Transavanguardia: storia, sviluppi, artisti


La Transavanguardia fu un movimento artistico, disegnato da Achille Bonito Oliva, che si sviluppò in Italia negli anni Ottanta. Origini, stile, artisti.

La Transavanguardia fu un movimento artistico che nacque e si sviluppò nell’Italia dei primi anni Ottanta, raggiungendo un cospicuo successo. L’affermarsi di questo movimento artistico comportò il ritorno ad una pittura figurativa, di tipo citazionista e con ascendenze neoespressioniste. L’espressione artistica della Transavanguardia ebbe sempre un occhio puntato verso il passato, passato che volle rivisitare e reinterpretare nel pieno stile di un “ritorno all’ordine”.

Questa modalità artistica ebbe certamente un impatto notevole sull’arte italiana, ma ebbe anche una risonanza a livello internazionale, contribuendo alla riscoperta della tecnica pittorica e del figurativismo dopo un periodo, gli anni Settanta, che aveva vissuto il dominio artistico dell’idea, del concetto. Per esempio, negli Stati Uniti, questa tendenza subì il retaggio dell’imponente cultura pop, e quindi riprese la sua figurazione più tipica.

Fu il critico Achille Bonito Oliva a designare i tratti di questa nuova corrente, scrivendone per la prima volta in un articolo del 1979 e poi nel 1982, in modo più approfondito, nella sua opera Avanguardia Transavanguardia. L’esperienza della Transavanguardia fu breve, e il raggrupparsi dei pittori che avevano aderito a questo atteggiamento artistico fu sempre poco ufficiale, poiché ognuno di essi sviluppò una poetica e uno stile molto indipendenti. Per queste diversità espressive, gli artisti portarono avanti separatamente le loro carriere, senza però arrivare a uno scioglimento effettivo del gruppo.

Enzo Cucchi, Paesaggio barbaro (1983; olio su tela, 129,5 x 159,4 cm; Collezione privata)
Enzo Cucchi, Paesaggio barbaro (1983; olio su tela, 129,5 x 159,4 cm; Collezione privata)
Enzo Cucchi, Musica ebbra (1982; olio e alluminio su tela, 190 x 200 cm; Svizzera, Collezione Guntis Brands)
Enzo Cucchi, Musica ebbra (1982; olio e alluminio su tela, 190 x 200 cm; Svizzera, Collezione Guntis Brands)
Mimmo Paladino, Giardino chiuso (1982; bronzo dipinto, 200 x 185 x 175 cm; Fondazione per l’Arte Moderna e Contemporanea CRT in comodato presso Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea, Rivoli-Torino)
Mimmo Paladino, Giardino chiuso (1982; bronzo dipinto, 200 x 185 x 175 cm; Fondazione per l’Arte Moderna e Contemporanea CRT, in comodato presso Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea, Rivoli-Torino)
Mimmo Paladino, La virtù del fornaio in carrozza (1983; olio su tela, cornice in legno scolpita e dipinta, 183,3 x 223,5 cm; Fondazione per l’Arte Moderna e Contemporanea CRT, in comodato presso Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea, Rivoli-Torino)
Mimmo Paladino, La virtù del fornaio in carrozza (1983; olio su tela, cornice in legno scolpita e dipinta, 183,3 x 223,5 cm; Fondazione per l’Arte Moderna e Contemporanea CRT, in comodato presso Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea, Rivoli-Torino)

Nascita, formazione e diffusione della Transavanguardia

Con il termine Transavanguardia nato nel panorama artistico italiano all’inizio degli anni Ottanta, si andò profilando un nuovo tipo di espressionismo, adottato per indicare un ritorno ad una pittura figurativa e un ricorso alle tecniche artistiche tradizionali del disegno, della pittura, della scultura. Tecnicamente, lo stile pittorico perseguito fu volutamente rozzo, forte e sovversivo. In virtù di quest’ultimo aspetto ci sono stati altri nomi, come ad esempio bad painting e dumb art; ma anche new image painting, ad evidenziare un ritorno delle immagini e delle icone. In questa declinazione artistica di fine Novecento, si rese possibile coniugare un impianto espressivo ingenuo (appunto, dumb) con una dialettica di tipo post-concettuale. La carica regressiva insita nella ripresa di una pittura di figura permise comunque una flessione pittorica verso uno stile diretto, espressivamente immediato.

