A Bologna, a partire da mercoledì 7 giugno, nei pressi dell’Accademia di Belle Arti di Bologna, sarà possibile vedere una nuova, grande scultura site-specific di Flavio Favelli (Firenze, 1967), installata in Piazza Roberto Raviola: si tratta di Pulpito e altre figure, opera in lamiera di ferro nata nell’ambito di riparAzioni, progetto culturale ideato dall’Accademia per il PON Metro 14-20, Programma Operativo Nazionale Città Metropolitane, coordinato dal Comune di Bologna e finanziato dall’Unione Europea.
Realizzata da Favelli con componenti industriali e arredi urbani dismessi, quali cisterne e balaustre in ferro battuto, l’opera vuole reinventare il concetto pubblico di pulpito, articolandosi in una serie di “palchi” di altezze e dimensioni differenti sui quali è possibile salire e parlare liberamente facilitando l’interazione con lo spazio circostante, la vita del quartiere e le attività dell’Accademia. Pulpito e altre figure riflette sulla dimensione politica e culturale dei luoghi capovolgendo le gerarchie monumentali dei pulpiti del passato e trasformando l’arte in un’esperienza attiva capace di riattualizzare il contesto storico e le funzioni della piazza. Gli elementi in lamiera di ferro si mostrano e si “celano” al pubblico grazie a un originale effetto ottico ottenuto con la tecnica pittorica chiamata “camuffamento Dazzle”, un particolare motivo geometrico di scacchi-bande bianche dipinte sull’opera, impiegato dalla marina britannica per mascherare le navi dall’avvistamento in mare.
Per Favelli si tratta della seconda grande opera pubblica in Emilia Romagna nel giro di poco tempo: solo due anni fa, infatti, l’artista fiorentino aveva presentato a Modena la sua opera Ciro Menotti 1928-1949, un grande sommergibile dedicato al tema della libertà. L’installazione di Pulpito e altre storie è stata preceduta da un workshop condotto da Favelli e dall’architetto Flavio Gardini, con un gruppo di studentesse e studenti dei Dipartimenti di Arti Visive e di Progettazione e Arti Applicate dell’Accademia. Il coordinamento del progetto e del workshop è stato curato dalla professoressa Marinella Paderni.
“Pulpito e altre figure è una nuova opera di arte pubblica”, ha dichiarato Elena Di Gioia, Delegata alla Cultura di Bologna e Città Metropolitana, “che si incastona nel paesaggio urbano di Piazza Raviola e del contesto universitario di via Zamboni. Una zona dove la presa di parola pubblica ha agito storicamente se pensiamo ai movimenti studenteschi di allora e di oggi e dove l’opera di Flavio Favelli, tra gli artisti più importanti della nostra contemporaneità, propone uno spazio aperto, pubblico, disponibile e conturbante, per concentrare nello stesso istante d’arte due azioni culturali, politiche e pubbliche appunto, tra le più significative oggi: dare voce e allo stesso tempo mettere in ascolto la città di ciò che dal pulpito potrà emergere. Che sia l’Accademia di Belle Arti nella direzione di Cristina Francucci ad aver elaborato questo progetto, racconta anche di come l’istituzione Accademia di Belle Arti si apra con nuova progettualità sempre più alla connessione tra le istanze artistiche e la città e comprenda appieno il significato dei progetti che come Amministrazione abbiamo messo in campo attraverso i fondi europei PON Metro: agire e creare comunità attraverso il linguaggio dell’arte e i processi artistici con una grande responsabilità dello spazio pubblico”.
Cristina Francucci, Direttrice dell’Accademia di Belle Arti di Bologna, ha commentato: “Pulpito e altre figure, collocato davanti all’Accademia di Belle Arti, diventa simbolo del progetto riparAzioni, che ha tra i suoi obiettivi proprio quello di animare un luogo, Piazza Roberto Raviola, spesso attraversato da situazioni di grande marginalità e degrado, restituendo alla città un rinnovato spazio inclusivo di socialità e cultura. L’opera dichiara, con la sua presenza, l’importanza di dare voce ai cittadini e alle cittadine per ricordare, come diceva Gianni Rodari il bel suono democratico del motto ’Tutti gli usi della parola a tutti’, non perché tutti siano artisti, ma perché nessuno sia schiavo”.
“Il motivo pittorico sul traliccio della torre usato sulle navi della prima guerra mondiale, si riferisce al rapporto fra arte e guerra, due eterni ed irrinunciabili soggetti del genere umano”, conclude Favelli. “Questo motivo a scacco, al di là dei suoi significati, appare formalmente come una presenza in qualche modo astratta. Ed è questo un punto cruciale dell’opera: dare un segno altro, differente, che si sottrae al lato più ovvio e scontato della realtà, senza nessuna relazione col contesto, con il territorio".
Bologna, Flavio Favelli reinventa il concetto di pulpito con la sua nuova opera pubblica |