Henri Rousseau (Laval, 1844 – Parigi, 1910), detto il Doganiere perché questo era il suo mestiere (lavorava infatti al dazio di Parigi e faceva infatti l’artista per diletto), occupa un posto importante nella storia dell’arte. Privo di ogni formazione, Rousseau seppe che la sua vocazione era l’arte, così quando all’età di quarantuno anni si licenziò dal suo incarico di impiegato al dazio di Parigi, poté dedicare tutto il suo tempo alla pittura. Le sue ispirazioni artistiche derivarono dallo zoo di Parigi e dai giardini botanici: qui copiò meticolosamente piante e uccelli esotici che poi raffigurò nelle sue tele dando l’impressione di essere stato davvero in questi luoghi paradisiaci.
Grazie al suo modo di concepire l’arte e al suo stile elementare e semplice venne considerato caposcuola della pittura primitiva e dell’arte naïf (che letteralmente significa “ingenua”). Se il suo lavoro si posiziona ai margini di ogni tendenza artistica dell’epoca questo non significa che Rousseau vivesse in mondo isolato. Partecipò, su invito di Paul Signac, al Salon des Indépendants e al Salon d’Automne, conobbe molti artisti come Robert Delaunay, Pablo Picasso e intellettuali come il celebre poeta Guillaume Apollinaire. Gli artisti delle Avanguardie riconobbero nella sua arte la possibilità di fuggire alla modernità. Il Doganiere Rousseau diede importanti contributi al Surrealismo e al Realismo Magico che infatti trovarono nel pittore francese le radici della loro arte.
Ritratto di Henri Rousseau |
Henri Rousseau nacque a Laval il 21 maggio 1844. Il piccolo Henri frequentò la scuola primaria presso l’Istituto di Laval, all’epoca ancora diretto dal suo fondatore, l’abate Jules Dours. Henri non dimostrò una particolare passione per gli studi, così a sedici anni abbandonò il liceo. Nel 1863 venne assunto come segretario da una avvocato di Angers a cui rubò dieci franchi e alcuni francobolli. In seguito a questo avvenimento i genitori, indignati e umiliati dal figlio, lo obbligarono ad arruolarsi come volontario nell’esercito. Nel 1868 morì il padre, così Henri lasciò l’esercito e si trasferì a Parigi dove lavorò per un certo periodo come segretario per un ufficiale giudiziario. Nella capitale ebbe modo di conoscere la diciottenne Clémence Boitard, sua futura moglie e musa ispiratrice. La coppia ebbe un figlio, Henri-Antatole-Clément, che morì prematuramente a nemmeno un anno di vita. Henri, sconvolto dalla perdita del figlio e stanco di assistere il suo ufficiale giudiziario a pignorare le case alla povera gente, si fece raccomandare da un parente per ottenere un impiego al Dazio di Parigi. Nel dicembre del 1871 venne assunto e vi rimase fino al 1893. Quest’ultimo impiego gli consentì di dedicarsi molto alla pittura. Unoltre, il lavoro caratterizzò la sua identità negli ambienti artistici che infatti lo soprannominarono Rousseau il Doganiere.
All’età di quasi quarant’anni Henri imparò a dipingere da autodidatta, sebbene seguisse i consigli dei due pittori accademici Felix Auguste Clément e Jean-Léon Gérome. Fu grazie alla raccomandazione del pittore Felix Clément che Rousseau ottenne il permesso di lavorare al Museo del Louvre esercitandosi nelle copie dei capolavori dei maestri antichi. Nel 1884 venne rifiutato dal Salon Officiel ma venne espressamente invitato dal’artista Paul Signac al Salon des Indépendants, a cui partecipò regolarmente anche negli anni seguenti. Camille Pissarro rimase molto affascinato dalla pittura di Rousseau di cui esaltò la ricchezza del colori e l’equilibrio del valori. Nel maggio del 1887 morì Clémence, la moglie del pittore, a causa della tisi. Rousseau disse che fu la moglie a “tenergli la mano per guidarlo nel dipingere” e la sua inattesa scomparsa gli provocò un dolore immenso. Il pittore scrisse un’opera letteraria: Una visita all’Esposizione del 1889. L’opera, scritta nel 1889 con uno stile molto elementare, racconta la visita all’esposizione universale di Parigi da parte di una famiglia bretone che rimane stupefatta dalla cultura africana e dall’immensa Tour Eiffel. Lo scritto venne pubblicato solo nel 1947 da Tristan Tzara, padre del dadaismo, e venne rappresentata per la prima volta nel 1968 al Festival du Théàtre di Nancy. Durante gli anni Novanta dell’Ottocento il pittore si dedicò assiduamente alla pittura e fu proprio in questo periodo che apparvero le prime tele dal carattere esotico. I critici d’allora furono molto severi con il Doganiere: sulle riviste non mancarono critiche negative e le sue opere scatenarono forte ilarità tra il pubblico che le guardava.