Alla figura di Achille Bonito Oliva (Caggiano, 1939) si deve l’invenzione del termine e la teorizzazione del movimento, quindi anche la fondazione del gruppo, di cui fu un critico-manager. Il neologismo intese indicare la natura ibrida, trans-culturale e trans-storica di un linguaggio che puntò a mescolare momenti e caratteri di tradizioni artistiche anche molto diverse tra loro. Fu soprattutto uno stile citazionista, caratterizzato dal nomadismo. Come si può dedurre dal termine, la Transavanguardia voleva attraversare le Avanguardie, andando oltre di esse per aprirsi alla possibilità di sperimentare, mantenendo uno sguardo retrospettivo, mentre inventava nuove combinazioni e soluzioni stilistiche per sondare l’eredità artistica accumulata sino a quel momento. L’artista della Transavanguardia poté affidarsi ai vari testi del passato e combinarli, ricorrendo anche all’utilizzo di materiali popolari, come il fumetto o la pubblicità. Questo processo veniva svolto in completa libertà, e al contempo concedeva di esprimere la componente inconscia dell’atto creativo, rifacendosi all’aspetto estetizzante e ludico dell’atto pittorico. Per questa ragione, si può dire che la Transavanguardia si richiamò sia al Surrealismo che all’Espressionismo.

Su questi binari e con la nuova etichetta di Transavanguardia viaggiarono i cinque artisti italiani nominati dal critico Bonito Oliva nel 1979, nel suo articolo uscito su “Flash Art” (nn. 92-93): Enzo Cucchi (Morro d’Alba, 1949), Mimmo Paladino (Paduli, 1948), Sandro Chia (Alessandro Coticchia; Firenze, 1946), Francesco Clemente (Napoli, 1952), Nicola de Maria (Foglianise, 1954), accomunati dal rigetto di un’arte ideologizzata e politica e dal rifiuto di una concezione lineare del progresso, come era tipico delle avanguardie storiche e dell’uomo post-moderno.

Dallo studio delle poetiche di questi autori emerge un interesse particolare nei confronti della figura e dell’opera dell’artista metafisico Giorgio de Chirico, ovverosia il primo ad impiegare linguaggi espressivi prelevandoli a ritroso nella Storia dell’arte. Per spiegare la produzione degli artisti della Transavanguardia, Achille Bonito Oliva utilizzò la metafora del “cieco vedente”: secondo questa, l’artista infrange le lenti che rendono la sua una visione unitaria. Dunque si guarda attorno con uno sguardo frammentario, caleidoscopico. In questo modo, diviene capace di cogliere elementi distanti tra loro e cerca di ricondurli a un principio di bilancio ed armonia. L’artista della Transavangiardia, dunque, ebbe un atteggiamento diffidente nei confronti della storia, non propose modelli identificabili cronologicamente, ma trascese i confini culturali e geografici per creare un proprio immaginario, assolutamente arbitrario, nel quale fu libero di inserire esperienze e ricordi autobiografici.

La Transavanguardia, nel travalicare la concettualità insita nell’opera d’arte, si trascinò dietro le suggestioni dell’Arte Povera e dell’Arte Concettuale. Sin dalla sua fondazione, il critico Achille Bonito Oliva si spese per sottolineare quali fossero le differenze esistenti tra il movimento di cui fu teorico e le tendenze artistiche dominanti la scena italiana. Nonostante la cosciente presa di distanza, si possono individuare alcune zone comuni, in special modo con l’Arte Povera. I cinque artisti italiani indicati dal critico ebbero infatti tutti esperienze dirette con quelle modalità operative, o quanto meno lavorarono a stretto contatto con i maggiori esponenti di quelle correnti. Da un punto di vista formativo, si trattò di scambi culturali determinanti, e fu naturale che essi risentissero di quelle suggestioni nel proseguimento delle loro carriere. Inoltre, l’operazione di pubblicità attuata dal critico Germano Celant fu paragonabile a quella svolta da Oliva per la Transavanguardia: ambedue si distinguono in quanto iniziative realizzate per imporsi come una novità, una soluzione avanguardista con caratteri spiccati e propri.

