Una Toscana stilizzata da 350 metri quadri: è la nuova opera di Andreco, a Firenze


Si chiama ’Arno - Imaginary Topography’ la nuova opera di Andreco: è un paesaggio toscano stilizzato, solcato dall’Arno, di 350 mq. È sorto a Firenze.

Si chiama Arno - Imaginary Topography la nuova opera di Andreco (Andrea Conte; Roma, 1978), ingegnere ambientale, ma soprattutto uno degli artisti italiani più apprezzati degli ultimi tempi: è un intervento site specific realizzato alla Manifattura Tabacchi di Firenze, sistemato subito sotto la ciminiera del cortile centrale. È una topografia immaginaria, una sorta di mappa stilizzata della Toscana che, a partire dalle forme del grande fiume che la bagna, l’Arno, porta il territorio all’interno della Manifattura, secondo la poetica di Andreco che è fortemente focalizzata sui rapporti tra l’uomo e il paesaggio e su temi strettamente connessi all’attualità di questo rapporto, a cominciare dal cambiamento climatico.

“Sotto l’iconica ciminiera di Manifattura Tabacchi”, spiega la curatrice Caterina Taurelli Salimbeni, che ha curato l’intervento, “si estende la topografia immaginaria di un luogo altro. Ampie campiture di diverse tonalità di rosso, interrotte dalla presenza di macigni azzurri, formano altipiani e fossati di terra che abbracciano e vegliano sulla linea sinuosa di un fiume. Frutto di un’analisi dei dati sul fiume Arno sull’alternanza tra piene e magre dell’ultimo secolo, il floor drawing richiama simbolicamente i fiumi e le alterazioni dagli stessi subiti a causa dei cambiamenti climatici nell’area del mediterraneo. Tesa a ribaltare la gerarchia che posiziona l’uomo al primo posto, seguito dagli animali, dalle piante e infine dalla materia minerale e inorganica, l’opera gioca con la vita animata e inanimata rimettendo in discussione distinzioni epistemologiche e costruite, tra i mattoni caldi e la vegetazione che è cresciuta libera in una piazza che un tempo era abbandonata. Come avviene sempre nella pratica dell’artista, il lavoro nasce dallo studio del luogo e intende far riemergere una complessità di relazioni sottese allo stesso".

“Quella che prima era una colata di cemento”, prosegue Taurelli Salimbeni, “prima ancora fu una voragine terrosa, una sorta di metafora dell’intervento umano sulla geografia del pianeta. In contrasto con la verticalità, l’ortogonalità e la staticità dell’architettura, Andreco realizza un lavoro in superficie, lungo traiettorie curvilinee e in continuo movimento, aggiungendo nuovi significati allo spazio, tra un passato industriale e un presente di rigenerazione. Un’operazione semplice quanto rivoluzionaria perché, nello scoprire la terra, le sorgenti e i sassi ed esporli al cielo, ricostituisce l’ecosistema naturale in quanto organismo vivente e collettivo, che irrompe attraverso gli schemi umani e individuali. La ricerca dell’artista proietta tale verità in un paesaggio futuro che tuttavia è già qui. Un omaggio alla geologia e al territorio, ma soprattutto un invito ancora una volta a riconsiderare il punto di vista antropocentrico sul mondo per ricollocare la natura al suo posto primordiale”.

Anche lo stesso artista spiega il suo intervento: “La forma di cemento presente nel cortile”, afferma, “mi suggerisce una topografia immaginaria, uno studio geologico e morfologico per un paesaggio futuro. Il floor-drawing vuole essere un omaggio al territorio, alla geologia, ai fiumi, alle zone umide, agli ecosistemi, ai dislivelli dei territori toscani e al luogo in cui si trova. Un gradiente di rossi con al centro un tratto blu che raffigura in maniera simbolica il fiume Arno nella provincia di Firenze. Un paesaggio immaginifico determinato da elementi azzurri in equilibrio. Le tonalità di rosso presenti, prendono spunto dal colore dei mattoni della Manifattura Tabacchi. Il dipinto decostruisce gli elementi architettonici presenti, fluidifica le architetture industriali, restituendo a queste una nuova vita ed un nuovo inizio. Lo spazio rigenerato prende nuove funzioni e significati, ed è lo spazio a determinare l’immagine ed il significante”.

“Ho preferito lavorare in assonanza ed empatia con i luoghi”, aggiunge Andreco, “piuttosto che esporre contrastanti decorazioni egotiche. I gradienti di rosso mi ricordano anche le aree dei grafici che indicano l’indice di aridità dei suoli, la carenza di acqua e di sostanza organica nei suoli. Studi scientifici dimostrano le alterazioni subite dai fiumi a causa dei cambiamenti climatici nell’area del mediterraneo. L’accelerazione dei processi di desertificazione come l’aumento della frequenza e dell’intensità degli eventi meteorici estremi ne cambiano il destino. L’alternanza di piene e magre si farà sempre più radicale. I fiumi ed i macigni sono soggetti a me molto cari, in ogni dove cerco di rendergli omaggio per ribaltare la famosa gerarchia antropocentrica che vede al primo posto l’uomo, poi gli animali, poi le piante ed in fine la materia minerale ed inorganica. Questa visione ha causato una rapida perdita della biodiversità ed una forte alterazione degli ecosistemi, ci ha portato all’attuale crisi ambientale, climatica e sanitaria. Le mie opere vogliono spostare questa gerarchia, mettendo al primo posto le geologie, le rocce inanimate. Le piante, gli animali e gli esseri umani dovrebbero coesistere in una forma mutualistica e simbiotica. L’ambizione delle mie opere è quella di cambiare il punto di vista umano da antropocentrico ad ecocentrico”.

Nell’immagine, l’opera Arno - Imaginary Topography di Andreco. Ph. Credit Giovanni Andrea Rocchi

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Una Toscana stilizzata da 350 metri quadri: è la nuova opera di Andreco, a Firenze


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