Pietro Annigoni, pittore moderno della realtà. Vita, opere, stile


Pietro Annigoni fu uno tra i maggiori artisti italiani del Novecento, grande ritrattista. La sua vita, le opere, lo stile.

Pietro Annigoni (Milano, 1910 – Firenze, 1988), artista tra i maggiori dell’Italia di metà Novecento, appartenente al gruppo dei “pittori moderni della realtà”, grande ritrattista, ha saputo rappresentare gli uomini e le donne suo tempo ritraendo non solo i loro volti ma anche le loro anime.

Artista che dava una grande importanza al disegno e alla tecnica, non era interessato al lavoro di molti suoi contemporanei caratterizzati da spinte più avanguardistiche, e allo stesso tempo la sua arte fu rifiutata dagli astrattisti: “Né so se sia novità seguir decisamente il proprio istinto e, innanzitutto, disegnare e disegnare, agognando di giungere a costruire con schietto carattere le parti e logica armoniosa l’insieme. Con questo scopo, nella fede di riconquistare qualcosa dell’antica meravigliosa esperienza, di quel mestiere che, purtroppo, è andato perduto, ho lavorato sodo e senza transizioni fino a oggi, in una solitudine che a troppi giovani fa spavento”.

Lo storico dell’arte Bernard Berenson disse di lui: “Pietro Annigoni non è solo il più grande pittore di questo secolo ma è anche in grado di competere alla pari con i più grandi pittori di tutti i tempi. Egli rimarrà nella storia dell’arte come il contestatore di un’epoca buia”.

Pietro Annigoni, Autoritratto (1946; olio su tela, 46 x 36 cm; Firenze, Fondazione CR Firenze)
Pietro Annigoni, Autoritratto (1946; olio su tela, 46 x 36 cm; Firenze, Fondazione CR Firenze)

La vita di Pietro Annigoni

Pietro Annigoni nacque a Milano il 7 giugno del 1910. Figlio di una coppia milanese, anche se la madre era americana di San Francisco, secondo di tre fratelli, passò l’infanzia a Milano. Il padre era un noto ingegnere, e nel 1925 a causa del suo lavoro la famiglia si trasferì a Firenze.

Annigoni a Firenze frequentò il Collegio dei Padri Scolopi dove conseguì il diploma di maturità classica. Finito il lavoro del padre giunse il momento di tornare a Milano: Annigoni che già frequentava la Scuola Libera del Nudo e aveva mostrato un eccezionale talento per il disegno decise di rimanere a Firenze per continuare gli studi. Frequentò l’Accademia delle Belle Arti dove si diplomò in Pittura con Felice Carena, in Scultura con Giuseppe Graziosi, in Incisione con Celestino Celestini. In questi anni strinse molte amicizie durature come quella con lo scultore Mario Parri: fu proprio nello studio di Parri che nel 1928 Annigoni conobbe Anna Maggini, studentessa del Conservatorio Luigi Cherubini, e i due si sposarono nel 1937. Dal matrimonio nacquero due figli, Benedetto nel 1939 e Maria Ricciarda nel 1948, e Annigoni, nonostante i problemi e le lunghe assenze a causa del lavoro, riuscì a costruire un buon rapporto con loro.

Il matrimonio fu molto complesso: per Annigoni era difficile conciliare vita privata e lavorativa, e questo creò delle difficoltà e dei contrasti, così in comune accordo i due si separarono nel 1954. Anna restò comunque una figura di riferimento per lui, e una dimostrazione di questo legame furono le pagine del diario di Annigoni che dedicò a lei dopo la sua morte. L’artista partecipò ad una mostra collettiva nel 1930, che lo aiutò a farsi notare. Due anni dopo, a Firenze, allestì la sua prima mostra personale al Palazzo Forroni nella galleria Bellini, fu un gran successo: il giornalista Ugo Ojetti gli dedicò la terza pagina del Corriere della Sera, elogiandolo e dicendo che la sua bravura derivava da uno studio attento e meticoloso di quello che lo circondava. L’esposizione del 1936 a Milano fu un altro successo, e ne parlò bene sia il pubblico che la critica.

