Paul Cézanne. Vita e opere del pittore che ha inventato l'arte del XX secolo


Paul Cézanne fu uno dei primi pittori a voler dipingere quel che pensava e non quello che vedeva. Ecco la sua vita, il suo stile, le opere principali.

Paul Cézanne (Aix-en-Provence, 1839 - 1906) appartenne alla corrente post-impressionista. Con le sue opere, pose le basi per il Cubismo e, più in generale, per l’arte del XX secolo, soprattutto per via della semplificazione formale che costituì le fondamenta di molti movimenti d’avanguardia dei periodi successivi. Il pittore non ebbe un carattere docile e a testimoniarlo furono gli aspri rapporti con il padre che lo volle dottore in legge, ma il giovane artista si ribellò per poter seguire la sua passione: l’arte. Pochi furono i “prescelti” che entrarono nelle grazie del pittore, tra questi l’artista Camille Pissarro, con il quale intrattenne una lunga amicizia e una forte complicità artistica. Meno fortunato invece fu lo scrittore e amico Émile Zola che dopo aver pubblicato un suo romanzo venne aspramente criticato da Cézanne.

Se nei rapporti umani Cézanne non fu particolarmente abile, diversamente si può dire della sua arte che seppe aggiungere un tassello in più a quelle feconde sperimentazioni artistiche che avevano luogo nei tempi in cui l’artista operò. Dapprima vicino agli impressionisti con i quali frequentò il Café Guerbois a Parigi, presto Cézanne se ne allontanò per elaborare uno stile personale, una tecnica pittorica più scientifica e riflessiva che potesse dare all’arte la sua legittima autonomia. Per quasi tutta la sua vita il pittore francese rimase nella sua casa di campagna in Provenza, sebbene in gioventù fosse molto attratto dai boulevard parigini e dai cafè di Montmartre e Montparnasse. Nella campagna francese ebbe molti stimoli e soggetti da rappresentare, molti dei quali diventarono il suo segno distintivo, come ad esempio la montagna di Sainte-Victoire, oppure le molte nature morte e ritratti.

Paul Cézanne, Autoritratto con berretto (1875; olio su tela, 53 x 39,7 cm; San Pietroburgo, Hermitage)
Paul Cézanne, Autoritratto con berretto (1875; olio su tela, 53 x 39,7 cm; San Pietroburgo, Hermitage)

La vita di Paul Cézanne

Paul Cézanne nacque il 19 gennaio 1839 ad Aix-en Provence da Louis-Auguste e Anne Elisabeth Honorine Aubert, in una famiglia agiata. Studiò al collegio Bourbon, nella città natia. Nel 1852 Cézanne strinse una lunga amicizia con il celebre scrittore Émile Zola, destinato a diventare uno degli interpreti più sensibili e conosciuti della letteratura francese dell’Ottocento. Il padre voleva che il figlio studiasse legge, ma il giovane nel 1860 abbandonò gli studi per dedicarsi all’arte, attività sostenuta anche dalla madre e dalla sorella. Il padre, pur non apprezzando la scelta del figlio di divenire artista, gli permise di frequentare le migliori scuole di Francia, grazie all’agiatezza economica di cui la famiglia godeva. Dopo questo primo avvicinamento al mondo dell’arte, Cézanne maturò rapidamente il desiderio di trasferirsi in quella che fu la vera capitale dell’arte: Parigi. Nel 1861 ottenne finalmente dal padre il permesso di recarsi nella capitale francese, a patto che il figlio riuscisse a entrare in una delle più famose scuole d’arte come l’École des Beaux Arts. Il giovane pittore non superò l’esame d’ammissione e frequentò la più libera Académie Suisse: qui Cézanne strinse amicizia con Édouard Manet, Claude Monet e Camille Pissarro, rappresentanti di un nuovo modo di fare pittura, lontano da quella tradizionale che veniva insegnata nelle accademie. Durante questo primo soggiorno furono molto frequenti le sue visite al Louvre dove ammirò i capolavori di Caravaggio, Tiziano, Rubens, Michelangelo e Velázquez ma anche la più moderne tendenze dell’arte dell’epoca. Tra il 1865 e il 1867 Cézanne provò molto volte a presentare al Salon le sue opere che, tuttavia, vennero respinte continuamente.

