Sarà Gian Maria Tosatti il protagonista del Padiglione Italia alla Biennale di Venezia del 2022? I rumors sul nome dell’artista e giornalista romano, classe 1980, come unico nome del padiglione curato da Eugenio Viola (sarà lui infatti il prossimo curatore del Padiglione Italia, annunciato pochi giorni fa dal ministro della cultura Dario Franceschini) si fanno sempre più insistenti: Viola ha a lungo collaborato con Tosatti (ha curato numerose sue mostre), che pertanto potrebbe godere interamente dei 1.200 metri quadri delle Tese delle Vergini dell’Arsenale, lo spazio che tradizionalmente accoglie la mostra italiana della Biennale.
Ma non c’è solo la consolidata collaborazione tra Viola e Tosatti alla base delle voci che dànno già praticamente per certo il nome del romano: Tosatti, fresco vincitore dell’Italian Council grazie al cui supporto ha realizzato una importante mostra sul mondo alla fine della storia umana a Bergamo e a Kiev, ha lavorato spesso con installazioni ambientali di grandi dimensioni (alcuni esempi: The Kingdoms of Hunger, Il mio cuore è vuoto come uno specchio, Terra dell’ultimo cielo, Miracolo e molte altre, con le ultime due peraltro curate da Eugenio Viola). Le grandi installazioni site-specific sono un asse portante del lavoro di Tosatti e hanno coinvolto interi edifici e aree urbane, coinvolgendo anche le comunità che abitano i luoghi dove le sue opere prendono vita. In più, i temi da lui affrontati (le sue ricerche si focalizzano soprattutto sul concetto di identità, indagato sotto il profilo politico e sotto il profilo spirituale), potrebbero trovare adeguate corrispondenze nelle idee del curatore.
Tosatti oggi vive tra Napoli e New York. Formatosi al Centro di Sperimentazione e Ricerca Teatrale di Pontedera, ha cominciato le sue ricerche che uniscono architettura e arti visive nel 2005, iniziando subito a creare grandi installazioni in situ (come le Devozioni del 2005-2011, installazioni pensate per dieci edifici a Roma). Durante la sua carriera, oltre all’Italian Council del 2019, ha vinto numerosi premi: il Talent Prize nel 2014 (e nello stesso anno ha ricevuto una menzione al Premio Furla), il Premio Rotary-Brera nel 2015, il premio Fondazione Ettore Fico e il Premio New York nel 2016, il Premio Cape Town nel 2018.
Le sue opere sono state esposte all’Hessel Museum del CCS BARD (New York, 2014), al Museo MADRE di Napoli (2016), al Lower Manhattan Cultural Council (2011), alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma (2017), al Petah Tikva Museum of Art in Israele (2017), al Museo Archeologico di Salerno (2014), alla American Academy in Rome (2013), al Museo Villa Croce di Genova (2012), al Palazzo delle Esposizioni di Roma (2008), al Chelsea Art Museum di New York (2009). Il suo lavoro più noto esposto in uno spazio pubblico italiano è l’installazione My dreams they’ll never surrender che si trova a Napoli a Castel Sant’Elmo: risalente al 2014, è un’opera dedicata a quanti “hanno speso le loro vite in carcere a causa delle loro idee e che da una cella sono stati capaci di cambiare la Storia che sembrava averli battuti”, si legge nel sito dell’artista. “Sono uomini che in una prigione sono stati capaci di generare sogni di libertà e di giustizia che hanno ispirato le generazioni. Uomini come Antonio Gramsci, Luisa Sanfelice, Nelson Mandela o Rubin ’Hurricane’ Carter”.
Nella foto: Gian Maria Tosatti. Foto di Severina Venckute
Sarà Gian Maria Tosatti l'artista del Padiglione Italia alla Biennale di Venezia 2022? |