Annigoni amava viaggiare, visitò molti paesi europei, tra cui la Germania dove rimase affascinato dalla pittura rinascimentale nordica. Sempre durante i suoi viaggi dipinse i luoghi che visita sperimentando tecniche di pittura più semplici e adatte a chi viaggia, come la pittura a guazzo. La sua indole anticonformista portò Annigoni ad allontanarsi dal mondo della cultura ufficiale, e nel 1947 firmò il Manifesto dei Pittori Moderni della Realtà. Con questa dichiarazione il gruppo, formato da Pietro Annigoni, Gregorio Sciltian, Antonio Bueno e Xavier Bueno, andava in conflitto con la corrente informale (che realizzava opere non legate visivamente alla realtà) nata i quegli anni. Il gruppo si sciolse nel 1949, ma Annigoni avrebbe tenuto fede fino alla fine alle sue affermazioni, una lotta solitaria in difesa della realtà e del figurativo.

La svolta per Annigoni arrivò nel 1949 quando dipinse il Ritratto di Salvatore Ferragamo, stilista e calzaturiere noto in tutto il mondo. Grazie all’incoraggiamento da parte dell’amico pittore Dimitri Kratschkoff, Annigoni decise di partire per l’Inghilterra, partecipò alla selezione per entrare alla Royal Academy, e grazie alle lettere di raccomandazione di Ferragamo riuscì ad accedere e ad esporre, sempre nel 1949. Dopo quell’esperienza da ritrattista e dopo la mostra, nel giro di cinque anni Annigoni divenne il pittore ufficiale della famiglia reale inglese. La commissione per il ritratto della regina Elisabetta II (leggi qui un approfondimento) fece decollare la carriera di Annigoni: il ritratto venne anche utilizzato per la copertina del Picture Post magazine del 30 aprile 1955, oltre che per francobolli, stampe e incisioni.

Nel 1961 venne scelto dalla rivista Time per ritrarre il presidente John F. Kennedy, e fu una grande opportunità per Annigoni anche se non fu un successo, poiché il ritratto non piacque a Kennedy: il presidente fu molto impegnato e non fu disposto a rimanere tanto in posa. Nel ritratto Kennedy risulta stanco e leggermente strabico: Annigoni alla fine era rimasto fedele alla sua visione del reale. L’anno dopo fu incaricato, sempre da Time, di ritrarre papa Giovanni XXIII, e di questa commissione ci resta un disegno che coglie appieno il carattere e l’anima del pontefice. Tra gli anni Sessanta e Settanta continuò a ritrarre personalità famose di tutto il mondo, tuttavia Annigoni non fermò la sua produzione di quadri che andavano ad indagare il suo mondo interiore: il suo figurativo esplora il metafisico-astratto con la sua serie delle Solitudini (La lezione, direste voi che questo è un uomo?, 1953).

Annigoni si sentiva un pittore di altri tempi: come fu per molti pittori del passato la vera sfida era la tecnica dell’affresco, i colori diventano difficili da mischiare e sfumare visto che il pigmento viene assorbito dall’intonaco. Con gli affreschi Annigoni meditò su Dio e sul sacro: nei suoi diari l’artista scrisse: “io sono un nostalgico di Dio […] ho bisogno di sapere che in quelle chiese ci sono uomini che pregano”. Gli affreschi che Annigoni eseguì nelle chiese furono sempre gratuiti, non volle esser pagato per questo tipo di lavoro. Il suo ultimo ciclo di affreschi si trova a Padova nella Basilica di Sant’Antonio (1978-1988), dove Annigoni ricerca un vero dialogo con Dio.