Se in ambito artistico le soddisfazioni furono poche, l’artista trovò almeno conforto nell’amore: infatti nella romantica Parigi, nel 1870, Cézanne conobbe Hortense Figuet, giovane modella che sposò e dai cui ebbe un figlio, Paul. Due anni dopo, Pissarro lo invitò nella sua casa in campagna a Pontoise, e durante il soggiorno imparò a dipingere d’après nature, ovvero a dipingere la natura osservandola all’aperto. Entusiasta del soggiorno, Cézanne decise di comprare una casa vicino all’amico Pissarro, e proprio qui conobbe il dottore Paul Gochet, suo futuro collezionista. A questo periodo risale anche una delle opere destinate a diventare molto celebri: La Casa dell’impiccato (1873). Con Pissarro iniziò a frequentare il Café Guerbois, luogo di ritrovo di quelli che sarebbero diventati gli “impressionisti” che nel 1874 lo invitarono a partecipare alla prima mostra impressionista che si tenne nello studio del fotografo Nadar a Parigi. In quell’occasione riuscì a vendere qualche dipinto, sebbene molte furono le critiche negative e forte l’ilarità che scatenò tra i visitatori. Fece eccezione Victor Chocquet, un funzionario della dogana appassionato d’arte molto indipendente in fatto di gusti estetici, che acquistò alcune opere di Cézanne. Chocquet ammirò molto i dipinti dell’artista e tra i due si stabilì una bella amicizia. Nel 1877 partecipò alla seconda mostra degli impressionisti: questa fu l’ultima volta che Cézanne aderì alla mostra, conseguenza del fatto che il pittore non condivideva il loro modo di fare arte, da lui considerato troppo “retinico”, ovvero troppo aderente al dato reale.

Dopo la mostra del 1877 il pittore si ritirò in Provenza, dove rimase per venti anni nel celebre studio Jas de Bouffan (soggetto di alcune sue tele), isolato e assorto dalla sua arte. Nel 1886, dopo la morte del padre, ereditò una cospicua fortuna e questo gli permise di non doversi preoccupare di fare soldi con la sua arte. Nello stesso anno l’amicizia con Zola si fece sempre più aspra e la rottura definitiva avvenne in seguito alla pubblicazione del libro dello scrittore L’opera: il romanzo raccontava di un artista fallito, con tutti i suoi sogni e le sue miserie, e in esso Cézanne si riconobbe immediatamente. Questa fu la goccia che fece traboccare il vaso: i due amici d’infanzia non si parlarono mai più.

Negli anni Novanta dell’Ottocento, Cézanne iniziò a lavorare ad une delle sue opere più famose: I giocatori di carte. Nel 1895 il gallerista francese Ambroise Vollard organizzò una mostra su Cézanne che fu decisiva poiché da quel momento la sua notorietà ebbe un forte incremento. Nel 1897 morì la madre a cui era molto legato e nonostante la vendita della casa-studio Jas de Bouffan, tuttavia, non ebbe mai un distacco reale dall’amata Provenza. Cézanne, infatti, disponeva di un piccolo appartamento nel centro di Aix e di uno studio con una finestra che dava direttamente su uno dei soggetti preferiti dei suoi quadri: la Montagna Sainte-Victorie. Intanto la fama dell’artista solitario e geniale cominciò a circolare in tutta Europa, e molti furono gli inviti a partecipare alle esposizioni: ciò nonostante, l’artista, in un quasi volontario isolamento, si rinchiuse definitivamente in sé stesso alla ricerca di nuove esperienze artistiche.

