Domenico Ghirlandaio, vita, opere e stile del grande artista del Rinascimento


Domenico Ghirlandaio è stato uno dei protagonisti del Rinascimento fiorentino, una sorta di cronista della società del suo tempo. La vita, le opere principali, lo stile.

Domenico Ghirlandaio (Domenico Bigordi; Firenze, 1449 - 1494) fu un pittore fiorentino che operò durante la seconda metà del Quattrocento. Contemporaneo di artisti come Andrea del Verrocchio e Antonio del Pollaiolo, è considerato uno dei protagonisti del Rinascimento. La sua opera artistica racconta la città di Lorenzo il Magnifico, veicolandone le atmosfere e il grande fermento culturale. Per questo motivo gli si attribuisce una sorta di ruolo di cronista della società del suo tempo: lavorò principalmente a Firenze, dove diresse la sua bottega, che venne frequentata anche da un giovanissimo Michelangelo.

La seconda metà del secolo fu caratterizzata clima intellettuale inebriante per un pittore di ampie vedute come fu il Ghirlandaio, molto attento al dettaglio e amante dei modelli antichi: era appena passata la stagione della ricerca prospettica, giravano ancora i testi del pittore ed architetto Leon Battista Alberti. I Commentarii dello scultore Lorenzo Ghiberti riconsideravano largamente il trattato di architettura di Vitruvio, che tornava anche nelle idee del teorico Filarete, insieme a uno spiccato gusto per l’antico. Era anche un momento in cui a Firenze giravano opere di pittura fiamminga, facendo conoscere i nomi di Hans Memling, Rogier Van Der Weyden e soprattutto Hugo Van Der Goes — quest’ultimo arrivò a Firenze tramite le commissioni delle famiglie Baroncelli e Portinari, agenti della Banca dei Medici a Bruges. Ghirlandaio era perennemente in contatto con questa realtà, così viva e ricca di opportunità: ne colse ogni stimolo, aprendosi alla Rinascita.

Nell’arco della sua vita Ghirlandaio si recò per ben due volte a Roma, di cui la seconda nel 1481 con l’incarico di affrescare il registro mediano della Cappella Sistina. L’esperienza romana fu un momento importantissimo per il pittore, che rimase affascinato anche dalla riscoperta della Domus Aurea neroniana e delle sue decorazioni pittoriche, poi note con il nome di “grottesche”. Ghirlandaio fu uno di quei pittori che vissero la riscoperta calandosi nei cunicoli aperti sul Colle Oppio e lasciando la sua firma sulle pareti della domus. A partire dagli anni Settanta l’artista godette di grande successo, fu molto richiesto dall’alta società fiorentina, anche per le sue distinte doti da ritrattista. La cura, l’eleganza che riponeva nel dettaglio furono tangenze che portarono più volte gli studiosi a indagare il suo rapporto con l’arte fiamminga.

Oltre alla sconfinata passione che Ghirlandaio nutriva per l’antico, la ragion d’essere della sua attività pittorica fu essenzialmente quella di documentare e comunicare la cultura e i costumi del proprio tempo, un potere di testimonianza che le sue opere ancora oggi esercitano.

