori vengono scelti da una giuria composta da diversi esperti che fanno capo ai comitati nazionali del premio, presieduti da Lamberto Dini (Italia), Christopher Pattern (Regno Unito), Klaus-Dieter Lehmann (Germani), Jean-Pierre Raffarin (Francia) e Hillary Clinton (USA).

I vincitori del Praemium Imperiale 2023: Vija Celmins, Olafur Eliasson, Diébédo Francis Kéré, Wynton Marsalis, Robert Wilson
I vincitori del Praemium Imperiale 2023: Vija Celmins, Olafur Eliasson, Diébédo Francis Kéré, Wynton Marsalis, Robert Wilson

I vincitori

Quando Vija Celmins parla del suo lavoro, dice: “Penso di dipingere cose che non posso dire”. Nata a Riga, in Lettonia, poco prima dello scoppio della Seconda Guerra Mondiale, fuggì assieme alla sua famiglia poco prima che il suo paese fosse invaso dell’esercito sovietico. Successivamente emigrarono negli Stati Uniti nel 1948. I meticolosi dipinti e disegni del mondo naturale di Vija Celminsì catturano lo spettatore e lo trascinano in una distesa inconoscibile che racchiude un’innegabile bellezza. Affascinata dalla capacità di un dipinto di avere profondità di immagini pur rimanendo piatto; la dualità dell’esperienza che poteva essere creata attraverso l’opera ha stimolato la visione artistica di Celmins. Nelle opere, spesso ispirate a fotografie precedentemente scattate o ritrovate, Celmins lavora sulla costruzione della profondità e sul riempimento della tela. “Trovo che i miei lavori tendano ad andare lentamente perché costruisco l’immagine finché non è piena e densa quanto riesco a renderla. Si potrebbe dire che la pittura e l’immagine sono in un rapporto in costante cambiamento, e questo mi ha ispirato”.

Olafur Eliasson è un artista che con le sue opere ha rotto le convenzioni. Colore, luce, acqua, ghiaccio: questi sono solo alcuni degli elementi naturali che l’artista danese-islandese impiega abilmente nelle sue opere. Gran parte dell’ispirazione dell’artista proviene dall’esperienza della natura da ragazzo in Danimarca e Islanda. La formazione dell’artista lo ha ulteriormente motivato a sfidare le questioni ambientali globali attraverso la sua arte. Le sue opere sono progettate per alterare la percezione e aumentare la consapevolezza creando un senso di meraviglia.

L’architetto Diébédo Francis Kéré viene da Gando, Burkina Faso. Ha lasciato la sua casa per frequentare la scuola per la prima volta quando aveva 7 anni. Studiare in edifici bui e non ventilati è stato ciò che lo ha motivato a costruire spazi migliori. Dopo aver studiato anche in Germania, Kéré ha trasformato il settore in Burkina Faso, in tutta l’Africa e oltre. La sua tecnica distintiva è quella di combinare materiali e competenze locali con un design innovativo e soluzioni ingegneristiche intelligenti. Nel frattempo, continua a concentrarsi sul lavoro con le comunità locali.

Nel campo della musica, Wynton Marsalis è un trombettista di fama mondiale. È anche compositore e uno dei principali sostenitori della cultura americana. Cresciuto in una famiglia di musicisti a New Orleans, in Louisiana, ha iniziato a suonare jazz e musica classica per tromba fin dalla tenera età. Nel 1980, subito dopo essersi trasferito a New York per frequentare la Juilliard School, andò in tournée con il leggendario Art Blakey e i Jazz Messengers. Nel corso dei quattro decenni successivi, ha riacceso un diffuso interesse internazionale per il jazz attraverso spettacoli, iniziative educative, libri, programmi di studio e sostegno pubblico.

Infine, Robert Wilson ha creato nel corso dei decenni alcune delle opere più importanti e memorabili del teatro contemporaneo. È noto per aver realizzato scenografie straordinarie, luci accattivanti e coreografie radicali. Attraverso questi ha creato un’artificialità del palcoscenico in cui il tempo e lo spazio vengono ridisegnati e anche l’esperienza del pubblico viene reimmaginata. Dopo essersi trasferito a New York negli anni Sessanta, Wilson fondò il collettivo di performance sperimentale “Byrd Hoffman School of Byrds”.

Quanto invece ai vincitori della borsa per giovani artisti, il primo destinatario, Rural Studio, fondato nel 1993, è un programma di progettazione-costruzione di architettura. È gestito dalla Scuola di Architettura, Pianificazione e Architettura del Paesaggio dell’Università di Auburn in Alabama. L’ambizione guida di Rural Studio è quella di aiutare gli studenti a comprendere la responsabilità sociale in architettura attraverso il coinvolgimento diretto nei lavori di costruzione e nella progettazione. Nel 2004 lo Studio ha avviato il Progetto 20K: attraverso di esso, i giovani partecipanti esplorano prototipi abitativi che mirano a essere convenienti, efficienti dal punto di vista energetico e resilienti, pur mantenendo un design di alta qualità.

Il secondo destinatario è la Harlem School of the Arts (HSA). Fondata nel 1964 ad Harlem, New York, dal soprano afroamericano Dorothy Maynor, la scuola offre ai giovani uno spazio sicuro per esplorare la propria creatività. HSA insegna ogni anno a circa 1.600 studenti dai 2 ai 18 anni e offre formazione interdisciplinare in musica, danza, teatro e arti visive. Di questi, l’80% sono afroamericani e latini e il 75% riceve assistenza finanziaria. L’insegnamento è condotto da artisti professionisti, garantendo che gli studenti imparino da coloro che hanno esperienza diretta nel settore.


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