Diversamente da molti artisti che producono molte opere in gioventù, Cézanne non essendo un artista istintivo ma metodico e riflessivo, riuscì a produrre grandi capolavori durante la sua maturità: infatti, nel 1904, al Salon d’Automne gli venne dedicata un’intera sala, che venne vista anche dai giovani George Braque e Pablo Picasso, prossimi a fondare il Cubismo. La celebrità che raggiunse, tuttavia, non gli bastò: il pittore, infatti, fu sempre tormentato dall’idea di non aver raggiunto l’obiettivo. Cézanne volle dipingere quel pensava e quest’idea lo afflisse per tutta la sua vita. La morte arrivò improvvisamente e nel 1906 morì per una polmonite.

Paul Cézanne, Vaso, Caffettiera e frutta (Natura morta in bianco e nero) (1867-1869; olio su tela, 64 x 81 cm; Parigi, Musée d'Orsay)
Paul Cézanne, Vaso, Caffettiera e frutta (Natura morta in bianco e nero) (1867-1869; olio su tela, 64 x 81 cm; Parigi, Musée d’Orsay)


Paul Cézanne, La casa dell’impiccato (1872-73; olio su tela, 55 x 66 cm; Parigi, Musée d'Orsay)
Paul Cézanne, La casa dell’impiccato (1872-73; olio su tela, 55 x 66 cm; Parigi, Musée d’Orsay)


Paul Cézanne, Il ponte di Maincy (1879-80; olio su tela, 58 x 72 cm; Parigi, Musée d'Orsay)
Paul Cézanne, Il ponte di Maincy (1879-80; olio su tela, 58 x 72 cm; Parigi, Musée d’Orsay)


Paul Cézanne, Bagnante (1885; olio su tela, 127 x 96,8 cm; New York, MoMA)
Paul Cézanne, Bagnante (1885; olio su tela, 127 x 96,8 cm; New York, MoMA)

Lo stile e le opere principali di Cézanne

La pittura di Cézanne fu metodica e riflessiva: l’artista non desiderava dipingere ciò che l’occhio vede, come fecero gli impressionisti, ma la costruzione logica e strutturale del soggetto dipinto. Il pittore ricercò una sintesi delle forme, infatti secondo il pittore la natura è fatta di forme geometriche: cilindri, coni e sfere. A prescindere dal modo in cui la natura è struttura quello che la mente riesce a percepire sono le forme geometriche, motivo per cui, secondo il pittore, è impossibile riprodurre la natura così come è fatta.

I soggetti prediletti da Cézanne furono le nature morte, i ritratti e paesaggi. Le nature morte offrirono a Cézanne un ricca gamma di forme che gli permisero di indagare la realtà in modo analitico e scientifico. Le tavole imbandite da Cézanne furono dapprima molto povere, non ricche come quelle di Manet, e povere furono anche le cose che vi dispose sopra come in Vaso, Caffettiera e frutta (Natura morta in bianco e nero) del 1867-69, una delle prime nature morte dell’artista. Sul tavolo spoglio poggia una caraffa marrone, una candela, un fazzoletto bianco con sopra un coltello e delle cipolle e un limone. Apparentemente sembra una composizione disordinata e provvisoria, tuttavia l’artista pose la sua attenzione sul carattere statico e composto a cui segue la quiete e il silenzio. Gli oggetti dimostrano la loro intrinseca potenza volumetrica, data anche dalla stesura del colore, realizzata con forti impasti e marcando i contorni di nero per dare un maggiore volumetria agli oggetti. Del 1870 è invece l’opera Terrapieno che venne realizzata in Provenza. La tavolozza si schiarisce rispetto alla natura morta del 1867 e questo è sintomo della sua vicinanza con i pittori impressionisti, sebbene il pittore non rinunci alle pennellate decise e dense che restituiscono piena autonomia alle sue opere. La casa dell’impiccato (1872-73) fu proposta alla prima mostra impressionista nello studio del fotografo Nadar, nel 1874. L’opera è frutto dei consigli che l’amico e pittore Camille Pissarro diede a Cézanne, che infatti iniziò a dipingere en plein air (all’aria aperta) e a schiarire la tavolozza di colori. In primo piano, su una decisa linea diagonale, si nota una strada di campagna, al centro è raffigurata una casetta preceduta da lunghi ed esili alberi, a destra si erge un’altra casa e tra le due è possibile vedere un centro abitato, dietro il quale si intravedono delle colline all’orizzonte. Dalla volumetria delle case si può ipotizzare subito un primo tentativo di semplificare le forme e dunque un’attenzione che emerge sempre di più nella definizione dei volumi.

