La figura di Leonardo da Vinci (Vinci, 1452 - Amboise, 1519) è una delle più affascinanti dell’intera storia dell’arte: la sua vita e le sue opere sono in grado di appassionare tutti, anche chi non è esperto d’arte o non frequenta spesso i musei e le mostre. Leonardo da Vinci fu più di ogni altro suo contemporaneo il personaggio che incarnò il modello di uomo ideale dell’Umanesimo e del Rinascimento: il grande artista toscano era un uomo assetato di conoscenza, i suoi interessi spaziavano su tutti i campi (fu pittore, scienziato, inventore, musicista, ingegnere, trattatista, studioso di anatomia... e molto altro). Ai suoi interessi occorre poi aggiungere alcuni elementi della sua personalità contrari al sentire comune dell’epoca: per esempio, non era credente, o comunque non nutriva lo stesso senso religioso dei suoi contemporanei (lo scrive Giorgio Vasari nelle Vite, benché solo nell’edizione del 1550: “non si accostava a qualsivoglia religione stimando per avventura assai più lo esser filosofo che cristiano”, una considerazione poi rimossa nell’edizione successiva forse per non compromettere troppo, in epoca di Controriforma, la memoria di Leonardo). Leonardo preferiva osservare il mondo con la ragione più che con la fede: a suo avviso, la natura è governata da un ordine che, attraverso le sue leggi, regola tutti i fenomeni che avvengono nel mondo, e compito dello scienziato è quello di scoprire queste leggi.
L’arte di Leonardo, di conseguenza, è figlia di questa concezione del mondo: se la scienza descrive la natura in modo quantitativo, l’arte invece la descrive in modo qualitativo, pertanto arte e scienza sono molto più vicine di quanto si possa pensare. Altri tratti della sua personalità contribuiscono a renderlo un uomo fuori dagli schemi, come la sua omosessualità (sulla quale però abbiamo informazioni contraddittorie), o la sua pratica di dissezione dei cadaveri (che tuttavia era già diffusa in ambito medico, ed era soggetta alle leggi della Chiesa: Leonardo non fu neppure l’unico artista, perché anche Antonio del Pollaiolo fece ricorso al dissezionamento dei corpi). Un altro degli aspetti della produzione di Leonardo che più incuriosiscono il pubblico è la sua scrittura da destra verso sinistra, pratica tutt’altro che criptica perché l’ipotesi più verosimile vuole che Leonardo, che era mancino e pertanto utilizzava la mano sinistra nella scrittura, preferisse scrivere in modo naturale evitando di portarsi dietro l’inchiostro con la mano.
La “somma” di tutti questi aspetti della persona Leonardo da Vinci ha portato a considerare la sua figura come quella di un uomo stravagante ed enigmatico, un uomo con lati oscuri che pertanto data la sua presunta natura misteriosa avrebbe poi celato misteri anche nelle sue opere. Nella produzione di Leonardo, tuttavia, tutto ha un senso: le sue opere non nascondono misteri o strani messaggi esoterici, come gliene sono stati attribuiti a lungo, soprattutto di recente. Si tratta, più semplicemente, dell’arte di uno dei più grandi geni della storia: e tutto ciò è già molto affascinante di per sé. La figura di Leonardo da Vinci fu centrale in diversi ambiti, a cominciare da quello dell’arte: ebbe infatti numerosi seguaci e imitatori, tra i quali Francesco Melzi e Gian Giacomo Caprotti, meglio noto come il Salaì, due artisti che furono anche suoi eredi oltre che suoi allievi, per continuare con altri come Marco d’Oggiono, Bernardino Luini, il Giampietrino, Giovanni Antonio Boltraffio, Cesare da Sesto (i pittori noti come “leonardeschi”), ma la sfera d’influenza di Leonardo va ben oltre: il pittore toscano, per esempio, fu rilevante anche per tutta la scuola veneta, da Giorgione in poi. Gran parte del Rinascimento maturo, in sostanza, ha debiti nei confronti di Leonardo da Vinci.
