La trasmissione televisiva Le Iene, con un servizio del giornalista Antonino Monteleone andato in onda nella puntata di giovedì 3 ottobre, ha riaperto il caso del cosiddetto “terzo bronzo di Riace”. La vicenda riguarda i bronzi di Riace, i due celeberrimi bronzi greci, databili al V secolo avanti Cristo, e ritrovati nel 1972 al largo della costa di Riace, in Calabria, nelle profondità del Mar Ionio (oggi com’è noto sono conservati al Museo Archeologico Nazionale di Reggio Calabria). Il servizio delle Iene (che si può trovare sul sito di Mediaset a questo indirizzo) si concentra in particolare su due aspetti: la paternità della scoperta e l’eventualità che alcuni reperti siano stati rubati. Si tratta di vicende non nuove, ma che finora non erano state raccontate attraverso una televisione nazionale.
Sul primo punto, la versione ufficiale del ritrovamento dei bronzi di Riace attribuisce la scoperta al sub romano Stefano Mariottini, che il 16 agosto del 1972 vide le statue sul fondale e il giorno successivo presentò una denuncia alla Soprintendenza di Reggio Calabria (allora il soprintendente era Giuseppe Foti). Monteleone ha però ricostruito un’altra possibile versione: autori della scoperta potrebbero essere stati quattro ragazzi, che allora avevano tra i 12 e i 16 anni (Giuseppe Sgrò, Domenico Campagna e i due fratelli Cosimo e Antonio Alì) e che avrebbero rinvenuto le statue prima di Mariottini, il quale, a loro detta (sono state trasmesse interviste ai quattro), si sarebbe attribuito il merito, affermando che i ragazzi sarebbero giunti sul luogo della scoperta soltanto dopo di lui (Sgrò e gli amici affermano invece l’esatto contrario). Per la sua scoperta, Mariottini ha anche ricevuto dallo Stato un premio di 125 milioni di lire, un punto su cui Sgrò, intervistato da Monteleone, è stato molto duro: “è andata a finire che Mariottini si è fregato i soldi”. I quattro hanno anche tentato di far valere le loro ragioni in sede giudiziaria ma, come ha ricordato Monteleone durante la trasmissione, il giudice ha dato ragione a Mariottini.
Il secondo punto riguarda invece la possibilità che alcuni dei reperti trovati assieme alle due statue oggi a Reggio Calabria siano stati rubati. Monteleone ha intervistato Giuseppe Braghò, autore di un libro sulla vicenda, che ha ricordato come nella denuncia presentata da Mariottini venisse descritta anche la presenza di uno scudo, di un elmo, e di una statua con le braccia aperte, e che si parlasse non di due statue ma di “un gruppo di statue”: secondo Braghò è segno che non tutte le opere ritrovate oggi fanno parte delle raccolte pubbliche, e sempre secondo Braghò esiste la possibilità che diversi reperti (tra cui forse una statua completa) siano stati rubati. Monteleone si è poi recato da Mariottini per intervistarlo su questi argomenti, ma il subacqueo romano non ha voluto rispondere alle domande del giornalista (e ne è scaturita anche un’aggressione a Monteleone da parte di alcune persone che si trovavano con Mariottini). Il servizio si conclude con un appello di Monteleone affinché la vicenda non passi in secondo piano e si possa ricostruire la verità di quanto accadde nel 1972.
Nella foto: i bronzi di Riace
Le Iene riaprono il caso del “terzo bronzo di Riace”: dalle acque dello Ionio furono rubati dei reperti? |