Oltre che alle nature morte e paesaggi, Cézanne si dedicò molto a ritratti e autoritratti. In Autoritratto con berretto (1875), il pittore si raffigura con il volto verso sinistra, dove il suo sguardo si perde. L’aspetto un po’ trasandato, i capelli lunghi e la barba non curata sono testimonianza del suo carattere irascibile ma anche chiuso, riservato e solitario. L’artista indossa un cappotto scuro e un berretto, e sul lato destro si intravede un paesaggio. Anche in questo caso è possibile notare l’esigenza dell’artista di imporre una certa geometricità, sebbene il quadro venisse realizzato negli in cui aderì all’impressionismo. Un’opera di straordinaria freschezza è, invece, Il ponte di Maincy (1879-80), in cui Paul procede per piccoli ed energici colpi di pennello che definiscono lo spazio. La composizione viene costruita con l’abituale precisione e rigore strutturale che caratterizza i suoi quadri: i “tasselli” di colore costruiscono il ponte, gli alberi e tutti gli elementi rappresentati. Negli anni Ottanta dell’Ottocento la ricerca artistica sulla forma e il suo desiderio di restituire solidità alla natura giunsero ad un alto livello, e un esempio ne è il Bagnante (1885) il cui corpo solitario che emerge dallo sfondo scarno, procede verso lo spettatore, con le mani sui fianchi e il volto rivolto verso il basso che è completamente assorto in sé stesso. La figura dialoga molto bene anche con il contesto che lo circonda, infatti i suoi colori riprendono quelli dell’acqua, del cielo e del monte all’orizzonte.

Cézanne accentuò la solidità delle forme anche nel ritratto di Madame Cézanne nella poltrona gialla (1888-90). Qui, una donna bellissima dagli occhi scuri e capelli castani è avvolta in un abito rosso che seduta su una poltrona rivolge lo sguardo verso destra: si tratta della moglie Hortense Fiquet. L’artista rende la delicata figura femminile in un puro gioco di volumi, che poco lasciano spazio ad espressioni emotive, come infatti è percepibile dal volto: la testa è un ovale quasi perfetto e le braccia assumono forme cilindriche. Nel 1888 Cézanne ritornò a Parigi con la moglie Hortense e il figlio Paul, rimanendoci fino al 1890. In questo periodo si dedicò molto alla figura umana, infatti decise di assumere un modello professionista per realizzare dei dipinti. Il modello in questione fu il giovane italiano Michelangelo Di Rosa che venne raffigurato nel dipinto Il ragazzo con il panciotto rosso (1888-1890) in cui l’artista studiò il rapporto tra la figura umana e lo spazio. Il ragazzo appare nella tradizionale posizione della melanconia: seduto al tavolo, il giovane modello è rivolto verso destra e il volto è sostenuto dal braccio sinistro. Indosso ha una camicetta bianca e un panciotto (da cui deriva il titolo dell’opera), e pantaloni blu. Ampie campiture di colore compongono il dipinto, ci sono tratti, infatti, in cui l’artista ricorse a spatole per stendere il colore più nettamente. È proprio il colore che costruisce l’immagine e le forme volumetriche che sono realizzate tramite la giustapposizione di tasselli di colore. La malinconia che investe Michelangelo Di Rosa fu un elemento che colpì molto Amedeo Modigliani, il quale ebbe modo di vedere il dipinto nella sala che il Salon d’Automne nel 1907 dedicò a Cézanne.

