Vorticismo. Storia e stile del movimento d’avanguardia inglese


Il geometrismo astratto del vorticismo esaltava la modernità industriale dell’Inghilterra alla soglia della prima guerra mondiale.

Il Vorticismo è stato un movimento letterario e artistico di breve durata che fiorì in Inghilterra nel 1914 a opera del pittore e scrittore britannico Percy Wyndham Lewis (Amherst, 1882 – Londra, 1957) e di un gruppo eterogeneo di giovani artisti. Il nome del movimento è stato coniato del poeta Ezra Pound (Hailey, 1885 – Venezia, 1972) che ne fu un appassionato sostenitore e che vi partecipò attraverso la rivista “Blast”, con cui i vorticisti si manifestarono sulla scena artistica londinese costituendo un efficace stimolo al rinnovamento artistico inglese.

Gli artisti coinvolti insieme a Lewis e Pound, furono il poeta Lawrence Atkinson, i pittori William Patrick Roberts, Cuthbert Hamilton, Fredrick Etchells ed Edward Wadsworth e le pittrici Helen Saunders e Jessica Dismor, gli scultori Jacob Epstein e Henri Gaudier-Brzeska, ed altri le cui ricerche presentavano caratteri analoghi a quelli espressi nel loro manifesto.

Utilizzando gli strumenti della contraddizione, dell’umorismo e della retorica, i vorticisti celebrarono l’energia e il dinamismo della moderna era delle macchine e dichiararono un assalto alle tradizioni artistiche britanniche, diventando il primo gruppo d’avanguardia radicale d’Inghilterra che mise in relazione l’arte con l’industrializzazione. Pur traendo molti spunti dal Cubismo e soprattutto dal Futurismo, se ne distanziarono volutamente, nella ricerca di una “forma pura” incentrata nel loro presente storico.

Il Vorticismo si espresse attraverso la prosa e la poesia e promosse uno stile grafico e pittorico geometrico tendente all’astratto, con linee dure e angoli acuti dai colori audaci e contrapposti che tendevano a enfatizzare il dinamismo delle città industrializzate, opponendosi alle linee curve e molli del sentimentalismo del XIX secolo. Oltre alla pittura, l’estetica vorticista interessò diversi altri media, dalla tipografia e il design alla scultura, nel tentativo di trasformare il modo in cui le persone interagivano con quelle nuove condizioni di vita urbana ed economica. Gli orrori della prima guerra mondiale, tuttavia, smorzarono l’energia del gruppo.

Copertina della rivista Blast
Copertina della rivista Blast

Storia del Vorticismo

Il testo programmatico del movimento artistico inglese venne pubblicato da Percy Wyndham Lewis con l’aiuto di Ezra Pound sul primo numero della rivista da loro fondata Blast, nel giugno 1914. In una sequenza di venti pagine, caratterizzate da una dinamica impostazione grafica e caratteri di varie dimensioni sottolineati e in grassetto, il Manifesto elencava sotto le due etichette “blast” e “bless” tutto ciò che il Vorticismo contestava e appoggiava.

Lo scritto di Lewis era in polemica con il Futurismo, la prima avanguardia storica italiana del Novecento, e con il fondatore Filippo Tommaso Marinetti, con cui era entrato in contatto e poi in dissidio dopo il loro incontro a Londra nel 1910. Contro l’eredità del passato e contro le illusioni del futuro, e proprio per questo contro il Futurismo, il Vorticismo esaltò la dimensione vitale del presente e la vigorosa sensazione di essere “attraversati” dalla grezza energia vitale del mondo. Scrittori e artisti si impegnarono nel rappresentare la vitalità dell’era moderna con quella che il loro capofila descrisse come “una nuova astrazione vivente”. La copertina proclamava questo audace obiettivo apponendo la scritta "blast“ in diagonale su una pagina rosa brillante. Ezra Pound lo descrisse come un ”grande opuscolo ricoperto di magenta". All’interno presentò una serie di audaci innovazioni tipografiche per coinvolgere il lettore, e testi e illustrazioni di Pound, Jacob Epstein, Henri Gaudier-Brzeska, Edward Wadsworth e altri, accanto a un estratto dal romanzo di Ford Madox Ford The Saddest Story, meglio conosciuto con il titolo successivo The Good Soldier.

Quando Pound usò l’immagine del vortice per descrivere l’energia creativa che si sprigionava da questo gruppo di artisti, la elessero a metafora di gran parte della loro teoria estetica. “Lunga vita al vortice!“, scriveva Lewis, ”Blast si propone di essere una strada per tutte quelle idee vivide e violente che non potrebbero raggiungere il pubblico in nessun altro modo...”.