A dicembre del 1893 il pittore lasciò definitivamente l’impiego al dazio di Parigi per dedicarsi completamente alla pittura. La pensione del dazio non era abbastanza cospicua così l’artista cominciò a tenere delle lezioni di solfeggio e violino, passioni che coltivò da bambino. Rousseau, aspirando ad essere un artista completo, scrisse nel 1899 un melodramma dal titolo La vendetta di un’orfana russa. Anche quest’opera, come quella precedente, venne pubblicata nel 1947 da Tristan Tzara. Nel 1899 sposò la vedova Joséphine Nourry e nello stesso anno realizzò un allegoria dei suoi due matrimoni, che intitola Il presente e il Passato. Nel 1905 espose per la prima volta al Salon d’Automne e nel catalogo il suo nome figurò accanto a quelli di Henri Matisse e Paul Cézanne, rendendo il Doganiere molto orgoglioso. Al ventiseiesimo Salon des Indépendants del 1907 il Doganiere Rousseau sperò di vendere allo Stato il quadro intitolato I rappresentanti delle potenze straniere vengono a salutare la Repubblica in segno di pace. Ciò non avvenne e alle fine l’opera fu venduta al mercante e collezionista Ambroise Vollard. Durante l’esposizione del 1907 ebbe inoltre la possibilità di conoscere il critico tedesco Wilhelm Uhde che apprezzò molto la sua arte e che successivamente, oltre a scrivere la prima monografia sul pittore, divenne anche suo intimo amico. Le cose cominciarono a migliorare per il pittore, che infatti, iniziò ad essere molto stimato dagli artisti più giovani: Pablo Picasso rimase molto affascinato dal Doganiere, e l’artista italiano Ardengo Soffici ammirò molto le sue opere paragonandole per certi aspetti a quelle dell’antico maestro del Quattrocento, Paolo Uccello. Sebbene il successo commerciale fosse piuttosto scarno, Rousseau continuò a dipingere fino alla morte, che avvenne il 2 settembre del 1910 a seguito di un malore.
Henri Rousseau, Sera di carnevale (1886; olio su tela, 117,4 x 89,61 cm; Filadelfia, Philadelphia Museum of Art) |
Henri Rousseau, Io, ritratto-paesaggio (1890; olio su tela, 143 x 110 cm; Praga, Národní Galerie) |
Henri Rousseau, Sorpresa (1891; olio su tela, 128,9 x 161,9 cm; Londra, National Gallery) |
Henri Rousseau, La guerra (1894; olio su tela, 114 x 195 cm; Parigi, Musée d’Orsay) |
Le opere di Rousseau nacquero a cavallo tra l’Ottocento e il Novecento, periodo estremamente fertile per l’arte d’avanguardia che andava sviluppandosi a Parigi. I dipinti del Doganiere furono sin da subito molto originali e tale indipendenza stilistica non consente di inserire l’artista in nessuna tendenza o movimento d’avanguardia del periodo. Henri Rousseau raffigurò principalmente foreste tropicali, giungle ricche di vegetazione e animali esotici. L’artista non ebbe mai modo di vedere realmente tutti questi luoghi: ciò nonostante, adoperò tutta la sua immaginazione e fantasia dando vita ad opere originali che stanno a metà fra realtà e sogno. Lo stile primitivo ed elementare delle sue tele affascinò molto i critici e i giovani artisti che trovarono interessante il senso di mistero, incanto e sogno che traspariva dalle sue tele. Rousseau fu definito un artista naïf, intendendo con questo termine spontaneità, estraneità dai dibattiti culturali dell’epoca, indipendenza da correnti e tendenze specifiche e soprattutto l’atteggiamento ingenuo ma genuino verso la realtà circostante.