Negli ultimi anni rifiutò le grandi commissioni e si ritirò in meditazione. L’ultimo ritratto fu quello della sua seconda moglie Rossella Segreto: l’aveva sposata nel 1974 dopo la dolorosa perdita della prima moglie nel 1969. Per soddisfare le richieste del mercato si dedicò alle sanguigne (tecnica veloce, gessetto a sanguigna su carta preparata con gesso) eseguendo molti volti femminili e maschili che erano ripresi dai molti disegni preparativi o di fantasia. Si dedicò anche a dipingere paesaggi, vivendo la natura e giocando con i colori ad olio. Dopo una lunga malattia Annigoni morì a Firenze il 28 ottobre 1988.

Pietro Annigoni, La quiete (1938; Ivrea, Museo Civico Pier Alessandro Garda)
Pietro Annigoni, La quiete (1938; Ivrea, Museo Civico Pier Alessandro Garda)
Pietro Annigoni, Il Cinciarda (1945; tempera su tela, 181 x 107 cm; Firenze, Fondazione CR Firenze)
Pietro Annigoni, Il Cinciarda (1945; tempera su tela, 181 x 107 cm; Firenze, Fondazione CR Firenze)
Pietro Annigoni, Ritratto di Salvatore Ferragamo (1949; olio su tela, 35,5 x 45 cm; Firenze, Collezione Ferragamo)
Pietro Annigoni, Ritratto di Salvatore Ferragamo (1949; olio su tela, 35,5 x 45 cm; Firenze, Collezione Ferragamo)
Pietro Annigoni, Ritratto di Elisabetta II d'Inghilterra (1954-1955; tempera grassa su tela, 182,9 x 121,9 cm; Londra, Fishmongers' Hall)
Pietro Annigoni, Ritratto di Elisabetta II d’Inghilterra (1954-1955; tempera grassa su tela, 182,9 x 121,9 cm; Londra, Fishmongers’ Hall)
Pietro Annigoni, Solitudine III (1973; Firenze, Fondazione CR Firenze)
Pietro Annigoni, Solitudine III (1973; Firenze, Fondazione CR Firenze)

Lo stile e le opere

Pietro Annigoni per tutta la vita si dedicò al disegno e alla tecnica: si può dire che voleva dipingere come i grandi del passato (fece parte della corrente realista). La sua prima opera risale al 1927, un anno prima del trasferimento a Firenze della famiglia: è il suo Autoritratto a matita, una dimostrazione della sua tecnica e del suo talento precoce.

Negli anni dell’accademia Annigoni migliora la tecnica del ritratto e impara e sperimenta nuovi metodi di pittura. Molti dei suoi primi quadri raffigurano la gente comune, come i mendicanti: La morte del mendicante (1931) mostra un Annigoni alla ricerca del suo stile, con i personaggi che, anche se con volti non ben rappresentati, fanno capire il dolore e la tristezza di quel momento. Sono molti i quadri dove Annigoni ci mostra i reietti della società, con uno sguardo quasi antropologico studiando volti e vestiti: uno di questi è il Cinciarda (1945), omonimo mendicante che dopo la guerra vagava per Firenze (Annigoni lo usava spesso come modello).

Tra gli anni Trenta e Quaranta Annigoni sperimenta molte tecniche e molti soggetti: sono gli anni dei primi viaggi dove dipinge i suoi paesaggi a biacca (Il viaggio, 1934). Durante il suo peregrinare dipingeva quello che vedeva, la sua era una pittura en plein air (all’aria aperta), ad olio o tempera su piccole tele o cartoncini telati (cartone preparato con uno strato di tela e gesso): voleva cogliere così i luoghi e i momenti nell’Europa alla ricerca dei luoghi dei grandi artisti. La quiete (1938) e Veduta di Salisburgo (1931) mostrano come Annigoni fosse attento sia ai dettagli ma anche al dato atmosferico e spirituale. Si esercitò anche in temi più classici come il Nudo disteso (1943), un interessante esperimento tra disegno e colore che ci trascina in una realtà fatta di suggestioni metafisiche.