Francesco Melzi, Ritratto di Leonardo da Vinci (1510 circa; sanguigna su carta, 275 x 190 mm; Windsor, Royal Collection) |
Leonardo di ser Piero da Vinci nasce il 15 aprile ad Anchiano, villaggio nei pressi di Vinci, non lontano da Firenze (proprio ad Anchiano si trova una dimora di campagna che la tradizione vuole sia la sua casa natale: oggi ospita la Casa-Museo Leonardo da Vinci). Il padre è Piero, di professione notaio, e la madre è una donna di estrazione modesta, Caterina (Caterina di Meo Lippi o Caterina Buti del Vacca), forse una contadina, amante di Piero. Forse nel 1469, all’età di diciassette anni, il giovane Leonardo si trasferisce a Firenze: è comunque in questo periodo che comincia a frequentare la bottega di Andrea del Verrocchio. Nell’agosto del 1473 realizza la sua prima opera nota, il Paesaggio con fiume, un disegno conservato al Gabinetto dei Disegni e delle Stampe della Galleria degli Uffizi di Firenze. Poco dopo, probabilmente entro il 1475 circa, termina il suo primo dipinto importante autonomo, l’Annunciazione. Nello stesso periodo collabora con il Verrocchio alla realizzazione del famosissimo Battesimo di Cristo, anch’esso conservato agli Uffizi e databile al 1475-1478 circa. Nel 1480 circa inizia a frequentare la cerchia di Lorenzo il Magnifico e l’anno successivo anno gli viene commissionata la famosa Adorazione dei Magi, uno dei suoi più straordinari lavori (leggi un approfondimento su questa importante opera).
Nel 1482, l’artista si trasferisce a Milano dove lavorerà per Ludovico il Moro, duca di Milano, e dove rimarrà fino al 1499. Nel 1483-84 gli viene commissionata la realizzazione di un monumento equestre a Francesco Sforza con il cavallo impennato sulle zampe posteriori: l’opera non sarà mai realizzata. Sempre al periodo milanese risale probabilmente il suo disegno più noto, ovvero l’Uomo vitruviano. Conosciamo invece le date esatte del Cenacolo: la sua Ultima cena viene realizzata tra il 1494 e il 1498, sulla parete del refettorio di Santa Maria delle Grazie a Milano. Nel 1500, dopo l’occupazione di Milano dei francesi avvenuta nell’anno precedente, Leonardo si trasferisce prima a Mantova, presso Isabella d’Este, e quindi a Venezia, dove si occupa di alcuni progetti militari. Nel 1501 compie un breve soggiorno a Roma dove ha modo di studiare le opere dell’antichità classica.
Nel 1502 Leonardo da Vinci è di nuovo a Firenze: nel frattempo i Medici erano stati cacciati, Girolamo Savonarola era caduto ed era stata instaurata la Repubblica Fiorentina (nel frattempo, nello stesso anno, Leonardo lavora per Cesare Borgia). Proprio la Repubblica Fiorentina, nel 1503, gli affida alcuni progetti di ingegneria oltre alla realizzazione della Battaglia di Anghiari, affresco che avrebbe dovuto decorare il Salone dei Cinquecento in Palazzo Vecchio (assieme alla Battaglia di Cascina di Michelangelo Buonarroti): Leonardo, dopo una prova fallimentare, rinuncia all’impresa (leggi nel dettaglio la storia dell’impresa). Lo stesso esito avrà l’opera di Michelangelo: anche la Battaglia di Cascina non vedrà mai la luce. In questo periodo probabilmente anche la Gioconda: i critici non sono però concordi sulla data esatta della realizzazione. Certo è che Leonardo nel 1508 torna a Milano, su pressione del governatore francese Charles d’Amboise, e nel capoluogo lombardo si trattiene fino al 1513. Nello stesso anno, Leonardo soggiorna a Roma per lavorare per il papa Leone X: l’artista si occupa di alcuni lavori di ingegneria e prosegue i suoi studi scientifici. Nel 1516, l’artista si trasferisce in Francia, ad Amboise, su invito del re Francesco I, portando con sé alcuni dipinti (tra cui la Gioconda: leggi l’articolo dove spieghiamo perché l’opera si trova in Francia). Leonardo da Vinci muore il 2 maggio del 1519, nel maniero di Clos-Lucé ad Amboise, dopo aver fatto testamento in data 23 aprile. Le sue spoglie riposano ad Amboise.