Domenico Ghirlandaio, I santi Girolamo, Barbara e Antonio Abate (1471 circa; affresco; Cercina, Parrocchiale di Sant'Andrea)
Domenico Ghirlandaio, I santi Girolamo, Barbara e Antonio Abate (1471 circa; affresco; Cercina, Parrocchiale di Sant’Andrea)
Domenico Ghirlandaio, Santa Barbara (1471 circa; affresco; Cercina, Parrocchiale di Sant'Andrea)
Domenico Ghirlandaio, Santa Barbara (1471 circa; affresco; Cercina, Parrocchiale di Sant’Andrea)
Domenico Ghirlandaio, Madonna della Misericordia e Pietà (1472; affresco; Firenze, Ognissanti)
Domenico Ghirlandaio, Madonna della Misericordia e Pietà (1472; affresco; Firenze, Ognissanti)
Domenico Ghirlandaio, Madonna della Misericordia (1472; affresco; Firenze, Ognissanti)
Domenico Ghirlandaio, Madonna della Misericordia (1472; affresco; Firenze, Ognissanti)
Domenico Ghirlandaio, Pietà (1472; affresco; Firenze, Ognissanti)
Domenico Ghirlandaio, Pietà (1472; affresco; Firenze, Ognissanti)
Domenico Ghirlandaio, Storie di santa Fina (1473-1475; affreschi; San Gimignano, Collegiata)
Domenico Ghirlandaio, Storie di santa Fina (1473-1475; affreschi; San Gimignano, Collegiata)
Domenico Ghirlandaio, Storie di santa Fina, Apparizione di san Gregorio (1473-1475; affreschi; San Gimignano, Collegiata)
Domenico Ghirlandaio, Storie di santa Fina, Apparizione di san Gregorio (1473-1475; affreschi; San Gimignano, Collegiata)
Domenico Ghirlandaio, Storie di santa Fina, Esequie di santa Fina (1473-1475; affreschi; San Gimignano, Collegiata)
Domenico Ghirlandaio, Storie di santa Fina, Esequie di santa Fina (1473-1475; affreschi; San Gimignano, Collegiata)

Vita di Domenico Ghirlandaio

Domenico Bigordi, nato a Firenze nel 1449, fu il primo di cinque figli dell’orafo Tommaso del Ghirlandaio. Da questi deriva il nome con il quale è considerato uno dei più celebri pittori del Rinascimento: il padre, infatti, fu inventore delle “ghirlande”, splendide acconciature in voga tra le fanciulle e le nobildonne fiorentine. Inizialmente, Tommaso del Ghirlandaio indirizzò Domenico all’arte dell’oreficeria: ma questi, “non piacendogli quella, non restò di continuo di disegnare” poiché “fu dalla natura fatto per esser pittore” (Vasari). Nelle Vite, Giorgio Vasari fornisce notizie complete sul conto del pittore: racconta che il giovane Ghirlandaio trovò il suo primo maestro nel pittore Alessio Baldovinetti, il quale ebbe il merito di introdurlo all’arte fiamminga quando questa iniziò a diffondersi negli ambienti fiorentini.

Ghirlandaio lavorò soprattutto a Firenze, ma si spinse anche oltre: sempre in Toscana, nel 1475 affrescò le Storie di Santa Fina, nella Collegiata di San Gimignano. La sua attività artistica lo portò anche in Umbria, a Narni, ma ovunque andasse le sue opere si distinsero nettamente per la considerazione e la resa del proprio tempo combinata con una riproposizione studiata di iconografie e modelli provenienti dall’antichità.

La passione per l’antico, Ghirlandaio la coltivò non solo a Firenze ma anche a Roma, dove è documentato un primo viaggio nel 1475 con il fratello David. Qui l’artista dovette rimanere folgorato dalla Città Eterna e dalle sue rovine: durante il soggiorno il pittore partecipò alla riscoperta degli ambienti della Domus Aurea e dei suoi sistemi decorativi. Come fecero molti altri pittori, anch’egli lasciò la sua firma sulle pareti — per la precisione nella sala 129, detta di Ettore e Andromaca. Domenico Bigordi si firmò per testimoniare il suo coinvolgimento, come fece anche con la sua attività pittorica, rivolta a restituire questo fervore classicheggiante, un amore che continuò per tutta la sua carriera. A Firenze il maestro istituì la sua bottega, nella quale lavorò anche il giovanissimo Michelangelo.

