Usa parole piuttosto pesanti la storica dell’arte Hélène Dubois, a capo del progetto di restauro del Polittico dell’Agnello mistico di Hubert (? - Gent, 1426) e Jan van Eyck (Maaseik, 1390 circa - Bruges, 1441), dipinto nel 1432 e conservato nella Cattedrale di San Bavone a Gent (Belgio), al momento in restauro (tornerà visibile al pubblico nella primavera 2020). Dubois se la prende con tanti di coloro che hanno commentato sui social gli esiti dell’intervento: oggetto del dibattito è stato il muso dell’agnello, che a seguito della rimozione delle ridipinture cinquecentesche è stato riportato al suo stato attuale. Il punto della questione sta nel fatto che l’anonimo pittore che coprì l’originale nel Cinquecento diede un aspetto molto più naturale all’agnello, coprendo quello realizzato da Jan van Eyck, che aveva un’apparenza più umana, o secondo altri simile a quella di un cartone animato. E sulla rete si sono diffusi meme in cui l’agnello veniva paragonato a Derek Zoolander, il celebre personaggio di Ben Stiller, un modello famoso perché solito posare facendo la duckface, assumendo dunque una posa che ricorda vagamente il muso del vero agnello di van Eyck.
Ma, al di là delle battute di spirito, in tanti si sono allarmati, perché abituati a un agnello che era sì più realistico, ma non era quello dipinto da van Eyck, ed era, come detto, frutto di interventi successivi (a questi aspetti avevamo dedicato un articolo in cui spiegavamo perché van Eyck aveva dipinto l’agnello in quel modo e provavamo anche a darci una risposta riguardo al perché, nel Cinquecento, si decise di donargli un muso più naturalistico. Di conseguenza, l’allarme ha prodotto giudizi negativi sul restauro, soprattutto da parte degli utenti dei social network, contro i quali adesso Dubois se la prende.
In un articolo pubblicato oggi sul New York Times, Dubois, parlando con la giornalista Nina Siegal, commenta la vicenda affermando che “sono stati diffusi molti equivoci per colpa di tweet assolutamente stupidi e fuori contesto”. Quello che vediamo, ha spiegato la studiosa, “è l’originale agnello di van Eyck, che fu ridipinto da qualcun altro in modo da farlo sembrare più simile a un animale, più anatomicamente corretto”. E l’ovino scoperto con il restauro “è quello dipinto secondo le intenzioni di van Eyck. Non è niente di strano: semplicemente, non è quello che le persone erano abituate a vedere e dunque non è quello che si aspettavano”.
Il lavoro eseguito per riportare l’agnello alla luce è durato due settimane. E il risultato finale, per gli studiosi, non è stato per niente sorprendente. “Van Eyck non è stato il primo pittore a dipingere un agnello in quel modo”, sostiene Dubois. “Abbiamo moltissimi esempi dall’alto Medioevo e dalla tarda antichità, inclusi anche mosaici romani, dove gli agnelli sono rappresentati con questi grandi occhi inseriti frontalmente, che guardano l’osservatore affinché sia chiaro che quello che stiamo vedendo è l’agnello di Dio”. Ovviamente, continua Dubois, “l’agnello è molto più intenso di come me l’aspettavo, e mi ha davvero impressionata. Ma è perché prima eri abituato a questo agnello contenuto e passivo e adesso devi confrontarlo con questa fortissima visione del simbolo religioso di Cristo sacrificato sull’altare. Qui, Cristo è consapevole del suo sacrificio”.
Dubois ha poi aggiunto che non fu soltanto l’agnello a essere ridipinto nel Cinquecento: gli interventi riguardarono anche “i panneggi, la porzione sommitale del paesaggio, il cielo, e la veduta della città. Inoltre, sul retro degli scomparti laterali, fu ridipinto quasi il 70% della superficie”. Le ridipinture del retro, peraltro, si contraddistinguono per il fatto che si trattò di un lavoro, afferma ancora la studiosa, “condotto in maniera estremamente attenta, fatto in modo tale che tutti i contorni delle figure sono stati rispettati e la maggior parte dei colori riprodotta con pigmenti di altissima qualità”.
Nell’immagine: a sinistra il muso dell’agnello con le ridipinture del 1550, a destra quello dipinto dai van Eyck, scoperto a seguito del restauro.
Agnello mistico di van Eyck, la restauratrice: “Sono sorti equivoci sul restauro per colpa dei tweet stupidi” |