Leonardo da Vinci, Paesaggio con fiume (1473; penna su carta bianca ingiallita, 196 x 287 mm; Firenze, Uffizi, Gabinetto dei Disegni e delle Stampe) |
Leonardo da Vinci, Ultima Cena (1494-1498; tempera su intonaco, 460 x 880 cm; Milano, Santa Maria delle Grazie) |
Leonardo da Vinci, La Gioconda (1503-1513 circa; olio su tavola, 77 x 53 cm; Parigi, Louvre) |
I primi lavori di Leonardo da Vinci ci aiutano a comprendere la formazione del pittore e a comprendere quanto precoce fosse il suo genio e quanto già innovativa fosse la sua arte. Si può cominciare il percorso nell’arte di Leonardo dall’Annunciazione (leggi anche un approfondimento sulla composizione dell’opera), che risale a un periodo compreso tra il 1472 e il 1475, mentre il Battesimo di Cristo, dipinto del Verrocchio a cui partecipò anche Leonardo, è forse di poco più tardo e dovrebbe risalire agli anni tra il 1475 e il 1478, ma non ci sono certezze sulle date. Leonardo da Vinci entrò giovanissimo nella bottega del Verrocchio, a soli diciassette anni di età. La bottega del Verrocchio era la più importante della Firenze del tempo: qui studiarono alcuni tra i più grandi artisti del tempo, per esempio Sandro Botticelli, Pietro Perugino, Lorenzo di Credi, Domenico Ghirlandaio e molti altri. L’esperienza nella bottega del Verrocchio fu fondamentale perché qui Leonardo da Vinci apprese non soltanto a dipingere e a disegnare ma imparò anche nozioni di architettura e ingegneria che possono aver poi influito sui suoi studi successivi. E in più, Leonardo proveniva da un borgo di campagna, e aveva avuto quindi l’opportunità di studiare da vicino la natura e di appassionarsi alle cose naturali, e anche queste esperienze risulteranno fondamentali per la sua arte e i suoi studi. Vasari ci racconta nelle sue Vite che Leonardo amava tanto gli animali, tanto che quando aveva occasione andava da coloro che vendevano gli uccellini in gabbia e dopo averli comperati li liberava per restituire loro la libertà. I disegni e i dipinti di Leonardo sono del resto pieni di elementi desunti dal mondo naturale. L’Annunciazione è un dipinto ancora molto legato alla sua scuola e al suo ambiente: vi si riscontra ancora il contorno (che comunque comincia a farsi molto meno nitido rispetto a quello dei suoi contemporanei), il leggio della Madonna presenta decorazioni che ricordano quelle della tomba di Piero e Giuliano de’ Medici eseguita dal Verrocchio, si nota un panneggio molto ampio. Ci sono però anche diversi elementi di grande novità, a cominciare dall’ambientazione all’esterno, in un giardino: Leonardo decide di eliminare il loggiato tipico dell’iconografia del tema, perciò tutta la scena si svolge all’aperto. L’artista inserisce poi un prato fiorito con diverse specie di fiori che dimostrano lo spiccato spirito di osservazione di Leonardo, che si nota anche dalle ali dell’arcangelo che sembrano ali di un uccello studiate dal vero. Da osservare anche l’uso della prospettiva aerea, che ebbe proprio in Leonardo uno dei suoi pionieri (per prospettiva aerea s’intende il modo di rendere la profondità di un dipinto attraverso l’attenuazione dei colori e la resa più sfocata degli oggetti più lontani: Leonardo aveva intuito che il pulviscolo atmosferico e la foschia fanno da schermo tra noi e quello che vediamo, di conseguenza più gli oggetti sono lontani, più il pulviscolo tra noi e loro si accumula e più di conseguenza questi ultimi si vedono sfocati).
Nel Battesimo di Cristo del Verrocchio, Leonardo intervenne sulla testa dell’angelo di profilo, sui capelli di Cristo, su alcune parti del paesaggio e sui piedi dei due personaggi principali, che vediamo immersi nell’acqua, e probabilmente anche su qualche passaggio del corpo di Cristo, perché lo vediamo molto più morbido nei passaggi chiaroscurali rispetto a quello di Giovanni Battista che invece è totalmente opera del Verrocchio. L’opera degli Uffizi è molto interessante perché consente di confrontare i due immensi pittori in un unico dipinto, e oltre ai corpi di Cristo e del Battista possiamo notare le differenze anche negli angeli perché quella di Leonardo è anch’essa più morbida rispetto a quella dell’angelo del Verrocchio (è caratterizzata già da un precoce uso dello sfumato, che non è ancora ai suoi vertici, trattandosi di un intervento giovanile, ma si apprezza già un distacco dal maestro che continua a usare il contorno). Leonardo infonde poi un vivo naturalismo ai piedi dei personaggi immersi nell’acqua, con l’elemento liquido che, in modo molto naturale, fa percepire deformato quello che è immerso.