Producendo una rivista, un periodico distribuito a buon mercato, questi artisti offrivano un’alternativa all’arte ufficiale esposta nei musei e alla letteratura stampata da editori affermati. L’intenzione era che fosse un assalto, visivo e concettuale, all’establishment culturale britannico, rifiutando le inclinazioni per lo snobismo di classe, il buonismo, la standardizzazione e le inclinazioni romantiche, per abbracciare l’innovazione, l’arte radicale, l’individualismo, i macchinari e l’urbanizzazione, nel tentativo di liberare la vitalità del mondo moderno. Ne furono pubblicati solo due numeri, però essenziali per comprendere gli obiettivi e l’atteggiamento dei vorticisti, che contengono alcune delle poesie e opere d’arte visiva più significative di quell’esperienza.

Dopo il primo numero del 1914 che presentava il manifesto del gruppo, pubblicato solo poche settimane prima dello scoppio della prima guerra mondiale, ne uscì il secondo un anno dopo, nel luglio 1915: decisamente più sobrio già dalla copertina monocromatica, con una xilografia di Lewis, segnalava gli effetti della guerra sulle posizioni impostate dai vorticisti poco prima. Questo numero offrì più poesia e prosa, con contributi di Ezra Pound, Helen Saunders e Jessie Dismorr, includendo due poesie, Preludes e Rhapsody on a Windy Night poi divenute famose, dell’americano T.S. Eliot, che si era associato al movimento grazie alla sua amicizia con Pound.

Tra gli aspetti singolari del secondo e ultimo Blast del 1915 è che conteneva anche Vortex: Written from the Trenches dello scultore Henri Gaudier-Brzeska, testo scritto dalle trincee, pubblicato postumo e col quale si annunciava la morte dell’artista, ucciso in guerra poco prima della pubblicazione della rivista. Sempre nel 1915, durante la guerra, il gruppo tenne la prima mostra alla Doré Gallery di Londra, che comprendeva opere dei membri chiave del gruppo, tra cui Lewis, Saunders, Dismorr, Fredrick Etchells e proprio Gaudier-Brzeska, oltre che di un certo numero di altri artisti non vorticisti, invitati comunque a mostrare il proprio lavoro. Purtroppo però, la morte di Gaudier-Brzeska avvenuta poco prima ne oscurò l’importanza. Successivamente, anche Lewis e altri membri andarono al fronte.

Nel 1917 Pound e il collezionista americano John Quinn organizzarono l’unica mostra vorticista contemporanea fuori dall’Inghilterra, al Penguin Club di New York City. Le condizioni in quel tempo di guerra resero difficile trasportare le opere negli Stati Uniti e la mostra non suscitò grande coinvolgimento né di pubblico né della stampa. Nel 1920 Lewis poi cercò di far rivivere il movimento con “Group X”, una mostra londinese alla Heal’s Gallery in cui riunì di nuovo alcuni degli artisti vorticisti, che nel frattempo stavano portando la propria arte in nuove direzioni. Il gruppo originale tuttavia non si ricongiunse mai, lo slancio prebellico era andato perduto.

Wyndham Lewis, Officina (1914-1915; olio su tela, 76,5 x 61 cm; Londra, Tate Modern)
Wyndham Lewis, Officina (1914-1915; olio su tela, 76,5 x 61 cm; Londra, Tate Modern)
Jessica Dismorr, Composizione astratta (1915 circa; olio su tavola, 41,3 x 50,8 cm; Londra, Tate Modern)
Jessica Dismorr, Composizione astratta (1915 circa; olio su tavola, 41,3 x 50,8 cm; Londra, Tate Modern)
Helen Saunders, Danza (1915 circa; grafite e gouache su carta; Chicago, David and Alfred Smart Museum of Art)
Helen Saunders, Danza (1915 circa; grafite e gouache su carta; Chicago, David and Alfred Smart Museum of Art)

Temi e stile dei maggiori esponenti

Il gruppo dei vorticisti poneva l’accento allo stesso tempo sul contenuto letterario e sugli aspetti visivi del loro manifesto. La retorica usata negli scritti assicurò al movimento un posto nella storia dell’arte accanto al Futurismo e al Dadaismo. Lo stesso Wyndham Lewis era, prima di tutto, uno scrittore, affiancandosi a due dei poeti più famosi del periodo modernista Ezra Pound e T.S. Eliot. Inoltre, altri membri del movimento, che erano principalmente artisti visivi, come Henri Gaudier-Brzeska e Jessica Dismorr, erano stati incoraggiati a pubblicare i loro testi letterari su Blast, insieme alle proprie immagini. La decisione di diffondere la loro arte e le loro idee sotto forma di una rivista fu molto significativa, innanzitutto per il formato, che permise di combinare gli slanci creativi eterogenei dei membri, tra letteratura, arti visive e design, e anche in quanto consentì che più persone, che non potevano altrimenti permettersi di collezionare opere d’arte o costosi libri di poesia, potessero acquistarla sostenendo un vero e proprio prodotto artistico. Nonostante all’epoca non abbia raggiunto un vastissimo pubblico, ad oggi Blast 1 e Blast 2 rimangono l’eredità più importante del gruppo. Le copie originali sono conservate nelle collezioni inglesi, Victoria and Albert Museum, Tate, Chelsea College, University of Exeter Special Collections, e americane, Yale University, Wake Forest University, University of Delaware, e altre.

