Piacenza, cavalli a confronto: Paladino “dialoga” con Francesco Mochi in piazza Cavalli


A Piacenza un’installazione di Mimmo Paladino in piazza Cavalli: l’artista campano dialoga con le statue equestri di Francesco Mochi.

Cavalli a confronto a Piacenza, in tutti i sensi: dal 10 ottobre al 28 dicembre 2020, infatti, in piazza Cavalli, la principale del centro storico della città emiliana, è di scena il progetto PaladinoPiacenza, che propone un confronto tra le statue equestri dei duchi Farnese realizzate da Francesco Mochi (Montevarchi, 1580 - Roma, 1654) e un’installazione site specific di Mimmo Paladino (Paduli, 1948).

Le statue equestri in bronzo di Alessandro e Ranuccio I Farnese, realizzate da Mochi tra il 1612 e il 1628, sono un capolavoro indiscusso della statuaria barocca e uno dei simboli di Piacenza, e verranno fatte dialogare con un’opera realizzata appositamente dall’autore campano. L’intervento di Mimmo Paladino consiste in una installazione monumentale collocata al centro di piazza Cavalli, in posizione equidistante tra i due monumenti equestri di Francesco Mochi ed è composta da diciotto sculture in vetroresina, poste su una base quadrangolare di dodici metri. Il soggetto dell’opera utilizza l’icona tipicamente paladiniana di un cavallo ridisegnato a partire da un modello funerario di origine etrusca che, a seconda dei contesti, si arricchisce di risonanze omeriche, rurali, cortesi, militari. Il cavallo, per Paladino, è dato come elemento formale di passaggio tra mondo antico e mondo moderno, oltre che come luogo di incontro e scontro tra le civiltà di Oriente e Occidente. Nel caso di PaladinoPiacenza, la volontà è quella di interloquire con i monumenti farnesiani che danno il nome alla piazza centrale della città, opponendo al fasto delle sculture del Mochi il rigore delle forme stilizzate di Paladino.

PaladinoPiacenza è parte del programma di Piacenza 2020/21 promosso da un comitato composto dal Comune di Piacenza, dalla Fondazione di Piacenza e Vigevano, dalla Diocesi Piacenza-Bobbio, dalla Camera di Commercio di Piacenza, in linea con il tema Crocevia di culture, con cui si è candidata al titolo di capitale italiana della cultura.

“L’arte di oggi”, afferma Massimo Toscani, Presidente della Fondazione di Piacenza e Vigevano, “quella che per comodo chiamiamo sempre ‘contemporanea’, trova a mio avviso il suo compimento critico e la sua affermazione culturale quando è posta in linea, se non direttamente a confronto, con le opere d’arte delle epoche passate, autorevoli testimoni e nostri interlocutori. Da questa convinzione è nata l’idea di PaladinoPiacenza, vale a dire di chiedere al maestro Mimmo Paladino di immaginare un’opera che si ponesse in dialogo con i monumenti equestri farnesiani di Francesco Mochi. Credo che tutti siano d’accordo nel considerare i ‘nostri Cavalli’ il complesso di maggiore rilievo del patrimonio artistico di Piacenza. È un’opera che non ha eguali nel mondo e costituisce, a buona ragione, un altro primato italiano, oltre che identificare la città a partire dalla sua piazza principale: la piazza dei Cavalli, appunto, piazza del potere civico contrapposta alla vicina (e lontana) piazza del Duomo, sede del potere religioso, il quale, nella nostra città, non è mai stato secondo a quello politico”.

“Ancora una volta”, dichiara Flavio Arensi, “Paladino dimostra di essere in grado d’intervenire in spazi complessi in cui la storia si esibisce come accumulo armonioso e dove l’opera d’arte contemporanea diventa luogo d’interconnessione, nella propria capacità di creare un cortocircuito visivo e culturale del tutto autonomo. È, infatti, una caratteristica precipua del linguaggio di Paladino riuscire a cogliere i motivi generali che connotano l’ambiente, servendosene in maniera libera e autosufficiente, per edificare un nuovo racconto per immagini. Come già capitato per altre installazioni, si pensi alla Montagna di sale o alla grande Croce di Firenze, l’opera è temporanea e resta una sorta di apparizione effimera, un elemento momentaneo che assume in sé le condizioni preesistenti. La piazza intera, dunque, diviene opera di Paladino, sinfonia fra le parti e le persone che l’abitano”.

“Il dialogo innescato dall’intervento di Mimmo Paladino in piazza Cavalli”, dice Eugenio Gazzola, “così collocato tra storia e tradizione, tra arte del passato e arte del presente, racchiude in un solo evento il rapporto tra la città di Piacenza e l’arte del nostro tempo. ‘Una lunga marcia nelle istituzioni’: niente meglio della celebre immagine coniata dal sociologo Rudi Dutschke, leader del movimento studentesco berlinese tra il 1967 e il 1968, rende l’idea del progressivo, faticoso avvicinamento della città all’arte di oggi. Una marcia durata poco meno di quarant’anni verso istituzioni ed enti con giurisdizione sui programmi, sugli spazi, sulle risorse necessarie a promuovere l’arte: istituzioni quali il Comune e la Provincia di Piacenza, la Regione Emilia Romagna, la galleria d’arte moderna Ricci Oddi, la stessa Fondazione di Piacenza e Vigevano. In ciascuna di esse era necessario inoculare l’interesse verso un linguaggio certamente nuovo e complesso, ma non ostile e soprattutto non ‘difficile’, come si tende a ritenere un po’ per timore di contrasti e un po’ per pigrizia e disimpegno”.

Nella foto: un dettaglio dell’installazione di Mimmo Paladino. Ph. Lorenzo Palmieri

Piacenza, cavalli a confronto: Paladino “dialoga” con Francesco Mochi in piazza Cavalli
Piacenza, cavalli a confronto: Paladino “dialoga” con Francesco Mochi in piazza Cavalli


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