Eugène Delacroix (Ferdinand Victor Eugène Delacroix; Charenton-Saint-Maurice, 1798 – Parigi, 1863) è stato un celebre pittore francese, principale esponente del romanticismo in Francia. Le opere di Delacroix sono caratterizzate da pennellate dinamiche e ricche di colore, i cui contorni sono volutamente poco definiti, e scene dai toni solenni ed epici, ponendosi in contrasto con la tendenza neoclassicista degli artisti a lui contemporanei. Il suo stile è stato determinante per gli impressionisti.
Una parte importante della sua produzione artistica è caratterizzata da un personale interesse verso ambientazioni esotiche, culminato con un viaggio ad Algeri. Ha illustrato diverse opere letterarie di Shakespeare, Goethe, Scott. Ma è soprattutto conosciuto per i dipinti a tema storico di grande respiro, come La Libertà che guida il popolo. È stato inoltre uno dei primi artisti a interessarsi di storia contemporanea.
Ferdinand Victor Eugène Delacroix nasce in una famiglia dell’alta borghesia benestante il 26 aprile 1798 a Charenton-Saint-Maurice. Il padre, Charles Delacroix, era una personalità politica, ministro degli esteri sotto il Direttorio e poi prefetto a Marsiglia e Bordeaux. La madre, Victoire Oben, era la figlia dell’ebanista di Luigi XVI. Perse il padre a soli otto anni, e subito dopo la famiglia si trasferì a Parigi. Qui Delacroix frequentò il liceo imperiale, seguendo una formazione di tipo umanistico, e mostrò subito una certa predisposizione per il disegno. Così, una volta conclusi gli studi, Delacroix nel 1815 entrò nella bottega di Pierre-Narcisse Guérin, artista di stampo neoclassicista ed emulo di David. In bottega, egli ebbe modo di assimilare le basi della tecnica pittorica e strinse amicizia con un altro allievo che diventerà molto famoso, Théodore Géricault. Il loro legame fu solido negli anni. Ben presto però Delacroix si allontanò dai precetti del suo maestro per proseguire da autodidatta, studiando con passione i capolavori dei grandi maestri italiani conservati al Louvre, come Michelangelo Buonarroti, Tiziano Vecellio, Raffaello e specialmente Rubens, del quale ammirava lo stile sfarzoso. Ottenne la prima commissione di prestigio nel 1819, per la chiesa di Orcemont, dove dipinse una Vergine delle Messi in cui appare evidente lo studio e l’influenza di Raffaello Sanzio.
Ispirato dalla frequentazione con Géricault e dalle tele di grandi dimensioni che era solito dipingere, anche Delacroix iniziò a cimentarsi con quadri dello stesso tipo, il primo dei quali fu La barca di Dante, che realizzò nel 1822 a ventiquattro anni. Nello stesso anno venne ammesso al Salon di Parigi, dove espose proprio La barca di Dante, suscitando ampie discussioni ed obiezioni. La grande tela venne ad ogni modo acquistata dallo Stato francese e trasferita nel palazzo reale del Lussemburgo di Parigi, all’epoca sede della Camera dei Pari. L’artista non si lasciò per nulla condizionare dalle obiezioni suscitate al Salon e vi si ripresentò due anni più tardi con un’altra opera monumentale, Il massacro di Scio (1824). Le critiche questa volta furono anche più aspre rispetto a quelle riservate a La barca di Dante, ma anche questa volta Delacroix ne rimase immune. Lo Stato francese acquistò anche questo dipinto per il palazzo reale del Lussemburgo. Nello stesso anno, Delacroix partì per Londra con l’intento di ammirare le opere di John Constable, che per sua stessa ammissione gli “facevano un gran bene”. Lo stile naturalistico inglese fu infatti un tassello importante nella produzione artistica di Delacroix.
Nel 1830 l’artista dipinse La Libertà che guida il popolo, il suo massimo capolavoro. Delacroix tornò al Salon del 1831 con questa nuova grande tela e, per premiare e sottolineare l’importanza del tema trattato, gli venne conferita la Legion d’Onore. Due anni dopo, Delacroix che da tempo subiva il fascino dell’Oriente, soprattutto a seguito delle notizie sulle guerre per l’indipendenza ellenica, decise di seguire il conte de Momay in missione diplomatica ad Algeri per conto del re Luigi Filippo. Il viaggio in Africa fu di grandissima ispirazione per le tele successive dell’artista, in quanto egli durante il soggiorno rimase molto colpito da diversi elementi algerini, come l’abbagliante luce equatoriale, le decorazioni delle case, che lo ispireranno nell’esplorare inediti accostamenti di colori, e infine le donne algerine. Durante il suo soggiorno catturò quante più immagini possibili su sette taccuini che riempì di schizzi e che riprese al ritorno in patria come spunto per nuove esotiche tele.