La fine del XV secolo fu un momento florido e di grande dinamismo culturale, favorito anche dalla pace politica che intercorreva tra Firenze e Roma. A dimostrazione di questa resta lo scambio tra papa Sisto IV e Lorenzo de’ Medici: nel 1481, su richiesta del pontefice, il Magnificò inviò i migliori artisti a decorare la Cappella Sistina. Tra questi furono Pietro Perugino, Sandro Botticelli e Cosimo Rosselli, con i loro collaboratori e aiutanti. Ghirlandaio partì con l’équipe e portò con sé anche Michelangelo, la cui giovane mano è stata molto cercata fra gli affreschi sistini, senza mai venire effettivamente individuata. All’epoca, d’altronde, il rapporto gerarchico della bottega era molto ben strutturato ed era difficile che si lasciasse la conduzione di una composizione a una mano che non fosse quella del capobottega. Al Ghirlandaio furono affidate qui due delle Storie di Cristo.

Durante gli anni Ottanta del Quattrocento, il maestro continuò ad operare a Firenze, dove lavorò nella chiesa di Santa Trinita per i Sassetti. Più tardi, nel 1486, Giovanni Tornabuoni (già ritratto negli affreschi della Cappella Sistina) si rivolse a Ghirlandaio perché affrescasse la cappella di famiglia in Santa Maria Novella. Era un uomo di grande cultura, molto più potente rispetto alla famiglia Sassetti, oltre che molto vicino ai Medici, poiché la sorella Lucrezia aveva sposato Piero de’ Medici. Ghirlandaio affrescò per lui le Storie della Vergine e di San Giovanni Battista. Sempre per quest’ultima famiglia, qualche anno dopo realizzò anche il celebre ritratto di Giovanna Tornabuoni: d’altronde, il pittore era diventato il ritrattista più ambito della Firenze medicea, e non aveva sfidanti in questo ambito artistico. A proposito di queste doti, Giorgio Vasari riporta un aneddoto della sua infanzia: “essendo egli dotato dalla natura d’uno spirito perfetto e d’un gusto mirabile e giudicioso nella pittura, quantunque orafo nella sua fanciullezza fosse, sempre al disegno attendendo, venne sì pronto e presto e facile, che molti dicono che mentre che all’orefice dimorava, ritraendo ogni persona che da bottega passava, li faceva subito somigliare: come ne fanno fede ancora nell’opere sue infiniti ritratti, che sono di similitudini vivissime”.

Ghirlandaio si dedicò alla produzione di pale d’altare, sempre in ambito fiorentino. Le ultime tavole mostrano le tracce dell’intervento di mani diverse, dal momento che Ghirlandaio aveva ormai raggiunto una certa fama e fu costretto a rivolgersi all’aiuto di assistenti e amici. Due dei suoi fratelli furono validi pittori, David e Benedetto, e anche il cognato Bastiano Mainardi, un pittore di San Gimignano, lavorò per lui. In queste opere su tavola, il contribuito del maestro diventa progressivamente sempre meno identificabile. Nel 1494 Domenico Ghirlandaio morì a Firenze, all’età di 44 anni. Fu compianto dagli assistenti, dal figlio Ridolfo, anch’egli pittore notevole, e da altri eccellenti artisti che si ispirarono ancora alle sue opere, “Onde per tal ricchezza e memoria, nell’arte merita grado et onore, et essere celebrato con lode straordinarie dopo la morte” (Giorgio Vasari).

Domenico Ghirlandaio, Vocazione degli apostoli (1481; affresco, 349 x 570 cm; Città del Vaticano, Cappella Sistina)
Domenico Ghirlandaio, Vocazione degli apostoli (1481; affresco, 349 x 570 cm; Città del Vaticano, Cappella Sistina)
Domenico Ghirlandaio, Storie di san Francesco (1483-1485; affreschi; Firenze, Santa Trinita, Cappella Sassetti)
Domenico Ghirlandaio, Storie di san Francesco (1483-1485; affreschi; Firenze, Santa Trinita, Cappella Sassetti)
Domenico Ghirlandaio, Storie di san Francesco, Conferma della regola (1483-1485; affreschi; Firenze, Santa Trinita, Cappella Sassetti)
Domenico Ghirlandaio, Storie di san Francesco, Conferma della regola (1483-1485; affreschi; Firenze, Santa Trinita, Cappella Sassetti)
Domenico Ghirlandaio, Affreschi della Cappella Tornabuoni (1486-1490; affreschi; Firenze, Santa Maria Novella, Cappella Tornabuoni)
Domenico Ghirlandaio, Affreschi della Cappella Tornabuoni (1486-1490; affreschi; Firenze, Santa Maria Novella, Cappella Tornabuoni)