Il percorso giovanile si chiude con l’Adorazione dei Magi, uno degli apici dell’intera carriera del pittore vinciano, nonché dipinto chiave per comprendere la rappresentazione degli “accidenti mentali” di Leonardo da Vinci nelle sue opere, esattamente come l’Ultima Cena di Santa Maria delle Grazie. Dipinta tra il 1481 e il 1482 per i monaci dell’abbazia di San Donato in Scopeto, rimase incompiuta alla partenza dell’artista per Milano (o forse fu deliberatamente sospesa da Leonardo: leggi un’interessante ipotesi al riguardo). Leonardo riprende un’Adorazione di un suo compagno di studi, Sandro Botticelli, conservata anch’essa agli Uffizi, che aveva innovato il tema in quanto poneva il gruppo della Sacra Famiglia al centro della scena a costituirne il fulcro, con gli altri personaggi intorno (fino a quel momento la Sacra Famiglia era posizionata a lato). Per la prima volta nella storia dell’arte, si realizza una Epifania nel senso più letterale del termine, ovvero una manifestazione della divinità, e ce ne accorgiamo dalle reazioni degli astanti: vediamo diverse persone che reagiscono in modo molto sentito all’evento, vediamo espressioni di stupore, di meraviglia, di turbamento. Si tratta di un’opera fortemente drammatica che segna un notevole distacco da tutte le “Adorazioni” precedenti, e costituisce di sicuro un importante precedente per l’Ultima Cena. Leonardo stupisce anche per la sua capacità di rappresentare i sentimenti delle persone con le espressioni e i movimenti del corpo, una capacità fino a quel momento inedita.
Leonardo da Vinci, Annunciazione (1472-1475 circa; olio e tempera su tavola, 98 x 217 cm; Firenze, Uffizi) |
Verrocchio e Leonardo da Vinci, Battesimo di Cristo (1475-1478 circa; tempera e olio su tavola, 177 x 151 cm; Firenze, Uffizi) |
Leonardo da Vinci, Adorazione dei Magi (1481-1482; disegno a carbone, acquerello di inchiostro e olio su tavola, 246 x 243 cm; Firenze, Galleria degli Uffizi |
Leonardo è noto anche per i suoi disegni, che consentono un affondo sul tema del rapporto tra Leonardo e la scienza. L’Uomo vitruviano, per esempio (leggi qui un approfondimento sull’opera), dimostra l’idea leonardiana secondo la quale tutto in natura può essere misurato: anche il corpo dell’uomo può essere inscritto in un cerchio e in un quadrato secondo il canone di proporzione che era stato formulato dal grande architetto romano Vitruvio nel suo trattato De Architectura. Leonardo aveva raggiunto un altissimo grado di eccellenza nel disegno: le sue realizzazioni grafiche sono molto raffinate: per l’artista non si trattava soltanto di un mezzo artistico, ma era anche un mezzo per indagare la realtà, per registrare i risultati dei suoi esperimenti e delle sue ricerche, per inventare, spiegare, annotare. I suoi disegni spaziano dunque in tutti i campi: si va ovviamente dai disegni preparatori delle opere alla rappresentazione della natura (sono diversi i disegni in cui Leonardo raffigura piante, fiori e animali), fino, per esempio, ai disegni che riportano i suoi studi geometrici e scientifici, come quelli che raffigurano le parti del corpo umano, le figure geometriche, ma anche quelli per le opere di ingegneria. Ci sono poi i disegni che il pubblico trova sempre più suggestivi e affascinanti, ovvero i disegni delle invenzioni: gli studi scientifici di Leonardo intendevano trovare applicazione pratica nella realizzazione di opere di ingegneria, opere militari, opere idrauliche, fino agli strumenti di uso quotidiano o a invenzioni sicuramente avveniristiche come le famose macchine per il volo. Il disegno raggiunge in Leonardo da Vinci una versatilità inedita, ed è anche per questa ragione che esiste tuttora una grande mole di disegni di Leonardo conservati in diverse raccolte in tutto il mondo: sono proprio i disegni che costituiscono la parte di gran lunga più cospicua della sua produzione.
