Ravenna, il Mare Magnum Nostrum di Gea Casolaro entra al Museo Nazionale


L’installazione Mare Magnum Nostrum di Gea Casolaro giunge alla sua tappa finale ed entra nelle collezioni del Museo Nazionale di Ravenna, dove sarà esposta dal 23 settembre. 

Dal 23 settembre al 31 dicembre 2021, il progetto Mare Magnum Nostrum dell’artista Gea Casolaro (Roma, 1965) giunge alla sua fase finale al Museo Nazionale di Ravenna, con una grande installazione ambientale che riproduce l’immagine del mare Mediterraneo e delle sue coste, ovvero un ambiente immersivo, di colore blu, dove il pubblico, trovandosi idealmente al “centro del mare”, potrà osservare il mosaico di fotografie che lo compongono. L’installazione, peraltro, entrerà a far parte delle collezioni del museo.

Il progetto, a cura di Leonardo Regano e promosso dalla Direzione Regionale Musei dell’Emilia-Romagna – Museo Nazionale di Ravenna in collaborazione con Hulu – Split e qwatz, contemporary art platform, è realizzato grazie al sostegno dell’Italian Council (VIII edizione, 2020), programma di promozione dell’arte contemporanea italiana nel mondo della Direzione Generale Creatività Contemporanea del MiC – Ministero della Cultura. L’opera Mare Magnum Nostrum, realizzata in collaborazione con l’Accademia di Belle Arti di Ravenna, grazie all’apporto delle studentesse Manuela Flamigni, Rebecca Fusconi, Lois Galera e Yuyu Zaho, autrici del murale che rappresenta il Mediterraneo, presenterà una selezione di fotografie, tra le molte pervenute mediante il sito web www.maremagnumnostrum.art, scelte dall’artista e allestite in un display che si potrà vedere al Museo fino al 31 dicembre 2021. L’opera compone un mosaico di storie e di punti di vista collettivi differenti per leggere la storia del Mediterraneo dal Novecento fino ad oggi. Il lavoro è nato per stimolare la riflessione su alcune questioni centrali del nostro tempo, come l’ecologia, il tema dell’immigrazione e dell’incontro tra i popoli, ma anche, in maniera più lieve e ludica, per indagare, in senso quasi antropologico, cosa significa la parola “Mediterraneo” nel nostro immaginario.

Importante, in questo progetto, è la connessione con il luogo, Ravenna, città da sempre simbolo dell’incontro tra genti e culture, tra Oriente e Occidente. Il Mare Mediterraneo è infatti un elemento costante, fondamentale della storia di Ravenna: la città bizantina convive da sempre con l’acqua, e tutta la sua storia, dall’antichità fino ad oggi, è intensamente permeata del rapporto con questo elemento. “Il mare, fin dai tempi antichi, è stato per questa area geografica portatore di vita, della prosperità scaturita dai commerci, della multietnicità”, afferma Emanuela Fiori, Direttrice del Museo Nazionale di Ravenna. “Non a caso il porto di Ravenna, Classis, era il secondo porto dell’importante flotta di Augusto, quello destinato a coprire il Mediterraneo orientale. Ravenna era la vera Porta d’Oriente per il nostro Paese proprio grazie al suo mare. Per questa città, l’acqua ha da sempre rivestito un particolare ruolo: ha voluto dire la vita, ma anche la morte; ha significato industrializzazione e violenza sul paesaggio, ma anche la grande fatica di domare una natura infelice. E quindi trarre da questo atto nuove e ulteriori possibilità di vita”.

Gea Casolaro ha sviluppato il progetto Mare Magnum Nostrum proprio a partire da queste premesse. Il mare Mediterraneo è oggi più che mai simbolo di contatto e di prossimità fra le culture. Da qui nasce l’opportunità di ripensare al concetto di identità, e da qui si può partire per immaginare un futuro diverso e migliore. “Il mio progetto, con l’idea dell’archivio collettivo, vuole parlare di quanto siamo parte di un grande mare magnum esistenziale, la cui varietà ci arricchisce e ci plasma”, dichiara l’artista. “Il mare è l’elemento di fluidità per eccellenza, da cui tutte le specie sono nate, e il suo costante andirivieni di onde rende vive le acque, evitando che diventino stagnanti. Ecco, secondo me i flussi delle persone che si spostano sono come le onde che impediscono all’acqua, ovvero alle società, di ristagnare”.