Al ritorno dalla missione, Delacroix era ormai l’artista più ricercato dall’aristocrazia francese più alla moda, sia per le sue opere che per la sua personalità. Infatti, risultava molto affascinante in quanto arguto ed intelligente, e al tempo stesso solitario, sfuggente e misterioso. Tra l’altro, non volle sposarsi e aveva pochissimi amici, che tuttavia considerava autentici. Come s’è visto, alcuni tra i dipinti più celebri di Delacroix furono oggetto di importanti critiche e anche La furia di Medea del 1838 non ne fu esente, suscitando puntualmente moltissimo clamore al Salon. Ad ogni modo, anche questo dipinto venne acquistato dallo Stato per il Museé des Beaux-Arts di Lille (sembrerebbe che Delacroix avesse preferito che il dipinto fosse esposto al Lussemurgo insieme a La barca di Dante e al Massacro di Scio, in modo che tutta la sua produzione principale fosse riunita in un unico posto).
Delacroix, nel frattempo, alternò periodi molto prolifici, grazie a numerose commissioni, a periodi di malattia severa. Soffrì di laringite dovuta all’esposizione prolungata al freddo, e gli sforzi che dovette sostenere per realizzare grandi decorazioni murali per diversi palazzi in Europa minarono la sua salute. Decise, allora, di acquistare un cottage nella campagna di Champrosay, dove si stabilì in cerca di ristoro per il suo fisico debilitato. Anche in campagna continuò a dipingere in maniera molto prolifica. Si trasferì infine a Parigi nel 1857, dove poi morì il 13 agosto del 1863. Le sue spoglie si trovano nel cimitero di Père-Lachaise.
Eugène Delacroix è riconosciuto come il maggiore esponente francese del Romanticismo. Il romanticismo si distingue dal contemporaneo stile neoclassicista (il cui artista principale in Francia è Ingres) per la maggiore enfasi data al colore, al movimento e ai riflessi di luce, piuttosto che alla precisione e alla nitidezza del disegno. Ciò che i romantici ricercano, e Delacroix chiaramente non è da meno, è trasportare sulla tela sentimenti forti, drammatici, persino tragici, in modo che lo spettatore potesse percepirli in prima persona una volta trovatosi davanti all’opera. Per raggiungere l’effetto desiderato, Delacroix utilizzava una tecnica che consiste in pennellate molto rapide di colori puri accostati con i rispettivi colori complementari, in modo da portare la luminosità alla massima espressione.
La pittura di Delacroix è profondamente influenzata dai grandi artisti del XVI secolo, lui stesso ne parla in maniera dettagliata in alcuni passi del suo Journal: “Tutti i grandi problemi artistici sono stati risolti nel secolo XVI. In Raffaello, perfezione del disegno, della grazia, della composizione. In Correggio, in Tiziano, in Paolo Veronese, del colore, del chiaroscuro. Giunge Rubens, che ha già dimenticato le tradizioni della grazie e della semplicità. A forza di genio, egli ricostruisce un ideale. Lo attinge nel suo temperamento. Forza, effetti sorprendenti, espressione spinta al massimo. Rembrandt lo trova nell’indefinitezza della fantasticheria e della resa?”. A sua volta, Delacroix diventerà punto di riferimento per i pittori impressionisti, Paul Cézanne su tutti, per l’utilizzo del colore, e tracce della sua influenza sono visibili anche in Van Gogh, Degas e Odilon Redon.
Nel corso della sua vita, Delacroix dipinse una mole enorme di opere, infatti si narra che dipingesse ogni giorno. Dopo la sua morte ne vennero trovate almeno 9000, divise tra disegni e quadri. All’interno di questa gigantesca produzione si trova una gran varietà sia nei temi che nelle tecniche. L’artista spaziò tra mitologia, avvenimenti storici, scene militari, ritratti, nature morte, paesaggi realizzati come decorazioni murali, e in riferimento alla tecnica pittorica realizzò dipinti di grandi e minori dimensioni su tela, dipinti ad olio, ad acquerello e pastello e affreschi. Le opere più importanti sono tele di grandi dimensioni che riportano temi ed episodi di stampo epico e storico. Si tratta di massimi capolavori che hanno scandito tappe cruciali della storia dell’arte, e che all’epoca, proprio per la loro unicità, causarono reazioni divisive. I detrattori, infatti, non riuscivano a digerire la maggiore enfasi data all’emozione dell’episodio raccontato rispetto alla precisione del disegno, ritenendo le opere confusionarie ed esagerate nel sentimento.
La potenza di queste opere, ad ogni modo, risiede proprio nell’autenticità dell’emozione riprodotta sulla tela. Il massacro di Scio, ad esempio, riporta un episodio che aveva colpito Delacroix in prima persona, ovvero egli desiderò riprodurre sulla tela le sensazioni che gli aveva suscitato la notizia del fallimento di una rivolta greca contro l’impero turco ottomano. Il tema trattato è orientaleggiante, ad evidenziare l’interesse di Delacroix per quei territori che poi come abbiamo visto raggiungerà fisicamente nel 1833.
