Nell’ambito della campagna di restauro di Palazzo Farnese, che si protrarrà fino al 2025, l’Ambasciata di Francia in Italia promuove da luglio 2021 un ampio programma di valorizzazione artistica. Lo street artist e pittore JonOne (John Andrew Perello, New York, 1963) ha così realizzato un’opera, dal titolo Cippo 2.0, ispirata dal cippo del 55 a.C che si trova nel sottosuolo, rivisitando la storia del palazzo. Durante questi quattro anni di restauro delle facciate e dei tetti di Palazzo Farnese, l’Ambasciatore di Francia in Italia Christian Masset invita gli artisti a intervenire sulle palizzate, trasformandole in spazio creativo.
JonOne ha quindi realizzato sulla palizzata del cortile del Palazzo la sua opera, in cui storia e contemporaneo si incontrano: “L’idea di far incontrare antico e moderno attraverso il cippo come fonte d’ispirazione”, ha dichiarato l’artista, “rappresenta perfettamente il mio lavoro. La calligrafia, le scritte urbane, i graffiti sono al centro del mio percorso artistico. La calligrafia riportata dal cippo riveste un significato particolare rispetto a quello che faccio oggi, poiché la scrittura è anch’essa una forma d’arte. L’iscrizione realizzata durante il lavoro sulla palizzata di Palazzo Farnese è stata una forma di danza, la musica mi trasporta, la ascolto lavorando. Dà un’espressività ai gesti, ai movimenti, che sono essenziali per me, perché sono per me un modo di svagarmi. Così come la gente ha bisogno, più che mai, di sognare in questo periodo difficile. In Italia, a Roma, sogno e realtà si confondo. Entrare a Palazzo Farnese è come immergersi tra tesori che mettono a contatto passato e presente. Quando entro qui, è come se viaggiassi nel tempo. Capire meglio la storia dà un senso alla nostra vita di tutti i giorni. In Italia, tutti i luoghi sono molto speciali, ed è proprio l’incredibile energia che emana da questo paese che assume qui tutta la sua dimensione”.
JonOne si è ispirato a un reperto archeologico scoperto nei sotterranei del palazzo, ovvero un cippo del 55 a.C. sul quale si legge un’iscrizione in latino. Risalendo all’antichità romana, l’artista cita il testo per farlo risorgere, ponendo l’attenzione su un aspetto poco conosciuto del palazzo rinascimentale. Scoperta grazie a scavi compiuti all’inizio del Novecento e studiata in particolare dai membri dell’École française de Rome, questa pietra conta circa venti stele o cippi ritrovati lungo le sponde del Tevere. Il cippo è ancora collocato nella sua posizione originale. L’iscrizione latina decifrabile si riferisce all’intervento di due magistrati tra i più importanti di Roma, i censori, incaricati del censimento della popolazione; a loro si affidava anche l’amministrazione degli spazi pubblici e del patrimonio fondiario della città di Roma. “Publio Servilio Isaurico, figlio di Caio, Marco Valerio Messalla, figlio di Marco, nipote di Manio, censori, hanno delimitato (quest’area) su decisione del Senato”, questo quanto si legge.
Publio Servilio Isaurico e Marco Valerio Messalla erano censori, attivi tra gli anni 55-54 a.C. Si pensa che il loro intervento fosse legato alla delimitazione di uno spazio riservato lungo le sponde del Tevere per garantirne la vocazione pubblica. A volte, si è pensato che l’obiettivo di questo intervento fosse di impedire le costruzioni, al fine di contenere i rischi di alluvione in caso di piena del fiume. L’attività dei censori mirava probabilmente a regolarizzare una situazione in cui le costruzioni private intralciavano lo sfruttamento delle sponde per la navigazione, la pesca o la manutenzione. Dopo oltre 2mila anni, JonOne si appropria di questa iscrizione antica, si ispira alla sua estetica e la inserisce in una composizione la cui gamma cromatica è stata scelta per dialogare con l’architettura del palazzo, in un gioco di echi e di contrasti sottili, che si costruisce attraverso la sovrapposizione di strati colorati, facendo apparire questo testo, ellittico e allo stesso tempo enigmatico.
L’opera di JonOne richiama inoltre la presenza di circa un centinaio di graffiti e scritte riscoperti in occasione del restauro della Galleria dei Carracci, nel 2014. Gli ornamenti ad affresco, realizzati tra il 1597 e il 1608 dai fratelli Annibale e Agostino Carracci, hanno ispirato numerosi allievi e artisti delle accademie, in particolare durante il Settecento, lasciando come testimonianza disegni, autografi, dettagli di anatomia, ritratti e altri graffiti realizzati con la matita di piombo o la sanguigna, vicino all’apertura delle finestre. Questi antichi “writers” avevano dunque già segnato i muri di un palazzo che si è affermato come il luogo di un’ispirazione eternamente rinnovata.
L’opera creata da JonOne per il cortile di Palazzo Farnese sarà accessibile al pubblico in occasione della ripresa delle visite guidate del palazzo: sarà di nuovo possibile visitare Palazzo Farnese a partire dal 20 novembre 2021, previa prenotazione online su www.visite-palazzofarnese.it. L’opera verrà prolungata, a marzo 2022, da un’altra creazione, sulla palizzata di via dei Farnesi, in dialogo con gli studenti dell’Accademia delle Belle Arti di Roma e giovani artisti italiani.
Per Cippo 2.0 JonOne è accompagnato da Lefranc Bourgeois, che fabbrica da trecento anni colori e materiali per artisti. La pittura Flashe è stata una scelta dell’artista per quest’opera monumentale.
Photo Credit Christian Mantuano
JonOne rivisita la storia di Palazzo Farnese con un'opera monumentale ispirata da un antico cippo |