È finito il restauro del Crocifisso ligneo di San Casciano, opera di Simone Martini (Siena, 1284 - Avignone, 1344) conservata nella chiesa della Misericordia di San Casciano in val di Pesa (Firenze), che lo studioso Pierluigi Leone De Castris, nel suo catalogo completo dei dipinto dell’artista senese, dichiarava come “ingiustamente una delle opere meno note del pittore”. L’opera è una delle croci dipinte più interessanti del Trecento, e la critica ha sempre dibattuto soprattutto su due argomenti: la datazione (e, di conseguenza, l’occasione per la quale l’artista avrebbe dipinto l’opera) e l’omogeneità della qualità. In particolare, molti critici hanno ravvisato uno scarto qualitativo tra la figura del crocifisso e quella dei dolenti, ritenendo si tratti di porzioni realizzate da mani diverse. Ancora, sulla provenienza dell’opera è stato proposto (non senza dubbi e discussioni) di identificare la croce come quella che Simone avrebbe dipinto per il Palazzo Pubblico di Siena tra il 1321 e il 1322. Per alcuni si tratta di una delle ultime opere che il pittore realizzò prima di trasferirsi ad Avignone. Il primo ad attribuire l’opera a Simone Martini fu, nel 1912, Giacomo De Nicola.
Il restauro è stato eseguito dall’Opificio delle Pietre Dure di Firenze e curato dalla restauratrice Alessandra Ramat dell’Opificio, che nel corso della “restituzione” della croce alla chiesa della Misericordia ha illustrato tutte le fasi dell’intervento, necessario per consolidare la struttura della croce ed evitare il deterioramento della pittura: dapprima è stato eseguito l’intervento di pulitura della pellicola pittorica, condotto con bisturi controllato attraverso microscopio (la pellicola della croce di Simone Martini è infatti molto delicata), utile anche per distinguere eventuali strati sovrapposti durante i restauri precedenti. Si è poi proceduto con il risanamento del supporto in legno.
Secondo Marco Ciatti, direttore dell’Opificio, la croce potrebbe essere stata eseguita intorno al 1315, o comunque non più tardi del 1320. Inoltre, sempre secondo il direttore, uno dei dati più interessanti emersi dal restauro riguarda proprio le figure dei dolenti sui bracci della croce, sulla cui paternità si è sempre discusso, con la critica propensa ad assegnarle agli allievi di Simone. Ciatti ha sottolineato che l’intervento ha permesso di mostrare una sostanziale omogeneità di esecuzione tra il crocifisso e i dolenti: dunque, adesso la croce aspetta di essere nuovamente discussa dagli storici dell’arte con i nuovi elementi acquisiti con l’importante restauro. E il pubblico può ora nuovamente ammirarla, dopo otto anni di assenza (era il 2011 quando andò in laboratorio) nella sua chiesa.
Toscana, termina il restauro della Croce di San Casciano di Simone Martini. Ecco cosa è emerso |