Stile e opere principali del Ghirlandaio, fra antico e moderno

Domenico Ghirlandaio iniziò a lavorare nelle chiese di campagna, nelle immediate vicinanze di Firenze: il primo lavoro noto è la decorazione ad affresco nella chiesa di Cercina. I santi Girolamo, Barbara e Antonio abate sono ritratti allogati in una finta architettura a pilastri con capitelli corinzi. Le figure longilinee sono rese con morbidezza e restituiscono l’armonia grazie alla scelta dei colori vividi e alla fluidità delle linee. In questo primo Ghirlandaio viene suggerita una prima ricerca del movimento delle masse, ma senza sfociare in una grande forza drammatica. All’altezza del 1472, Ghirlandaio fu a servizio della famiglia Vespucci, celebre famiglia nobile alleata dei Medici. Per loro affrescò la cappella nella Chiesa di Ognissanti. Nel riquadro centrale compare la Pietà. In alto, sopra l’arco, compare la Madonna della Misericordia che apre il suo manto in atto di protezione: al di sotto di questo si trovano le diverse figure della famiglia committente, dove Ghirlandaio dimostra la cura per i dettagli fisici che lo confermano nelle sue qualità di ritrattista.

In seguito, nel 1475, Ghirlandaio affrescò la Storie di Santa Fina nella Collegiata di San Gimignano. È in opere come queste che il pittore definisce il suo campo d’azione artistico, puntando su una divulgazione piana, che potesse arrivare a tutti. Nell’Apparizione di San Gregorio si evidenzia la costruzione prospettica nell’architettura d’interno, il tono pacato della figurazione, dal ritmo lento; lo schema compositivo non ha grandi pretese, ma è trasparente ed essenziale. Nelle Esequie di Santa Fina si può seguire l’interesse che Ghirlandaio riservava all’antichità, che era prettamente quella del mondo plastico, un’antichità marmorea, quella delle rovine romane e della numismatica antica: a questo proposito, è da ricordare che la collezione numismatica più importante del tempo era proprio quella di Lorenzo de’ Medici, che contribuì ampiamente alla diffusione di questo interesse.

Il primo viaggio a Roma intorno al 1475 dovette essere di grande soddisfazione per il pittore. Vi si recò per la decorazione ad affresco della biblioteca Vaticana, insieme al fratello David. Gli affreschi in questione sono perduti, ma il viaggio è documentato. “Fu descritto qual grandioso disegnatore e grande appassionato delle anticaglie: dicono che ritraendo anticaglie di Roma, archi, terme, colonne, colisei, aguglie, amfiteatri et acquidotti, era sì giusto nel disegno che le faceva a occhio, senza regolo o seste e misure; e misurandole da poi fatte che l’aveva, erano giustissime come se e’ le avesse misurate. E ritraendo a occhio il Coliseo, vi fece una figura ritta appiè, che misurando quella tutto l’edificio si misurava; e fattone esperienza da’ maestri dopo la morte sua, si ritrovò giustissimo” (Vasari). Nel 1481 ebbe luogo il secondo soggiorno romano, dove fu chiamato da papa Sisto IV per la realizzazione degli affreschi della fascia mediana della Cappella Sistina.

