A conclusione della produzione avviata nell’inverno 2020-2021, sono giunte al Parco Archeologico di Pompei la nuova opera filmica dell’artista egiziano Wael Shawky (Alessandria d’Egitto, 1971), dal titolo I Am Hymns of the New Temples, due opere inedite su carta e un’opera scultorea che rimanda a un’antica maschera teatrale, utilizzata negli elementi scenografici e coreografici del film. L’opera, vincitrice del bando PAC - Piano per l’Arte Contemporanea 2020 promosso e sostenuto dalla Direzione Generale Creatività Contemporanea, sarà presentata in anteprima internazionale al Parco Archeologico di Pompei all’inizio del 2023. È frutto della collaborazione tra il Ministero della Cultura e il Parco Archeologico di Pompei nel contesto di Pompeii Commitment. Materie archeologiche, il primo progetto a lungo termine dedicato dal Parco alle arti e culture contemporanee co-ideato da Massimo Osanna e Andrea Viliani, e co-curato da quest’ultimo con Stella Bottai, Laura Mariano e Caterina Avataneo, con Responsabile Unico di Progetto Silvia Martina Bertesago, Funzionario archeologo del Parco Archeologico di Pompei, e il supporto scientifico e organizzativo di Anna Civale.
Girata nell’estate del 2022 tra le rovine di Pompei, la nuova opera filmica di Shawky mostra ciò che affiora alle soglie tra le diverse culture, sia antiche che contemporanee, che rendono il Mediterraneo un vero teatro dove si sovrappongono narrazioni e miti differenti. Basando la sua ampia narrazione su una rigorosa ricerca d’archivio, Shawky rimette in scena le stratificazioni anche contraddittorie della storia, rappresentando la genesi di una pluralità di antichi racconti leggendari attraverso le molteplici versioni che è possibile rintracciare dello stesso racconto sulle coste del Mediterraneo.
I resti archeologici pompeiani testimoniano l’articolato intreccio e la complessa configurazione delle culture mediterranee. La Pompei antica ospitava infatti non solo templi legati alla religione greco-romana, ma anche ai culti egizi (il Tempio di Iside fu dissepolto all’inizio del Grand Tour con i suoi stucchi, statue, affreschi e suppellettili) e ai riti misterici di Mitra, Cibele, Attis, con innumerevoli tracce di iconografie testimoniate dalle aree archeologiche utilizzate come set, tra cui Praedia di Giulia Felice, Casa del Frutteto, Odeion, tempio di Vespasiano (Genius Augusti), Tempio di Iside, Necropoli di Porta Nocera, Basilica.
Shawky offre una lettura ipotetica degli antichi miti di divinità, personaggi fittizi o figure storiche reali, incarnati nell’insieme di templi, sculture, affreschi, mosaici ma anche paesaggi pompeiani in costante trasformazione. Unendo nella sua rappresentazione fantastica e multi-specie esseri immaginifici e esseri umani, piante e animali, Shawky intende Pompei come un multiverso di potenzialità narrative e storiche e come un ecosistema sia culturale che naturale disponibile alla metamorfosi e all’interpretazione.
Il nuovo film I Am Hymns of the New Temples rappresenta il culmine della ricerca tra arte e cinema dell’artista, avviata con le precedenti trilogie filmiche Cabaret Crusades (2010-2015) e Al Araba Al Madfuna (2012-2016). In esse aveva già messo in dialogo eventi e personaggi della tradizione egiziana e medio-orientale con una contemporaneità scossa da contrasti apparentemente irresolubili, raccontando nuovamente le vicende delle Crociate dalla prospettiva storiografica araba, e utilizzando marionette al posto dei personaggi storici, o affidando a bambini travestiti da adulti il racconto delle antiche tradizioni del villaggio Al Araba Al Madfuna nei pressi di Abydos. In questo modo Shawky rimodella gli eventi storici facendone emergere dinamiche spirituali ancestrali. Come afferma l’artista stesso, il suo desiderio nel realizzare le sue opere filmiche è quello che esse siano “sufficientemente precise nei dettagli da poter sembrare che esse esistano realmente, da qualche parte”.
I Am Hymns of the New Temples rappresenta la prima opera prodotta nel contesto del progetto Pompeii Commitment. Materie archeologiche, piattaforma dedicata alla formazione della collezione d’arte contemporanea del Parco Archeologico di Pompei.
“La vera archeologia è guardare con occhi sempre nuovi l’antico che già pensiamo di conoscere”, afferma il direttore del Parco Archeologico di Pompei Gabriel Zuchtriegel. "Per questo il Parco Archeologico di Pompei crede così fortemente nel valore del dialogo tra archeologia e arte contemporanea, dialogo capace di ascoltare le storie comuni, avvicinando tra loro i termini geografici e cronologici di una storia, in cui raccontare l’antico vuol semplicemente dire raccontare il contemporaneo a noi.
Foto di Amedeo Benestante © MIC - Parco Archeologico di Pompei
Al Parco Archeologico di Pompei arriva l'arte contemporanea con l'artista egiziano Wael Shawky |