Il Padiglione islandese della 60a Esposizione Internazionale d’Arte - La Biennale di Venezia apre al pubblico questa settimana, presentando That’s a Very Large Number - A Commerzbau di Hildigunnur Birgisdóttir. La mostra, a cura del curatore americano Dan Byers, presenta una selezione di sculture e installazioni che animano le strane relazioni che si formano tra noi e il nostro mondo di oggetti prodotti in serie. L’artista visiva, Hildigunnur Birgisdóttir, di Reykjavik, è nota per la sua pratica ricca di sfumature, che esamina criticamente i sistemi globali di produzione e distribuzione e le vite bizzarre dei prodotti che essi creano. Il suo lavoro richiama l’attenzione sugli oggetti che esistono alla periferia della nostra visione, spesso accessori usa e getta della cultura materiale.
L’artista cerca la bellezza insita in questi oggetti, che sono stati modellati attraverso innumerevoli decisioni estetiche, limitazioni materiali, condizioni di produzione, codici morali, accordi, desideri ed errori. Birgisdóttir utilizza questi sistemi e interazioni umane per creare le sue opere d’arte, sfruttando le culture e le capacità di produttori, fabbricanti e aziende commerciali come parte del suo processo artistico. L’artista crea un ambiente immersivo, ispirato alla tradizione del “Merzbau”, proposto dall’artista dadaista tedesco Kurt Schwitters, che prevedeva un walk-in, un collage astratto realizzato con materiali e oggetti di scarto. Entrando nel padiglione, i visitatori si imbattono in quello che sembra essere uno spazio espositivo “white cube” dipinto nella stessa tonalità di “bianco” sbiadito di vecchi interruttori della luce e cavi elettrici in plastica. Una grande installazione a parete, realizzata con un pannello di pavimento riciclato dalla Biennale Architettura 2023, è stata inoltre adornata con i loghi di aziende, fondazioni, società e fornitori i cui prodotti e servizi hanno reso possibile il padiglione. Un’esperienza multisensoriale che esplora il modo in cui gli oggetti si legano e comunicano con noi è offerta da due piccole sculture di plastica, ricavate dai pannelli di controllo di una stampante domestica e di un frigorifero, che lampeggiano incessantemente, entrando e uscendo dalla sincronizzazione con l’altro. Attraverso la finestra del padiglione, i visitatori possono essere distratti dalla nuova vista del canale da uno schermo LED esterno, che trasmette in diretta i contenuti pubblicitari in continuo mutamento dall’angolo di un’autostrada alla periferia di Reykjavik.
Piccoli giocattoli di plastica realizzati per le case delle bambole sono stati scansionati, ingranditi e riprodotti da un’azienda tedesca. Le sculture catturano le superfici stranamente lisce e le forme semplificate dei giocattoli, progettati per comunicare solo le informazioni necessarie a rendere chiara la loro funzione. Grandi sculture in rilievo, prodotte da un’azienda olandese con i più recenti sviluppi della fabbricazione sostenibile, abbelliscono le pareti del padiglione. Una scultura realizzata con sacchi di caffè in juta riciclati, l’altra con denim riciclato sono stati modellati nelle forme dei piccoli imballaggi economici che proteggono i prodotti che intendiamo acquistare. Il lavoro dell’artista riflette la tensione tra il piacere personale che si può trovare nel nostro mondo di oggetti materiali, ma anche le conseguenze di un mondo invaso da questi oggetti. L’Islanda espone all’Esposizione Internazionale d’Arte della Biennale di Venezia dagli anni Sessanta e presenta il suo padiglione nazionale dal 1984. Tra le presentazioni precedenti si ricordano l’atmosferica scultura audiovisiva Perceptual Motion di Sigurður Guðjónsson nel 2022, l’installazione di capelli ipernaturali al neon Chromo Sapiens di Shoplifter nel 2019 e i troll di Egill Sæbjörnsson in Out of Control a Venezia nel 2017. Il Padiglione islandese è commissionato dall’Icelandic Art Center, che promuove e sostiene l’arte contemporanea islandese a livello internazionale attraverso sovvenzioni, collaborazioni e progetti.
“Sono davvero entusiasta di presentare le mie idee ai visitatori della Biennale di Venezia. Occuparsi di una mostra d’arte internazionale è stato una goia e spero che la gente si prenda un momento per godere dei piaceri e dei dolori di questa mostra, di ciò che questo luogo nel tempo ha da offrire. Dan Byers dice: È un piacere poter finalmente condividere la bellissima, intrigante mostra di Hildigunnur Birgisdóttir. That’s a Very Large Number - A Commerzbau è piena di gesti modesti, che inizialmente affascinano e deliziano. Poi ti fanno riconsiderare tutto. Questo progetto e le sue opere vivono tra questi due poli, ponendo domande sull’estetica e sul condizionamento sociale, sull’astrazione e sul capitalismo, sulla meraviglia e sull’oscuro abisso delle catastrofi planetarie che si sovrappongono. Tutte queste idee e sentimenti complicati sono evocati con un senso dell’umorismo preciso e destabilizzante. So che i visitatori troveranno la mostra un’esperienza piacevolmente tranquilla ma sorprendente”, dichiara Hildigunnur Birgisdóttir.
“Durante una recente visita allo studio di Hildigunnur”, dice il curatore Dan Bryers, “ho scattato una foto a un testo che recitava: ’la periferia del capitalismo è il luogo in cui il sistema inizia a fallire e le sue componenti si rivelano’. Situato in un edificio non descritto, in un quartiere non rilevante di una città ai margini di una piccola isola a cavallo tra il continente europeo e quello nordamericano, il suo studio è pieno di gesti apparentemente modesti, che all’inizio affascinano ma successivamente stimolano domande filosofiche e politiche a cascata. Hildigunnur ci ripropone le superfici prodotte in serie delle nostre esperienze cognitive e fisiche, creando appropriazioni smussate del linguaggio e dei materiali industrializzati. Un umorismo cupo e strabico (con punte di meraviglia) pervade l’attenta presentazione di Hildigunnur delle cose, dei materiali, delle luci e del linguaggio che preferiremmo rimanessero alla periferia della nostra visione e del nostro pensiero”.
Nell’immagine: il Padiglione dell’Islanda. Foto: Andrea Avezzù
Il Padiglione dell'Islanda alla Biennale presenta una mostra ironica sulla nostra cultura materiale |