La poetica fiabesca e irreale del pittore fu percepibile sin dalle prime opere, come in Una sera di carnevale (1886). Al centro si trovano due figure, un uomo e una donna, con indosso abiti chiari e circondati da una foresta. Il titolo dovrebbe evocare un momento di gioia e felicità, tuttavia, il silenzio, la solitudine e una certa nota malinconica caratterizzano il quadro. Le due figure ricordano una coppia di innamorati che evocano un senso di serenità. Tale tranquillità è, tuttavia, illusoria poiché gli alberi esili e sottili che si innalzano verso il cielo suggeriscono una sensazione di solitudine, sottolineato anche dallo spazio ampio e dai colori scuri in cui sono inseriti i due personaggi.
Uno dei capolavori del Doganiere è Io, ritratto-paesaggio (1889, esposto per la prima volta al Salon des Indépendants del 1890. L’opera non passò inosservata, infatti suscitò molti commenti e risate tra il pubblico che non apprezzò lo stile del dipinto giudicato primitivo ed elementare. In primo piano Henri tiene in mano la tavolozza e il pennello, simboli della sua arte, mentre sullo sfondo i palazzi parigini introducono la Tour Eiffel, costruita per l’esposizione universale del 1889. Sulla tavolozza sono incisi i nomi delle due mogli e muse: Clémence, la prima moglie, e Josephine, la seconda. In questa tela fu subito possibile notare alcuni tratti caratteristici del pittore: stesura piatta del colore, mancanza di prospettiva geometrica ed infine le strutture solide e semplificate.
Sorpresa! (1891) fu la prima tela di carattere esotico, la prima di una lunga serie che caratterizzò sin da subito la sua arte. L’opera, diversamente da quelle successive, si contraddistingue per il carattere movimentato che sprigiona: il fulmine sullo sfondo, la torsione delle foglie e dei rami, l’andamento dell’erba e la fuga della tigre al centro dell’opera. Ci sono anche altri elementi in questa tela che non si trovano nelle opere successive di questo genere, come per esempio l’impressione dell’intarsio che emana la tela, ma anche il taglio molto accurato dei contorni, e le foglie che sono esageratamente grandi.
Rousseau desiderò creare un quadro dalle grandi dimensioni e ciò lo condusse a realizzare l’opera La guerra (1894), a cui segue il sottotitolo: passa in modo terrificante, lasciando dappertutto disperazione, lacrime e distruzione. Il soggetto dell’opera è un’immagine apocalittica che Rousseau vi attinse da una caricatura dell’epoca. Al centro dell’opera la Discordia, una donna armata, salta con il cavallo nero e selvaggio su un campo pieno di cadaveri. Nella parte inferiore della tela Rosseau rappresentò gli effetti della guerra, qui espresso da corvi che si cibano dei cadaveri umani. L’intero paesaggio circostante allude alle conseguenze della guerra, ad eccezione delle nuvole rosa sullo sfondo.
Una delle opere più celebri e che meglio rappresenta artisticamente Rousseau è la Zingara addormentata, (1897). Al centro dell’opera viene raffigurata una donna dormiente sotto il chiarore della luna, affiancata da un mandolino e una borraccia. In prossimità della donna un leone incuriosito vi si avvicina senza aggredirla. Sullo sfondo un cielo blu sovrasta un meraviglioso paesaggio collinare. In questo quadro l’arista giocò con gli effetti di luce, la modulazione dei colori e i passaggi chiaroscurali come è possibile notare dalla criniera dell’animale, dal mandolino e dalla spalla destra della figura femminile. La cosa interessante di questo dipinto è la relazione che l’artista volle instaurare tra i due soggetti: la donna viene rappresentata dormiente e quindi vulnerabile, mentre il leone, riconoscendo la diversità della donna rispetto alla sua, appare affascinato e incuriosito. Dal punto di vista stilistico il paesaggio e le figure sono pulite, le pennellate morbide, quasi alla maniera dei pittori accademici.
Al Salon D’Automne del 1905 venne esposta per la prima volta l’opera Antilope assalita da un leone (1905). La particolarità di questo dipinto, rispetto ai precedenti, va ricercata nella figura del leone: il felino, infatti, venne sempre raffigurato come animale calmo e sereno; invece, qui Rousseau conferì all’animale un ruolo crudele e selvaggio.