I ritratti e gli autoritratti furono molti e spesso l’artista chiedeva ai suoi modelli di stare immobili per ore ed ore, come nel caso di Ambroise Vollard, il suo mercante, che riferì di aver posato un centinaio di volte, e che tra una pennellata e l’altra poteva passare molto tempo. Nel ritratto di Ambroise Vollard (1899) l’uomo, vestito elegantemente, è seduto su una sedia con le gambe incrociate e un libro in mano. Il volto del mercante, incorniciato da una barba ben curata, sembra pensieroso. I pochi dettagli del volto rendono lo sguardo quasi assente e lo sfondo statico e trattato con una tavolozza piuttosto scura è interrotto da una finestra, dietro la quale è possibile notare un frammento della vita metropolitana. I colori che prevalgono sono ocra e marrone, tranne per la camicia e la finestra che affaccia sull’esterno, da quest’ultima deriva la luce che illumina la scena. Un’opera molto celebre è i Due giocatori di carte (1892-95) che si concentra sul gioco cerebrale dei due giocatori. In tutto il dipinto sono tre i colori fondamentali: il blu, il giallo e il rosso. Il dipinto è una variazione delle molte versioni che Cézanne realizzò prendendo come modello i contadini di Aix: tuttavia, non ci sono riferimenti folkloristici poiché l’interesse del pittore si rivolge esclusivamente al gioco. Il quadro presenta una schema molto geometrico conferendo ai personaggi una nota classica ed è costruito su una griglia fatta di linee orizzontali date dal piano del tavolo e della finestra e linee verticali date dalla bottiglia posta al centro, la sedia del giocatore di sinistra e le gambe del tavolo. Il pittore pone una particolare attenzione all’uso del colore che qui diventa materia densa che crea lo spazio, le tonalità vennero usato per dare forma e spazio all’opera. Rispetto alle prime nature morte in cui Cézanne ricercò sobrietà e staticità della composizione, quelle più tarde furono un’elaborazione più complessa e articolata, un esempio è la Natura morta con arance e mele (1899) in cui prorompe l’uso del colore. Lo spazio è invaso del tessuto orientaleggiante, sul tavolo è poggiata una tovaglia bianca con sopra delle mele e delle arance disposte in modi e punti diversi. L’intero dipinto è costruito su una diagonale che parte da sinistra e va verso destra, e tale andamento è accentuato anche dalla disposizione della frutta che è sistemata in modo piramidale. È mascherata la differenza tra profondità e superficie, e tutto sembra stare sul solito piano, senza rinunciare però alla propria autonomia volumetrica.