Il Vorticismo stabilì la sua idea più importante nell’immagine del vortice, sviluppata in due e tre dimensioni su carta e tela e in scultura. Questi artisti erano profondamente interessati alla qualità vorticosa della vita di quel tempo, e la loro attenzione si rivolse alla ricerca di un punto fermo, un centro immobile nell’impetuosità del moto, che simboleggiava la creazione artistica. “Pensi subito a un vortice”, affermava Lewis, “nel cuore del vortice c’è un grande luogo silenzioso dove tutta l’energia è concentrata; e lì, nel punto di concentrazione, c’è il vorticista”. Le composizioni si fondavano soprattutto su incroci di diagonali saldamente contenute nel piano dell’immagine.

Come fondatore, Lewis fu fondamentale per lo sviluppo delle spinte estetiche che hanno caratterizzato il movimento; la sua opera olio su tela Officina del 1914-15 dimostra lo stile geometrico astratto e la chiarezza della visione del Vorticismo. Linee e colori vivaci creano un turbine di piani spinti. Il titolo suggerisce che il dipinto rappresenta uno spazio fisico, ma è difficile distinguere se si tratti di uno spazio interno o esterno. Potrebbe essere un paesaggio urbano, magari una Londra industriale, o l’interno di uno studio, con il cielo visto attraverso un lucernario. Gli angoli acuti e le cromie chiassose furono un assalto alla composizione e all’armonia tradizionali. Questa sua opera insieme a diverse altre, dimostrano la necessità di confronto tra gli elementi statici e quelli dinamici nel dipinto. Anche Jessica Dismorr in una sua Composizione astratta, olio su legno del 1915, realizzò una serie di forme geometriche a colori pastello su fondo nero che suggeriscono la visione di una serie di rigide architetture che si sovrappongono e sembrano fluttuare l’una accanto all’altra. Nel secondo numero di Blast, Dismorr descriveva Londra come “torri di impalcature che disegnano il loro motivo incrociato di sbarre nel cielo, un mostruoso tartan”.

La scelta di rendere la vitalità dell’ambiente urbano e dei corpi è ben espressa in disegni come Danza di Helen Saunders (1915 circa) e in scultura, per esempio, nella Danzatrice di pietra rossa di Gaudier-Brzeska del 1913, dove l’artista astrae il corpo di una danzatrice in ampi piani organizzati in modo tale che sembrino attorcigliarsi l’uno intorno all’altro. Suggerendo il movimento della figura, nonostante la solida sensazione di staticità della pietra, l’artista esprimeva il suo concetto guida: “Il movimento è la traduzione della vita, e se l’arte raffigura la vita, il movimento dovrebbe entrare nell’arte, poiché siamo consapevoli della vita solo perché si muove”.

Del 1913 anche un’opera cardine dello scultore Epstein, che pur non avendo voluto sottoscrivere il manifesto vorticista, presentò evoluzioni che in quel periodo vi erano strettamente correlate: The Rock Drill (“La perforatrice da roccia”), era nata come celebrazione della unione tra uomo e macchina, un ibrido che anticipava il futuro dell’umanità come cyborg, ma fu stravolta dalla consapevolezza dell’artista che macchine e macchinari avevano provocato la distruzione della prima guerra mondiale. Epstein creò inizialmente un calco in gesso di un corpo umano a cavalcioni su un trapano minerario industriale, che doveva essere alto tra i 2 e i 3 metri indicando le possibilità spaventose ma eccitanti di quell’era industriale. Ma dopo aver vissuto gli orrori della guerra, abbandonò l’idea positiva della macchina come ausilio umano e trasformò il lavoro, troncando la figura umana e rimuovendo il trapano, in un torso mutilato senza arti, fuso in bronzo e presentato su un piedistallo. Una “forma pura”, che come nella pittura astratta, alludeva all’essenza distillata del suo soggetto, impotente e sconfitto dalla meccanica bellica. La visione di Epstein sul futuro degli esseri umani e delle macchine era cambiato come per molti dei membri del movimento vorticista, dimostrando la parabola, l’ascesa e la caduta, degli ideali estetici futuristi di inizio secolo.

Henri Gaudier-Brzeska, Danzatrice di pietra rossa (1913; pietra rossa, 43,2 x 22,9 x 22,9 cm; Londra, Tate Modern)
Henri Gaudier-Brzeska, Danzatrice di pietra rossa (1913; pietra rossa, 43,2 x 22,9 x 22,9 cm; Londra, Tate Modern)
Jacob Epstein, The Rock Drill (1913-1916; figura di gesso montata su macchina perforatrice, 205 x 141,5 cm; Scultura originale distrutta, ricostruita nel 1974)
Jacob Epstein, The Rock Drill (1913-1916; figura di gesso montata su macchina perforatrice, 205 x 141,5 cm; Scultura originale distrutta, ricostruita nel 1974)

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