Qui, la scena della Vocazione dei primi Apostoli è molto legata alla pittura fiorentina. Le figure sono semplici, statuarie e colonnari, si può ancora avvertire l’eco della lezione masaccesca. Sulla destra, il gruppetto di donne che parlano rivela lo spirito mondano del pittore, e si capisce quanto fosse ben inserito nelle dinamiche della società fiorentina, come ancora testimoniano le occhiate e i gesti dei personaggi più in alto, invadenti e curiosi di sapere quanto sta accadendo.

Di ritorno a Firenze, Ghirlandaio rivelò la sua passione per l’antico in quasi tutte le sue opere. Fu un momento di chiara evoluzione stilistica, grazie anche al contatto e allo studio dell’arte fiamminga: le figure diventarono più maestose, i paesaggi furono da allora meno convenzionali. I cicli di affreschi eseguiti negli anni Ottanta del Quattrocento corrispondono alle opere mature più importanti. Nel 1485, Ghirlandaio affrescò la Cappella Sassetti con le Storie di San Francesco nella Chiesa di Santa Trinita: celeberrima è la scena della Conferma della regola dove l’artista ritrae anche diversi suoi contemporanei. Sempre per lo stesso ambiente, realizzò un dipinto in tempera su tavola con la scena dell’Adorazione dei Pastori. La capanna della sacra famiglia è costruita sul modello di una rovina; in alto si nota la citazione di epigrafi classiche, riprese da veri sarcofagi. Il paesaggio sullo sfondo è di chiara derivazione fiamminga. Nella cappella, ai lati della pala d’altare, si trovano affrescati i profili dei committenti, Francesco Sassetti e la moglie.

Tra il 1486 e il 1490, Ghirlandaio si dedicò alla decorazione della Cappella Tornabuoni, in Santa Maria Novella. In questa occasione venne aiutato da molti assistenti (tra cui Michelangelo) e dipinse le Storie della Vergine e le Storie di San Giovanni Battista. Anche qui la memoria va alla scultura classica; inoltre si individua un piccolo accenno alle modalità pittoriche e decorative viste nella Domus Aurea neroniana. Mentre lo stile progrediva incalzato da incoraggiamenti fiamminghi e alimentato dalla continua ricerca delle iconografie antiche, l’obiettivo principale della sua pittura restava sempre lo stesso, ovverosia quello di una rappresentazione scenica fedele, dove la narrazione doveva costituire una sincera testimonianza del tempo. Anche se il soggetto era religioso, la simbologia doveva trarre spunto dalla realtà. Per questa ragione, i personaggi affrescati per Tornabuoni vestivano secondo la moda del tempo, pur riferendosi a scene di epoche molto più lontane.

Nella Natività della Vergine, la nascita di Maria è narrata come un evento ordinario e raccolto, ma si svolge in un interno dall’architettura ricercata e sontuosa dal sapore classico, come si evince dai fregi coi puttini. L’attenzione al dettaglio e la volontà di raccontare l’ambiente e la società di Firenze è evidente nella resa materica delle vesti dei personaggi, ma anche negli intarsi dorati sulle pareti, che fanno riferimento alle arti applicate allora in voga nella Firenze laurenziana. Altra scena che contribuì a conclamarlo pittore protagonista del Rinascimento è quella della Visitazione, una delle storie più importanti da un punto di vista iconografico.

Fra le pitture su tavola, l’Incoronazione per la Cattedrale di Narni testimonia il suo lavoro in Umbria (1486) e, ancora per la famiglia Tornabuoni, l’Adorazione dei Magi (1487). Da notare che, nonostante l’ampia accoglienza dimostrata nei confronti della pittura fiamminga, Ghirlandaio continuò a realizzare le sue pale d’altare con l’uso della tempera, senza seguire la nuova tendenza della pittura ad olio. Tra i capolavori è infine il ritratto di profilo di Giovanna Tornabuoni, eseguito nel 1488, che è anche l’anno della morte della fanciulla. Il quadro, eseguito ancora con tempera su tavola, oggi è conservato a Madrid. La giovane — che compare anche nelle menzionate scene della Cappella Tornabuoni — è ritratta di profilo con grande finezza; i capelli e le vesti seguono la moda della società fiorentina nobile. Dietro l’acconciatura è una collana di grani di corallo rosso e un cartiglio con un’iscrizione e l’anno della morte della fanciulla. L’iscrizione è tratta da un epigramma del poeta latino Marziale, una citazione che testimonia l’interesse totalizzante che il pittore coltivava nei riguardi della cultura antica, non solo figurativa ma anche letteraria. L’opera è eseguita con immensa cura e rivela l’incontro pienamente riuscito con l’arte nordica.