Quanto alla sua opera più famosa, La Libertà che guida il popolo, qui per la prima volta Delacroix decise di schierarsi politicamente, cosa che non aveva fatto in precedenza per altri dipinti a tema storico. In questo caso decise di omaggiare la rivolta del popolo contro la politica reazionaria e tendente alla censura perpetrata da Carlo X, re di Francia succeduto a Luigi XVIII. Nonostante la tela fosse stata acquistata dallo stato Francese ed esposta nella sala del trono del palazzo del Lussemburgo, venne poi nascosta in un attico poiché ritenuta ancora troppo “rivoluzionaria”. Celebri sono le citazioni e riferimenti che si possono individuare analizzando quest’opera, dalla Venere di Milo che si ritrova nelle fattezze della “Libertà” personificata, alla struttura piramidale della composizione (al centro della quale vi sono i colori brillanti della bandiera francese che rischiara i toni scuri del resto del dipinto) che altro non è che una citazione della Zattera di Medusa di Géricault. Così come lo sono anche i due uomini in primo piano (con il particolare del calzino) esattamente ripresi dall’opera dell’amico. La differenza sostanziale tra i due dipinti si trova, ad ogni modo, nel sentimento che esprimono, ottimista e combattivo quello di Delacroix, mentre disperata e tragica è l’opera di Géricault. La Libertà che guida il popolo è ancora oggi utilizzato spesso come simbolo della lotta per i diritti umani e compare spesso come immagine iconografica a supporto di altre forme d’arte (ad esempio è stata utilizzata nel 2008 come copertina per l’album della rock band Coldplay dal titolo Viva la Vida or Death and all his friends).
Hanno ricevuto inoltre moltissimi consensi le opere che Delacroix realizza al ritorno dalla missione diplomatica in Algeria. Riuscì infatti a restituire in maniera autentica il fascino esotico di quei luoghi, sublimando gli accostamenti di colore in un modo che quasi anticipa l’Impressionismo, o meglio da cui gli artisti impressionisti impareranno molto. Tra queste opere, la più celebre è Le donne di Algeri nei loro appartamenti (1834), in cui Delacroix rappresenta un harem, luogo in cui si riunivano donne e bambini nelle dimore musulmane. Lo spettatore viene accolto tra tendaggi, tappeti, abiti colorati, e fatto entrare in un luogo intimo dove solitamente non potrebbe entrare. Delacroix riesce per l’appunto a catturare questa sfumatura e restituircene la potenza emotiva.
Una delle ultime opere conosciute di Delacroix prima della sua morte è La lotta di Giacobbe con l’angelo (1861) in cui la scena biblica che dà titolo all’opera viene rappresentata attraverso un voluttuoso vortice di forme e di colori utilizzato proprio per enfatizzare lo sforzo del combattimento. Al di sotto dell’episodio religioso vi è anche un significato più “romantico” in senso letterario, ovvero l’eterna lotta dell’eroe (l’umano Giacobbe) e il divino (l’angelo) che non ha mai fine. Infatti, le due figure sono ritratte proprio durante una fase del combattimento, cristallizzando questa lotta nell’eternità.
Tutte le opere più importanti di Delacroix sono conservate nel museo del Louvre a Parigi, dove vennero trasportate nel 1874, undici anni dopo la morte dell’artista francese. Vennero riunite dal Lussemburgo e da Lille, città in cui vennero inviate dallo Stato francese dopo averle acquistate ai Salon di Parigi. A Parigi è possibile inoltre visitare il Musée Delacroix, che è stato ricavato dalla piccola casa-laboratorio in cui l’artista passò gli ultimi anni di vita. All’interno del Musée Delacroix sono custoditi numerosi disegni, dipinti e cimeli, così come i suoi scritti autografi.
In Francia, opere di Delacroix si trovano al Musée Fabre di Montpellier (uno tra quelli che ne conserva in maggior numero), al Musée des Beaux-Arts di Rouen, e in quelli di Lione, Béziers, Bordeaux, Nancy, Nantes. È possibile trovare pale di Delacroix anche dentro a chiese: per esempio nella Cattedrale di Ajaccio (il Trionfo della Religione del 1821), nella chiesa di Saint-Paul-Saint-Louis a Parigi (Cristo nel Getsemani del 1827), in quella di Saint-Denys-du-Saint-Sacrement a Parigi (la Pietà) e in quella di Saint-Sulpice a Parigi (La lotta di Giacobbe con l’angelo, l’Arcangelo Michele e La cacciata di Eliodoro dal Tempio del 1854-1861).
Fuori dalla Francia, si trovano importanti nuclei di opere di Delacroix al Kunstmuseum di Basilea, alla Neue Pinakothek di Monaco di Baviera, al Metropolitan Museum di New York, al Walters Art Museum di Baltimora. In Italia sono rare le opere di Delacroix. Tuttavia, la Galleria degli Uffizi custodisce un suo autoritratto, eseguito nel 1840 e la Galleria Nazionale della Puglia di Bitonto conserva un bozzetto per una Scena di naufragio del 1833.
La tua lettura settimanale su tutto il mondo dell'arte
ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER