Uffizi, il restauro della Pala di Sant'Ambrogio di Botticelli svela tutti i dubbi e le incertezze del giovane pittore


Gli Uffizi presentano i risultati del restauro della Pala di sant’Ambrogio di Sandro Botticelli, svelando tutti i dubbi e le incertezze del giovane artista.

La Galleria degli Uffizi di Firenze ha presentato oggi i risultati del restauro sulla Pala di sant’Ambrogio, capolavoro di Sandro Botticelli (Firenze, 1445 - 1510, sua prima committenza importante nonché prima pala d’altare nota della sua produzione. Fu realizzata attorno al 1470 dall’artista allora venticinquenne: il restauro ha portato alla luce tutti i dubbi e le incertezze del giovane pittore nella realizzazione dell’opera. In particolare, l’artista continuò a rimaneggiare l’opera anche fino alle fasi più avanzate della realizzazione, con interventi in alcuni casi ancora visibili oggi a occhio nudo. Si tratta di personaggi che cambiano posizione, una intera porzione del pavimento sostituita dalla pedana su cui poggia il trono della Vergine, la protagonista dell’opera, le dita che scompaiono e persino occhi che, al contrario, appaiono in punti dove non dovrebbero essere, segnalando, evidentemente, modifiche delle posizioni e della postura dei personaggi.

Questi sono solo alcuni degli elementi che mostrano l’intenso tormento creativo del giovane Sandro Botticelli, durante la realizzazione della pala, raffigurante la Madonna con Bambino e santi. Le scoperte sulla tavola sono state effettuate in seguito all’intervento eseguito dall’Opificio delle Pietre Dure, dove la tavola si trovava dal 2018 in restauro. Un intervento importante, seguito da diversi professionisti: il soprintendente dell’Opificio Marco Ciatti, la studiosa e restauratrice Cecilia Frosinini a cui è stata affidata la direzione storico-artistica, i restauratori Luisa Gusmeroli e Patrizia Riitano (per la parte pittorica), Ciro Castelli e Andrea Santacesaria (per il supporto) e infine Roberto Bellucci che si è occupato delle indagini ottiche, della documentazione fotografica e delle elaborazioni grafiche. Il tutto in collaborazione con CNR INO, INFN, sezione di Firenze, Dipartimento di Ingegneria Meccanica, Chimica e dei Materiali, Dipartimento di Fisica, Università degli Studi di Cagliari.

Sottoposta ad un’ampia campagna diagnostica, l’opera ha rivelato un numero sorprendente di ripensamenti sostanziali, sia nella fase della pianificazione del disegno, sia nella stesura pittorica: è quest’ultimo un fatto molto insolito per il periodo. La maggior parte di questi cambiamenti sono emersi grazie al confronto fra radiografia e indagini riflettografiche: è stato così possibile visualizzare come Botticelli avesse, ad esempio, cancellato letteralmente un pavimento già strutturato tramite incisioni e dipinto nei dettagli, per sostituirne la parte centrale con una pedana per innalzare la figura della Madonna. Ma non solo: il Bambino, in braccio alla Vergine, durante il processo pittorico, cambiò drasticamente posizione, come risulta visibile grazie all’individuazione in riflettografia, della prima impostazione degli occhi, collocati in posizione diversa e ruotata rispetto a quella definitiva, e ad una gamba che muta postura. San Cosma, uno dei santi raffigurati (insieme a san Damiano è santo protettore dei Medici: probabilmente la committenza della pala era di ambito mediceo), in origine guardava verso l’alto, come è evidente anche in questo caso dallo spostamento dell’occhio, differentemente orientato in origine, che riemerge ’dalle viscere’ del quadro setacciate ancora una volta dalla riflettografia. Con un ulteriore ripensamento, Botticelli decise successivamente di dare a questo personaggio un altro tipo di atteggiamento e dunque, nella versione ultimata, san Cosma, invece di essere rivolto verso la Vergine, tiene la testa più in basso e guarda verso lo spettatore.

Ci sono infine cambiamenti talmente tardivi, da essere stati eseguiti durante la fase di completamento del dipinto, e quindi impossibili da mascherare del tutto: sono quelli che risultano oggi visibili anche ad occhio nudo. Ed è di nuovo san Cosma a non convincere il dubbioso Botticelli: la sua veste, nella versione precedente, lo collocava spostato all’indietro, verso sinistra, e l’alone del suo diverso collocamento, non del tutto cancellato, è visibile ancora oggi all’osservatore attento. Ancora più macroscopici sono poi gli interventi sulla santa Caterina d’Alessandria, raffigurata in piedi all’estrema destra della pala: in questo caso Botticelli le cancella letteralmente un pollice facendolo scomparire sotto un lembo del manto ma, come per la veste di san Cosma, la precedente ’versione’ del dito si può vedere ancora oggi. Lo stesso, sia pure in modo lievemente meno riconoscibile, avviene per la punta del mignolo della stessa mano, che il pittore fiorentino decise di ’accorciare’ a dipinto pressoché finito. Infine, l’elemento più curioso: un paio di occhi, incisi sulla tavola, individuati a metà altezza della figura della santa Caterina, nell’area centrale della sua veste. Non è dato sapere perché in quella posizione si trovi questo paio di occhi: una delle ipotesi è che Botticelli potesse avere inizialmente immaginato la santa in posizione inginocchiata, ripensandoci però quasi subito e decidendo invece di rappresentarla in piedi. Gli occhi potrebbero dunque essere un’immediata testimonianza di questa iniziale, poi abbandonata, impostazione. A dimostrarlo, c’è anche la perfetta sovrapponibilità tra le pupille incise sotto la veste con quelle dipinte sul viso di santa Caterina nella versione finale, verificata concretamente sull’opera dagli stessi specialisti dell’Opificio.

La pala, che a partire dai prossimi giorni tornerà esposta permanentemente nella sala della Primavera agli Uffizi, si trovava nella sede dell’ente di restauro da alcuni mesi. Aveva problemi al supporto ligneo e tre zone in cui il colore era sollevato e parzialmente danneggiato. L’intervento, sostenuto economicamente anche dagli Amici degli Uffizi, ha risolto i problemi di tensione del supporto e posto rimedio alle alterazioni cromatiche.

“Dopo le rivelazioni emerse con lo spettacolare restauro dell’Adorazione dei Magi di Leonardo e con le indagini sul disegno 8P dell’artista, dopo le scoperte fatte sulla Santa Caterina di Artemisia Gentileschi, e molto altro”, ha dichiarato il direttore degli Uffizi, Eike D. Schmidt, “l’Opificio delle Pietre dure ci offre un altro esempio degli altissimi livelli raggiunti dalla ricerca scientifica sulle opere d’arte. Anche quelle più famose, sulle quali sembra che ormai si sappia tutto, possono invece offrirci informazioni prima insospettate, perfino su artisti studiati da secoli come Botticelli. Questo deve insegnarci che un buon restauro deve anche essere un’occasione di ricerca e non mirare solo ad effetti spettacolari. Per questo sono grato agli Amici degli Uffizi e ai Friends of the Uffizi Galleries, che sempre ci sostengono con generosità in questo nostro impegno per la tutela e la migliore conoscenza del nostro patrimonio”.

“È probabile che questa inusuale caratteristica metodologia di Botticelli, improntata ad un ripensamento continuo nella genesi dell’opera, gli derivi dall’apprendistato alla bottega di Filippo Lippi, il quale già prima di lui manifestava questa tendenza, assolutamente inusuale per gli artisti del tempo”, spiega Cecilia Frosinini. “Ed è importante osservare inoltre, come alcuni dei nuovi dettagli emersi dalle indagini, relativi alla realizzazione della Pala di Sant’Ambrogio, potrebbero offrire elementi per un riesame complessivo della committenza dell’opera”.

“Il risultato di gran lunga più importante ottenuto da questa campagna di analisi, come sempre dovrebbe essere in occasione dei restauri”, rileva invece Marco Ciatti, “è stato l’ampliamento della conoscenza sul modus operandi di Botticelli, che dovrà adesso essere adeguatamente ricollegato ad altre opere dello stesso artista”.

“Dobbiamo il sostegno a questo importante restauro alla generosità dell’amico Joseph Raskauskas, componente dei Friends of the Uffizi Galleries americani che abbiamo fondato nel 2006”, sottolinea Maria Vittoria Rimbotti, Presidente degli Amici degli Uffizi e dei Friends of the Uffizi Galleries, le associazioni che hanno sostenuto l’intervento. “Ed è sempre un grande piacere per noi vedere la passione con cui i Friends si impegnano per tutelare i capolavori della cultura, riconoscendo così le nostre comuni radici”.

Nell’immagine: Sandro Botticelli, Pala di sant’Ambrogio dopo il restauro (1467-1470 circa; tempera su tavola, 170 x 194 cm; Firenze, Galleria degli Uffizi)

Uffizi, il restauro della Pala di Sant'Ambrogio di Botticelli svela tutti i dubbi e le incertezze del giovane pittore
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