Anche la ritrattistica di Leonardo denota la sua passione per il naturale: secondo Leonardo da Vinci, l’artista non deve realizzare ritratti eccessivamente idealizzati perché correrebbe il rischio di ripetere le solite espressioni, e dal momento che in natura non esiste niente di “replicato” (per usare il termine che Leonardo usa nel suo Trattato della pittura) e che “nessuno precisamente si somiglia”, si commetterebbe un errore. I ritratti di Leonardo sono pertanto innovativi proprio per la sua volontà di studiare il volto del soggetto nei minimi dettagli al fine di renderne non soltanto l’aspetto ma anche lo stato d’animo, fondamentale per Leonardo in quanto a ogni stato d’animo corrisponde un’espressione. Tra i suoi ritratti più significativi figura la Belle Ferronnière (leggi qui un approfondimento sull’opera), che risale al periodo milanese e che si distingue per l’uso dello sfumato, una delle grandi invenzioni di Leonardo: si tratta di un finissimo chiaroscuro, unito a pennellate con direzioni sovrapposte e sottili gradazioni di colore, attraverso il quale Leonardo elimina il contorno delle figure che era tipico della tradizione artistica fiorentina, e fa sì che le figure vadano quasi a fondersi con l’atmosfera circostante. È lo stesso Leonardo a esporre questo tipo di tecnica nel suo Trattato della pittura (pur, ovviamente, senza chiamarla “sfumato”): “le tue ombre e lumi”, suggerisce l’artista al lettore che intende dipingere, “sieno uniti senza tratti o segni ad uso di fumo”. L’idea dello sfumato nasce anch’essa dall’osservazione della realtà: quando guardiamo qualcosa nella realtà non riusciamo a stabilirne i contorni in modo definito (il “confine” tra luce e ombra, infatti, partecipa sia della luce che dell’ombra e non si può mai definire con esattezza, perché la sua distanza dal chiaro e dallo scuro è variabile a seconda dell’intensità delle fonti luminose). Inoltre, l’ombra in realtà è colorata, e il suo colore è tanto più vicino al suo oggetto quanto più l’oggetto è vicino e illuminato, quindi anche nei dipinto l’ombra deve avere il colore del suo oggetto. Lo si osserva proprio nella Belle Ferronnière: le sue ombre hanno diverse sfumature e diversi colori a seconda delle parti illuminate a cui sono contrapposte. Una varietà così ampia nella realizzazione delle ombre non era mai stata raggiunta prima ed è una delle principali conquiste di Leonardo da Vinci.
Leonardo da Vinci, Le proporzioni del corpo umano secondo Vitruvio - “Uomo vitruviano” (1490 circa; punta metallica, penna e inchiostro, tocchi di acquerello su carta bianca, 34,4 x 24,5 cm; Venezia, Gallerie dell’Accademia) |
Leonardo da Vinci, Ritratto di dama noto come La Belle Ferronnière o presunto ritratto di Lucrezia Crivelli (1493-1495; olio su tavola, 63 x 45 cm; Parigi, Louvre) |
Sono pochi i dipinti di Leonardo da Vinci che ci sono giunti, ma sono tutti celeberrimi capolavori della storia dell’arte. Molto più copiosi i disegni, che vengono spesso esposti in occasioni di mostre, anche se mai per periodi prolungati, per ragioni di conservazione (i disegni non possono essere esposti troppo a lungo alla luce). Il museo che conserva il maggior numero di dipinti di Leonardo da Vinci è il Louvre di Parigi: qui si ammirano la Gioconda, la prima versione della Vergine delle rocce, la Belle Ferronnière, il San Giovanni Battista e la Sant’Anna, la Vergine e il Bambino. A seguire, ci sono gli Uffizi, dove si ammirano l’Annunciazione, l’Adorazione dei Magi e il Battesimo di Cristo dove Leonardo intervenne sul dipinto del Verrocchio. A Milano si ammirano la Sala delle Asse, l’Ultima cena in Santa Maria delle Grazie, il Ritratto di musico alla Pinacoteca Ambrosiana. C’è poi soltanto un solo altro museo italiano che conserva un’opera di Leonardo da Vinci: è la Galleria Nazionale di Parma, dove si trova la Scapiliata (leggi qui un approfondimento sull’opera). Ai Musei Vaticani si può invece ammirare il San Girolamo.
Fuori dall’Italia si trovano due capolavori di Leonardo all’Ermitage di San Pietroburgo: sono la Madonna Benois e la Madonna Litta. Alla National Gallery di Washington si ammirano invece la Madonna Dreyfus e il Ritratto di Ginevra Benci. I musei che conservano i restanti dipinti di Leonardo sono la Alte Pinakothek di Monaco di Baviera (la Madonna del garofano), il Museo Czartoryski di Cracovia (la Dama con l’ermellino), la National Gallery di Londra (la seconda versione della Vergine delle rocce, oltre al cartone della sant’Anna del Louvre).
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