Domenico Ghirlandaio, Storie della Vergine, Natività della Vergine (1486-1490; affreschi; Firenze, Santa Maria Novella, Cappella Tornabuoni)
Domenico Ghirlandaio, Storie della Vergine, Natività della Vergine (1486-1490; affreschi; Firenze, Santa Maria Novella, Cappella Tornabuoni)
Domenico Ghirlandaio, Storie di san Giovanni Battista, Visitazione (1486-1490; affreschi; Firenze, Santa Maria Novella, Cappella Tornabuoni)
Domenico Ghirlandaio, Storie di san Giovanni Battista, Visitazione (1486-1490; affreschi; Firenze, Santa Maria Novella, Cappella Tornabuoni)
Domenico Ghirlandaio, Incoronazione della Vergine (1486; tempera su tavola, 330 x 230 cm; Narni, Museo di Palazzo Eroli)
Domenico Ghirlandaio, Incoronazione della Vergine (1486; tempera su tavola, 330 x 230 cm; Narni, Museo di Palazzo Eroli)
Domenico Ghirlandaio, Adorazione dei Magi (1487; tempera su tavola, diametro 117 cm; Firenze, Gallerie degli Uffizi)
Domenico Ghirlandaio, Adorazione dei Magi (1487; tempera su tavola, diametro 117 cm; Firenze, Gallerie degli Uffizi)
Domenico Ghirlandaio, Ritratto di Giovanna Tornabuoni (1488; tempera su tavola, 77 x 49 cm; Madrid, Museo Thyssen-Bornemisza)
Domenico Ghirlandaio, Ritratto di Giovanna Tornabuoni (1488; tempera su tavola, 77 x 49 cm; Madrid, Museo Thyssen-Bornemisza)

Dove vedere le opere di Domenico Ghirlandaio

A Firenze, città natale del pittore, si possono ammirare gli affreschi della Cappella Sassetti nella chiesa di Santa Trinita, e quelli della Cappella Tornabuoni nella basilica di Santa Maria Novella. Gli affreschi della Cappella Vespucci eseguiti alla fine degli anni Settanta si trovano invece nella Chiesa di Ognissanti. Sempre a Firenze, nella Galleria degli Uffizi, è conservata l’Adorazione dei Magi (1487) e un’altra tempera su tavola eseguita tra 1480 e 1483, la Madonna con Bambino in trono con i Santi Dionigi l’Areopagita, Domenico, Clemente, Tommaso d’Aquino e angeli. Ancora in Toscana, nella Collegiata di San Gimignano si trovano gli affreschi del 1475 con le Storie di Santa Fina. A Lucca, nel Duomo di San Martino è conservata la tavola raffigurante il Bambino in trono tra angeli e santi.

A Roma, la Cappella Sistina ospita un affresco della mano del Ghirlandaio: Vocazione dei primi Apostoli, nella fascia mediana. In Umbria, al Museo Eroli di Narni si trova la tavola con l’Incoronazione, pala d’altare eseguita per la Cattedrale intorno al 1486.

All’estero, il Musée du Louvre a Parigi conserva una tavola con la Visitazione eseguita nel 1491. Il formidabile Ritratto di Giovanna Tornabuoni (1488) si trova a Madrid, al Museo Thyssen-Bornemisza. Oltreoceano, la Kress Collection di Washington ospita una tavola raffigurante la Madonna con il Bambino (1470-1475).


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