Altri aspetti comuni sono la critica al positivismo darwiniano e alla nozione di progressismo, l’apertura attribuita al concetto di incertezza e quello della complessità; l’importanza riservata alla tradizione e al mestiere, l’anti-intellettualismo. Dunque, l’opposizione generale alla produzione artistica precedente convisse con la ripresa delle tecniche tradizionali. In pochissimi anni, i cinque esponenti riuscirono a toccare ragguardevoli quotazioni di mercato e a divenire pionieri, oggetto di imitazioni dagli artisti di tutte le parti del mondo. Tuttavia, diventa alquanto difficile individuare i tratti che accomunarono gli artisti stessi della Transavanguardia. Ad esempio, Nicola de Maria si distinse per essere un pittore prevalentemente astratto, mentre Sandro Chia e Francesco Clemente puntarono ad una linea prevalentemente figurativa. Una grande novità della Transavanguardia risedette nell’indifferenza con cui gli artisti sceglievano di esprimersi: non era importante il mezzo, quello che contava davvero era la libertà di spaziare da una tecnica all’altra.

Nel 1982 la Transavanguardia italiana intrattenne una corrispondenza con l’ambiente artistico tedesco, partecipando alla rassegna Documenta Kassel 7 accanto ai Neuen Wilden (per la critica italiana Nuovi Selvaggi). Quest’ultimo fu un gruppo di giovani artisti provenienti da varie città tedesche, accomunati dal piacere fisico dell’atto di dipingere di stampo espressionista, alla Die Brücke — stile di cui si servirono per restituire la loro percezione della realtà.

Per uno sguardo a livello internazionale si possono distinguere altre componenti che si possono associare alla Transavanguardia. Il citato filone tedesco neoespressionista, con gli artisti Anselm Kiefer, Jörg Immendorff, Georg Baselitz, Markus Lüpertz e A. R. Penck. La loro fu una pittura veloce e sconvolgente, che si distinse dalla situazione francese, con Gérard Garouste, più ammiccante alla Transavanguardia italiana o al “graffitismo” pop americano. A differenza dell’Arte Povera, che a lungo continuò a rappresentare l’Italia nell’arena dell’arte internazionale, la Transavanguardia smise presto di muoversi in gruppo.

La sostanziale disomogeneità, sia linguistica sia poetica, portò inevitabilmente gli artisti a seguire strade autonome, comportando inesorabilmente una brevità del fenomeno artistico e l’inconsistenza del sodalizio.

Sandro Chia, Zattera temeraria (1982; olio su tela, 300 x 371 cm; Berlino, collezione Marx)
Sandro Chia, Zattera temeraria (1982; olio su tela, 300 x 371 cm; Berlino, collezione Marx)
Sandro Chia, Sinfonia incompiuta (1980; olio su tela, 110,8 x 200 cm; Fondazione per l’Arte Moderna e Contemporanea CRT, in comodato presso Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea, Rivoli-Torino)
Sandro Chia, Sinfonia incompiuta (1980; olio su tela, 110,8 x 200 cm; Fondazione per l’Arte Moderna e Contemporanea CRT, in comodato presso Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea, Rivoli-Torino)
Francesco Clemente, Cerchio di Milarepa (1982; olio su tela, 200 x 250 cm; Fondazione per l’Arte Moderna e Contemporanea CRT, in comodato presso Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea, Rivoli-Torino)
Francesco Clemente, Cerchio di Milarepa (1982; olio su tela, 200 x 250 cm; Fondazione per l’Arte Moderna e Contemporanea CRT, in comodato presso Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea, Rivoli-Torino)
Nicola De Maria, Cinque o sei lance spezzate a favore del coraggio e della virtù (1986; allestimento; Rivoli, Castello di Rivoli Museo d'Arte Contemporanea)
Nicola De Maria, Cinque o sei lance spezzate a favore del coraggio e della virtù (1986; allestimento; Rivoli, Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea)

Esponenti e stili della Transavanguardia

Nel processo di scioglimento del gruppo della Transavanguardia, le vicende di alcuni membri li condussero all’autonomia lavorativa. In particolare, Enzo Cucchi, sembrò favorito verso un successo indipendente sempre maggiore. L’artista trasse ispirazione dalla tradizione figurativa tedesca, com’è evidente da Paesaggio barbaro (1983), quadro dalla pittura densa che gioca sui colori foschi e acidi.