L’opera L’incantatrice di serpenti (1907), fu commissionata dalla madre del pittore francese Robert Delaunay. Al centro dell’opera una donna dai capelli lunghi incanta i serpenti con il flauto. Oltre ai serpenti ci sono anche altri animali presenti nella tela: in alto a e destra tra le foglie degli alberi si intravede un uccello, mentre in basso a sinistra, accanto alla figura della donna, un fenicottero. Sullo sfondo un ampio fiume è costeggiato dalla folta vegetazione mentre in alto la luna riflette la sua luce sul fiume. L’universo fantastico e surreale che il Doganiere seppe esprimere con la sua arte gli consentì di essere molto ammirato dai pittori surrealisti, in particolare Salvator Dalí a René Magritte.
I giocatori di calcio (1908) è un unicum, rispetto alle opere precedenti che raffigurano giungle e mondi esotici. Il quadro testimonia come sul finire della sua carriera artistica, il Doganiere ebbe grande libertà di scelta dei suoi soggetti e del modo in cui vennero trattati. Il rugby cominciò all’epoca ad essere uno sport popolare in Francia. Nel 1908 si tenne la prima partita a Parigi tra Francia e Inghilterra. Il tema dell’opera attinge ad un fatto reale, nonostante ciò, Rousseau non si privò certo di conferire al dipinto quel tocco surreale e bizzarro che tanto lo caratterizza.
Il sogno (1910) fu una delle ultime tele realizzate dal pittore. Nel quadro vediamo una donna seduta su un divano, nel bel mezzo di una foresta. Dietro la figura femminile si intravedono svariati animali come serpenti, leoni e uccelli, che fanno capolino dalle foglie e dagli alberi. Infine, al centro della composizione, quasi mimetizzato tra le foglie, una figura che suona un flauto. L’atmosfera che pervade il quadro è di calma assoluta, sognante e surreale, per certi aspetti l’opera potrebbe precedere alcuni tratti del surrealismo. Rousseau non uscì mai dalla Francia; a Parigi, però, visitò orti botanici con piante esotiche e Zoo. Durante una di queste visite ebbe a dire “quando sono in queste serre e vedo le strane piante provenienti da terre esotiche, mi sembra di entrare in un sogno”. Henri Rousseau con la sua arte ricorse al valore puro del disegno, alla purezza dei colori e soprattutto all’affermazione del fantastico sul reale.
Henri Rousseau, Zingara addormentata (1897; olio su tela, 129,5 x 200,7 cm; New York, Museum of Modern Art) |
Henri Rousseau, Antilope assalita da un leone (1905; olio su tela, 200 x 300 cm; Svizzera, Collezione privata) |
Henri Rousseau, Incantatrice di serpenti (1907; olio su tela, 169 x 189 cm; Parigi, Musée d’Orsay) |
Henri Rousseau, I giocatori di calcio (1908; olio su tela, 100,3 x 80,3 cm; New York, Guggenheim Museum) |
Henri Rousseau, Il sogno (1910; olio su tela, 204,5 x 298,5 cm; New York, Museum of Modern Art) |
Le opere di Henri Rousseau non sono moltissime, inoltre, l’interesse verso l’artista non fu immediato, ma ci vollero degli anni per apprezzare la sua arte, dunque, non sono molti i musei che possiedo più di una tela dell’artista. Negli Stati Uniti il Philadelphia Museum of Art conserva diverse opere dell’artista, come Una sera di carnevale (1886), mentre al MoMa di New York è possibile vedere Il Sogno (1910) e La zingara addormentata (1897).
Per conoscere meglio la sua arte non si può non visitare alcuni musei fondamentali in Francia che conservano le sue opere, tra questi i famosi Musée dell’Orangerie e Musée d’Orsay. Sempre in Francia, a Laval, città natale del pittore, il Musée di Vieux Chateau ha dedicato una parte all’arte naïf, con alcune opere del Doganiere Rousseau. Altri musei in cui è possibile vedere alcune opere sono: la Kunsthaus di Zurigo, la Fondation Beyeler a Basilea, la National Gallery di Londra e la Národní Galerie a Praga.
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