Era da un po’ di tempo che Maurizio Cattelan (Padova, 1960) non esponeva negli Stati Uniti e in una galleria commerciale: l’ultima volta è stata nel 2014 a New York, con la mostra Cosa Nostra da Venus Over Manattan. Adesso, a dieci anni dalla sua ultima personale in galleria e dalla sua ultima presenza negli USA, Cattelan torna di nuovo al di là dell’oceano per esporre da Gagosian. Sono passati dieci anni anche dalla sua ultima presenza in uno degli spazi di Gagosian (a Londra, in una collettiva). E ora, eccolo di nuovo a New York, con la personale Sunday, la prima da Gagosian, che si tiene dal 30 aprile al 15 giugno, a cura di Francesco Bonami.
Il nuovo progetto di Cattelan, che il pubblico può ammirare al 522 West 21st Street della galleria, mira a sfidare le contraddizioni della cultura e della società americana, come aveva già fatto nel 2016 con America, il celeberrimo wc d’oro che aveva installato al Guggenheim Museum. Cattelan torna dunque a toccare questioni delicate con l’installazione eponima, Sunday (2024), attraverso cui l’artista veneto incarna la sua visione sulla disuguaglianza economica come aveva già fatto con America (2016), questa volta utilizzando metalli preziosi per parlare del rapporto tra gli Stati Uniti e la facilità di accesso alle armi, una condizione contro la quale il privilegio non offre alcuna difesa. “Siamo completamente immersi nella violenza ogni giorno e ci siamo abituati”, dice Cattelan. “La ripetizione ci ha fatto accettare la violenza come inevitabile”.
Pannelli di acciaio inossidabile, placcati in oro 24 carati, sono stati “modificati” da colpi di arma da fuoco. Le superfici precedentemente lisce dei componenti sono lasciate crivellate di crateri e buchi, con l’intento di evocare una storia delle armi da fuoco nell’arte che si estende da L’esecuzione dell’imperatore Massimiliano di Édouard Manet (1868-69) a Shoot di Chris Burden (1971) e ai dipinti di fucili di William Burroughs. I visitatori della sede di Gagosian di New York, entrando alla mostra, si trovano immediatamente di fronte a un imponente muro di pannelli dorati, alto 5 metri, e che si estende per circa 20 metri di larghezza. Di fronte il pubblico troverà November (2024), una fontana in marmo che raffigura una figura dinoccolata impegnata a urinare per terra. Cattelan definisce l’opera come “un monumento alla marginalità”, immagine di una realtà che abitualmente ignoriamo. Facendo eco al Manneken Pis del 1619, famosa scultura pubblica di Bruxelles raffigurante un bambino che urina in una fontana, presenta allo spettatore una scomoda violazione delle norme sociali.
“Se sei libero di comprare un fucile d’assalto in un grande magazzino, cosa c’è di sbagliato nel pisciare in pubblico?”, si domanda il curatore Francesco Bonami. Cattelan, che Bonami definisce “l’artista italiano più famoso dal tempo di Caravaggio”, lega pertanto le due opere alla tradizione spirituale cattolica in cui è cresciuto, sottolineando anche che la facilità di fusione e riutilizzo dell’oro conferisce al materiale una natura fungibile e non fissata che gli consente di scomparire di fatto. Anche quando affronta argomenti così delicati, però, vuole rimanere nell’animo un artista “della domenica”, evitando giudizi espliciti a favore della presentazione della realtà così come la osserva. In Sunday, Cattelan afferma la sua capacità di affrontare contemporaneamente storia dell’arte e attualità, presentandoli come due binari paralleli ma paradossalmente convergenti.
Nato a Padova, in Italia, nel 1960, Cattelan è una delle figure più provocatorie del mondo dell’arte. Spesso liquidato come un buontempone seriale, è in realtà una delle figure di spicco dell’arte relazionale, se non la principale, un artista profondamente politico il cui lavoro indaga questioni che riguardano tutti noi. Il successo delle recenti mostre dell’artista presso l’UCCA Center for Contemporary Art, Pechino, e il Leeum Museum of Art, Seoul, confermano la sua capacità di coinvolgere sia il pubblico del mondo dell’arte che quello globale. Al momento, Cattelan è in mostra anche al Moderna Museet di Stoccolma, con Cattelan The Third Hand, fino al 12 gennaio 2025. Il suo lavoro è anche esposto in Con i miei occhi, la mostra del Vaticano per il Padiglione della Santa Sede alla 60a Biennale di Venezia.
Cattelan vive e lavora a Milano e New York. Il suo lavoro è incluso nelle collezioni di musei come: Museum of Modern Art, New York; Museo Solomon R. Guggenheim, New York; Museo di Arte Contemporanea, Los Angeles; Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea, Torino, Italia; e Migros Museum für Gegenwartskunst, Zurigo. In passato ha esposto presso: Felix, Museum of Contemporary Art, Chicago (2002–03); Museum of Contemporary Art, Los Angeles (2003); Museo Ludwig, Colonia, Germania (2003); Musee d’Art moderne de la ville de Paris/ARC presso la Chapelle des Petits Augustins, Ecole nationale superieure des Beaux-Arts, Parigi (2004); Museum für Moderne Kunst, Francoforte sul Meno, Germania (2007); Tate Modern, Londra (2007); Fondazione Beyeler, Riehen/Basilea (2013); Blenheim Palace, Woodstock, Inghilterra (2019); Leeum Museum of Art, Seoul (2023). Nel 2011, il lavoro di Cattelan è stato oggetto di All, una retrospettiva al Solomon R. Guggenheim Museum di New York. The Last Judgment, la sua prima mostra personale in Cina, è stata presentata all’UCCA Center for Contemporary Art, Pechino, dal 2021 al 2022. Il suo lavoro è stato presentato anche alla Biennale di Venezia (1993, 1997, 1999, 2002, 2003, 2011 e 2024); Manifesta 2, Lussemburgo (1998); Biennale di Istanbul (1998); e la Biennale del Whitney, New York (2004). Nel 2002, Cattelan ha cofondato la Wrong Gallery, New York, e nel 2010 ha cofondato Toiletpaper, una rivista visiva semestrale.