Nella pittura di Cucchi i volti e le figure sono deformate e in stretta connessione con certe soluzioni pittoriche dell’Espressionismo tedesco: in Musica ebbra (1982), le figure si allungano in un movimento energico, dando vita a una composizione cupa e intensa. Enzo Cucchi inventò un repertorio di figure tutto suo, rifuggendo la regola del decoro. Compose i suoi quadri utilizzando numerose tecniche, dalla pittura al disegno, dalla scultura ai libri d’artista. Le immagini di Cucchi sconvolgono ma accolgono lo spettatore ad immergersi nella visione che l’artista ha della realtà.

Mimmo Paladino, invece, si mosse tra figurativo e astratto, facendo continui riferimenti al linguaggio e all’area semantica del mito. Errò attraverso la tradizione e le culture più lontane fra loro, senza mai davvero cedere all’esotismo: la sua arte è una contaminazione tra simboli e forme organiche, tra forme naturali e figurazione antropomorfa. L’artista rincorse il significato arcaico del segno inserendolo con naturalezza nella sua visione post-moderna. In Giardino chiuso, 1982, espose il motivo dell’hortus conclusus, prelevandolo dalla tradizione iconografica medievale, dove compariva sia in ambito pagano che religioso. Nell’opera rimane intatto il valore simbolico di luogo protetto, e questa valenza viene trasmessa in virtù del linguaggio arcaico perseguito da Paladino.

L’anno successivo, Paladino realizzò La virtù del fornaio in carrozza, olio su tela in cui i soggetti sono interessati da un’atmosfera magica e lunare. Le figure sono definite da pochi tratti essenziali, come succedeva nelle culture primitive e nel primo Espressionismo tedesco. Queste vanno a mescolarsi con un immaginario fantastico e insieme mostruoso.

Nella ripresa e combinazione di riferimenti a culture e momenti diversi della storia dell’arte, si distingue l’opera di Sandro Chia. L’artista si caratterizza per una visione pittorica trasgressiva, violenta. Il suo è un universo fatto si soggetti anti-eroici e un senso di monumentalità di tipo michelangiolesco, spesso contrastante con il significato della composizione. Nel 1982 realizzò Zattera temeraria, in cui rivisita il celebre dipinto storico del pittore francese Théodore Géricault, La zattera della medusa, (1818-19). Chia offrì una reinterpretazione ironica delle figure nude di matrice classica. I torsi possenti sono in netto contrasto con la pennellata sciolta, condotta con una linea liquida che sdrammatizza la scena. In Sinfonia incompiuta (1980), al centro della scena vi è una figura posta di schiena, voltata in direzione dello spettatore mentre espelle uno spartito musicale come fosse un istinto fisiologico.

Francesco Clemente (Napoli, 1952) indagò profondamente la propria soggettività, rendendo nelle sue creazioni la propria interiorità sotto diversi aspetti. Nella sua produzione, i concetti di sguardo frammentario e il nomadismo tipico della Transavanguardia vengono intesi sia come oggetto della rappresentazione che come indagine della potenzialità delle tecniche artistiche. Nel Cerchio di Milarepa, opera eseguita nel 1982 e parte di una serie di dodici tele, Francesco Clemente rappresentò un soggetto per il quale si lasciò ispirare da una tradizione orientale. I volti riportano le sue personali suggestioni per la figura di un monaco buddhista. La superficie dell’opera è corposa, formata da più strati pittorici. Nell’apposizione di più strati di materia pittorica si può intravedere una lettura delle prove cui il monaco dovette far fronte durante sua vita terrena da eremita.

Nicola De Maria fu l’artista più orientato verso l’architettura e l’esplorazione dello spazio. Eseguì grandi dipinti murali, ambienti in cui lo spettatore è costretto a muoversi perdendo il confronto frontale con l’opera. Ci fu in lui una grande attenzione alla poesia e alla scrittura. Nel 1986 realizzò Cinque o sei lance spezzate a favore del coraggio e della virtù, opera in cui l’artista rivestì completamente una sala del Museo d’Arte Contemporanea nel Castello di Rivoli, a Torino, edificio dalla forte connotazione storica. Trascendendo completamente da questo dettaglio, De Maria dipinse le pareti con colori diversi per caratterizzare l’ambiente in senso unico e coinvolgente.


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