Nel corso di un anno di lavoro il progetto ha visto la costruzione di un grande archivio digitale di immagini del mare. Grazie a una “call to action” lanciata lo scorso novembre, a cui hanno risposto persone da ogni parte d’Europa e del Nord Africa, sono state raccolte più di 1.500 fotografie che raccontano il mare in tutte le sue tematiche, declinazioni e suggestioni. La particolarità dell’iniziativa è messa in luce dal curatore Leonardo Regano: “in un momento difficile come questo”, dice, “Gea Casolaro è riuscita a trasformare un vero e proprio azzardo (qual è l’idea in piena pandemia di confrontarsi con un progetto relazionale e partecipato) in un’azione vincente. L’artista ha creato una rete di relazioni ogni giorno più fitta che si è alimentata dei ricordi, del vissuto, di momenti conviviali ma in cui si denuncia anche l’altro lato della medaglia, l’indifferenza e la mancanza di solidarietà nei confronti di chi questo mare lo solca mosso dalla speranza di una vita migliore. In un momento come il nostro, in cui le tematiche ambientaliste e umanitarie sono finite tragicamente in secondo piano, riportare l’attenzione su questi temi è per me necessario”.

La mostra sarà accompagnata da un libro che raccoglie tre conversazioni tra l’artista e diversi interlocutori; la prima, con Leonardo Regano (curatore del progetto) ed Emanuela Fiori (direttrice del Museo Nazionale di Ravenna); la seconda, con Michele Colucci (storico), Flore Murard-Yovanovitch (scrittrice e giornalista esperta di flussi migratori), Benedetta Di Loreto (curatrice e fondatrice di qwatz, contemporary art platform, Roma) sul tema delle migrazioni; la terza, con Sana Ben Ismaïl (docente di oceanografia fisica dell’Institut National des Sciences et Technologies de la Mer, Tunisi) e Nahed Msayleb (Ph.D in agricoltura sostenibile e direttrice del Tyre Coast Nature Reserve, Libano). Con queste due autrici, membri del progetto COMMON (COastal Management and MOnitoring Network for tackling marine litter in Mediterranian sea) finanziato dal programma di cooperazione internazionale Eni CBC Med e coordinato da Legambiente, Gea Casolaro approfondirà le tematiche ambientali connesse con il mare.

Gea Casolaro vive e lavora tra Roma e Parigi. Da sempre attenta al rapporto tra storia e contemporaneità, utilizza spesso la fotografia come strumento di analisi e di racconto. Il suo lavoro indaga, attraverso video, installazione e scrittura, il nostro rapporto con le immagini, l’attualità, la società, la storia. La sua ricerca mira ad attivare un dialogo permanente tra le esperienze e le persone, per ampliare la capacità di analisi e di conoscenza della realtà attraverso i punti di vista altrui. Ha all’attivo mostre personali e collettive in musei nazionali e internazionali, tra cui: Mart, Rovereto; Macro, Roma; CNA – Centre National de l’Audiovisuel, Dudelange, Lussemburgo; MU.SP.A.C. Museo Sperimentale d’Arte Contemporanea, L’Aquila; Museo del Tessuto, Prato; AR/GE Kunst, Bolzano; PAV, Parco Arte Vivente, Torino; Palazzo delle Esposizioni, Roma; MAXXI, Roma; Triennale, Milano; PAN | Palazzo delle Arti, Napoli; Moca – Museum of Contemporary Art, Shanghai; Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci, Prato; Palazzo della Farnesina, Roma; Kunsthalle Marcel Duchamp – The Forestay Museum Of Art, Cully; Festival Images, Vevey; Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, Torino.

Nella foto: Gea Casolaro, Mare Magnum Nostrum

Ravenna, il Mare Magnum Nostrum di Gea Casolaro entra al Museo Nazionale
Ravenna, il Mare Magnum Nostrum di Gea Casolaro entra al Museo Nazionale


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