Tutti lo conosciamo per essere uno degli artisti più influenti e noti della sua generazione. Adesso Andres Serrano (New York, 1950), l’artista americano di origini honduregne e cubane, famoso per le sue fotografie di cadaveri e per le sue opere che utilizzano i fluidi corporei (come il celeberrimo Piss Christ del 1987, la fotografia del crocifisso immerso in un barattolo di urina), ha deciso di darsi al cinema. E lo fa con Insurrection, lungometraggio uscito il 6 gennaio, esattamente un anno dopo l’attacco a Capitol Hill sferrato dai supporter di Donald Trump al Campidoglio di Washington. Il film, il primo di Serrano, è proprio un racconto di quello che è successo quel giorno.
Nel film, della lunghezza di 75 minuti, si alterneranno immagini girate in diretta durante l’attacco a Capitol Hill, che Serrano ha messo assieme dopo una lunga ricerca sui social media (molte infatti sono le clip amatoriali) e sulle piattaforme dove vengono venduti video in stock, a immagini di rivolte precedenti (per esempio i disordini della Grande Depressione: Serrano ha riletto 150 anni di storia americana), per un risultato descritto come “caotico” e “straziante” da chi lo ha già visto, dal momento che, in accordo con la sua pratica, Serrano ha utilizzato alcuni frammenti molto crudi, incluse alcune sequenze mai mostrate in televisione della morte di Ashli Babbitt, la donna colpita al volto durante gli scontri di Capitol Hill e scomparsa proprio quel giorno.
Un ruolo importante è giocato dalla colonna sonora, composta con pezzi storici della musica americana (l’apertura è sulle note di You Ain’t Goin’ Nowhere di Bob Dylan, pezzo del 1971). “Sono cresciuto con Dylan”, ha detto Serrano. “Per me era come la Bibbia, le sue canzoni erano proverbi”. Le canzoni, oltre a fornire una cornice narrativa, sono state selezionate per illustrare la convinzione persistente (particolarmente presente il 6 gennaio) che i “patrioti americani” saranno sempre vittoriosi perché Dio e Gesù sono dalla loro parte, una convinzione paradossale che secondo Serrano rende particolar mente evidente quel “matrimonio” americano tra cristianesimo e guerra.
“Mi piace la parola ’straziante’”, ha detto Serrano al Guardian. “Quello che intendevo fare era un’esperienza coinvolgente che ti portasse a Washington il 6 gennaio in tempo reale”. Il lavoro di Serrano per il film è cominciato lo scorso aprile e, spiega sempre il Guardian, l’idea è nata in quanto l’artista è rimasto turbato dalle dinamiche razziali che si sono verificate quella giornata, quando gli scalmanati che hanno assaltato il Campidoglio, tutti bianchi, non sono stati allontanati brutalmente dalle forze dell’ordine, ma scortati quasi gentilmente all’esterno. “I neri vengono uccisi per molto beno”, ha detto Serrano, “e questi bianchi sono stati invece trattati coi guanti di velluto”.
Il debutto del film del 6 gennaio era aperto soltanto su invito, ma a breve Insurrection sarà oggetto di proiezioni gratuite nella capitale degli USA e presto il film sarà diffuso anche altrove nel paese.
Nell’immagine: i disordini di Capitol Hill. Foto di Tyler Merbler
Il grande artista Andres Serrano lancia il suo primo film, sull'attacco a Capitol Hill |