Il tema dell’autoritratto per Annigoni sarà un punto cardine della sua carriera, un ottimo esercizio di tecnica nella rappresentazione del volto ma anche una ricerca psicologica introspettiva. Citandone alcuni in vari anni possiamo notare come cambia il modo di auto rappresentazione: l’Autoritratto del 1946, l’Autoritratto del 1954, l’Autoritratto del 1971. Momenti diversi della vita che si possono percepire dal volto e dallo sguardo dell’artista. I suoi ritratti del resto coglievano appieno lo spirito del soggetto. Tra le opere più celebri di Annigoni c’è sicuramente quella della regina Elisabetta II (Ritratto di sua maestà la regina Elisabetta II, 1954-55), e questo ritratto gli valse il nome di “pittore delle regina”, l’appellativo che usava la stampa. Annigoni dipinse anche politici: si vedano per esempio il Ritratto di John Fitzgerald Kennedy (1962), il Ritratto di Gerardo Kraft (1951), il Ritratto di Margaret Rawlings (1951), il Doppio ritratto dello scià di Persia Reza Pahlavi e dell’imperatrice Farah Dida (1968).

I quadri che catturano al meglio la sua solitudine e la sua ricerca sono la serie delle Solitudini, dove l’artista va a riflettere sulla sofferenza umana e sulla condizione dell’uomo contemporaneo, con realismo unito al metafisico come in Solitudine III (1973). Dagli anni Sessanta fino a poco prima della sua morte Annigoni si dedica alla creazione di grandi cicli di affreschi, non rappresentando semplicemente l’Antico e Nuovo Testamento ma avvicinando il più possibile il carattere religioso spirituale all’uomo contemporaneo: nel santuario della Madonna del Buon Consiglio a Ponte Buggianese (Pistoia) si possono per esempio osservare la Deposizione e Resurrezione di Cristo (1967).

Pietro Annigoni, Direste voi che questo è l'uomo? (La lezione) (1953; tempera  grassa su tavola, 150 x 200 cm; Collezione privata)
Pietro Annigoni, Direste voi che questo è l’uomo? (La lezione) (1953; tempera grassa su tavola, 150 x 200 cm; Collezione privata)
Pietro Annigoni, Ritratto di papa Giovanni XXIII (1962)
Pietro Annigoni, Ritratto di papa Giovanni XXIII (1962)
Pietro Annigoni, Deposizione e Resurrezione di Cristo (1967; affreschi; Ponte Buggianese, Santuario della Madonna del Buon Consiglio)
Pietro Annigoni, Deposizione e Resurrezione di Cristo (1967; affreschi; Ponte Buggianese, Santuario della Madonna del Buon Consiglio)

Dove vedere le opere

Annigoni ci ha lasciato una grandissima quantità di disegni ma anche tantissimi quadri. La maggior parte delle sue opere è raccolta a Firenze presso la Fondazione CR Firenze, nella Villa Bardini, dove è stato allestito il Museo Annigoni: qui è presente una ricca collezione che segue tutto il percorso dell’artista. Sempre a Firenze alcuni dei suoi autoritratti si trovano alla Galleria degli Uffizi. Il ritratto di salvatore Ferragamo è conservato presso l’omonima fondazione a Firenze.

A Milano posiamo trovare il suo Autoritratto con Amici (1936) al Museo del Novecento. Alcune delle sue opere si trovano al Museo Civico Pier Alessandro Garda ad Ivrea. La Resurrezione del Lazzaro (1946) è conservata presso i Musei Vaticani nella Città del Vaticano.

Gli affreschi si possono vedere a Firenze presso il Convento di San Marco, a Ponte Buggianese presso il santuario della Madonna del Buon Consiglio, e a Padova alla Basilica di Sant’Antonio.

Fuori dall’Italia lo troviamo a Londra presso il Fishmongers’ Hall dove è conservato il ritratto di Elisabetta II, e una sua opera si trova anche in Cina: si tratta degli Anacoreti del deserto (1957) nella collezione Quan Shanshi Art Center a Hangzhou.


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