Su Instagram, dove ha migliaia di follower, si presenta come “microplastic designer”: è Paolo Nicolai, artista esordiente che crea opere ispirate all’arte classica con un materiale inconsueto per questo tipo di figurazione, la plastica riciclata. La passione per questo materiale è nata quando Paolo Nicolai, laureatosi in architettura all’Università di Firenze e con un passato da architetto, ha cominciato a interessarsi al riutilizzo e al riciclaggio di inquinanti presenti nell’ambiente. Da qui, l’idea di adoperare materiale abbandonato per dargli una nuova vita nel segno dell’arte. L’esordio dell’artista avviene nel luglio del 2020 a Carrara, sua città natale, in una mostra a Palazzo Binelli: in seguito, Nicolai è stato finalista della categoria Industrial Design al premio Ro Plastic Prize 2020 e di nuovo finalista all’Ecofestival Plastica d’A-MARE di Roma. Oggi, Nicolai è rappresentato dalla galleria Il Forte Arte.
Per Nicolai, la plastica è una sorta di “nuovo marmo”: la plastica, afferma l’artista, è infatti “metafora della nuova permanenza, del residuo che ci sopravviverà così come i marmi classici sono sopravvissuti alla classicità”. La plastica secondo Nicolai è un materiale che offre infinite possibilità di forma e colore, garantendo esiti imprevedibili: così, i suoi volti, che con le loro forme sembrano (ma solo in apparenza) riemergere dall’antichità classica, acquisiscono nuovi valori con la loro leggerezza, i loro colori, ponendosi come frammenti archeologici del futuro. Per questo motivo i volti dei suoi personaggi appaiono come erosi, frantumati, sfibrati, slabbrati. Senza contare poi che la plastica ha tempi di degradazione molto lunghi. La scelta delle forme classiche, invece, risiede nel fatto che secondo Nicolai sono forme eterne, capaci di sopravvivere ai gusti e alle mode: non dunque opere che tornano dall’antichità, ma opere nuove che vogliono rimanere.
“Quando comincio a creare la mia prima ispirazione”, sostiene Nicolai citando Damien Hirst e Igor Mitoraj come gli artisti cui più ha guardato, “è il soggetto stesso, che sia una divinità o un atleta o un sacerdote, poi scelgo le plastiche da utilizzare per dargli identità e colore. Una volta terminata la immagino come un ritrovamento di un’archeologia postuma quindi devo trasformarla ancora, logorarla, consumarla, darle i segni della lentezza del passaggio del tempo”. Quello che Nicolai propone non è pertanto un ritorno al passato, né l’artista guarda con atteggiamento nostalgico ai tempi andati: la sua vuol essere un’arte che vive nel presente adoperando materiali contemporanei, così come gli antichi adoperavano i materiali che erano a loro più congeniali. Le sue sculture, monocromatiche o policrome, rimandano inoltre alla struttura delle immagini digitali: l’arte digitale, con le sue opere fatte di agglomerati di pixel, costituisce un altro riferimento dell’artista carrarese.
Il suo procedimento fonde conoscenza della storia dell’arte (greca, romana e neoclassica) a una creatività basata su un approccio artigianale alla materia: è lo stesso Nicolai che cura tutte le fasi della nascita di un’opera. “Per me non esistono scarti di produzione ma solo nuove opportunità creative”, dice Nicolai. Per creare le sue opere, l’artista raccoglie plastica dismessa che viene poi mescolata con resina epodissica in modo da poter essere modellata. Il “materiale di scarto” viene così “nobilitato” diventando un’opera d’arte che, nelle intenzioni dell’artista, è destinata a durare nei secoli.
Opere di Paolo Nicolai |
Opere di Paolo Nicolai |
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