Il tema delle Bagnanti fu profondamente studiato dal pittore francese, che gli dedicò circa duecento studi che lo portarono a tre grandi tele: la prima si trova al Philadelphia Museum of Art, la seconda alla National Gallery di Londra e l’ultima presso la Fondazione Barnes, sempre a Filadelfia. Il primo museo è quello che possiede la versione più grande, che Cézanne realizzò tra il 1899 e il 1906. Le Grandi bagnanti sono composte da quattordici figure divise in due gruppi e inserite in un ambiente quasi idilliaco (da osservare la luce azzurrina e l’ampio e soave paesaggio). Il corpo femminile che perde le sue forme armoniose e delicate diventa qui puro volume che scandisce lo spazio e il volto perde ogni accenno di espressività. Oltre gli imponenti alberi dietro le figure si apre uno specchio d’acqua da cui lo sguardo dell’osservatore si rivolge verso l’orizzonte. Cézanne rappresenta un mondo senza tempo, in cui la natura e l’uomo quasi si confondono. Il desiderio dell’artista fu quello di dare all’arte una sua autonomia rispetto al mondo reale e in questa tela Cézanne sembra essere molto vicino a questo proposito. Se per molti artisti le loro muse ispiratrici furono spesso modelli e donne affascinati, diversamente accadde per Cézanne che negli ultimi anni della sua vita studiò in modo quasi ossessivo la montagna di Saint Victoire, in Provenza: ogni volta la dipinse e l’analizzò in modo differente, utilizzando diverse tecniche e cambiando la tavolozza. La possente montagna domina la valle vicino ad Aix-en-Provance, la sua bellezza affascinò il pittore che cercò di coglierne le geometrie e i volumi. La montagna di Sainte-Victoire da sud-ovest (1892-95) fu una delle prime tele realizzate da Cézanne con questo soggetto. Nel dipinto, sebbene sia ancora abbastanza legato agli elementi naturali, è già possibile scorgere degli interventi che sintetizzano le forme come, ad esempio, i profili delle case che sono diventate dei volumi senza finestre. Dieci anni dopo Cézanne ripropose il medesimo soggetto: Montagna di Sainte-Victoire (1904-1906). Qui il pittore indagò assiduamente la relazione tra forma e colore. I contorni sono sfumati, non ci sono più case ma macchie di colore che accennano ai pochi elementi figurativi presenti. La natura è dominata dalle forme geometriche, e l’imponente montagna è fasciata da un cielo azzurro, tutte le forme sono scomposte dalle ampie pennellate. Cézanne pose tutto il suo impegno sull’arte, sacrificando il soggetto, la sua attenzione prevalse non tanto su ciò che si vede (come fecero gli impressionisti) piuttosto sulle regole interne della mente: principio, questo, che fu alla base di tutta l’arte del XX secolo e per il quale il contributo di Cézanne fu fondamentale.

Paul Cézanne, Madame Cézanne nella poltrona gialla (1888-90; olio su tela, 80,9 x 64,9 cm; Chicago, The Art Institute of Chicago)
Paul Cézanne, Madame Cézanne nella poltrona gialla (1888-90; olio su tela, 80,9 x 64,9 cm; Chicago, The Art Institute of Chicago)


Paul Cézanne, Due giocatori di carte (1892-95; olio su tela, 47,5 x 57 cm; Parigi, Musée d'Orsay)
Paul Cézanne, Due giocatori di carte (1892-95; olio su tela, 47,5 x 57 cm; Parigi, Musée d’Orsay)


Paul Cézanne, Natura morta con arance e mele (1899; olio su tela, 74 x 93 cm; Parigi, Musée d'Orsay)
Paul Cézanne, Natura morta con arance e mele (1899; olio su tela, 74 x 93 cm; Parigi, Musée d’Orsay)


Paul Cézanne, Le Grandi bagnanti (1906; olio su tela, 208 x 251 cm; Filadelfia, Philadelphia Museum of Art)
Paul Cézanne, Le Grandi bagnanti (1906; olio su tela, 208 x 251 cm; Filadelfia, Philadelphia Museum of Art)


Paul Cézanne, Montagna di Sainte-Victoire (1905; olio su tela, 68 x 81 cm; Zurigo, Kunsthaus)
Paul Cézanne, Montagna di Sainte-Victoire (1905; olio su tela, 68 x 81 cm; Zurigo, Kunsthaus)

Dove vedere le opere di Paul Cézanne

Molte opere del pittore possono essere viste al Museo d’Orsay a Parigi, dove sono conservate alcune delle sue tele più famose come Autoritratto (1880), Bagnanti (1890), e Natura morta con mele e arance (1899) e I due giocatori di carte (1892-95). Sempre a Parigi, al Museo dell’Orangerie è conservato invece Ritratto di Madame Cézanne (1890).

Al Museum of Modern Art di New York sono visibili molte nature morte e il Bagnante (1885). Al Philadelphia Museum of Art è conservato l’opera Le grandi bagnanti (1906). Le opere del pittore francese sono visibili al Museo Puskin a Mosca, che detiene un’ampia collezione delle sue opere, tra le più celebri Fumatore con pipa (1891), e Autoritratto con berretto (1875).

 


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