Supercult. Arthur Wheelock e Ben Broos su Jan Vermeer


Questa giovane ragazza fissa il riguardante coi suoi occhi liquidi e la sua bocca socchiusa e nel mentre irradia purezza, attirando tutti gli sguardi su di lei. Come una visione emanata dall’oscurità, non appartiene a nessun tempo o luogo specifico. 

Questa giovane ragazza fissa il riguardante coi suoi occhi liquidi e la sua bocca socchiusa e nel mentre irradia purezza, attirando tutti gli sguardi su di lei. La sua pelle morbida e liscia è senza macchia come la superficie del suo grande orecchino di perla a forma di lacrima. Come una visione emanata dall’oscurità, non appartiene a nessun tempo o luogo specifico. Il suo esotico turbante, che le avvolge la testa in un blu cristallino, è sormontato da un impressionante tessuto giallo che cade drammaticamente dietro la sua spalla, conferendo un’aria di mistero all’immagine.

Datare questa straordinaria immagine si è rivelato difficile, non solo perché il costume non ha paralleli con la moda olandese contemporanea, ma anche perché il dipinto è molto diverso concettualmente dalle scene di genere degli interni di Vermeer della fine degli anni Cinquanta e dei primi anni Sessanta. Un tentativo di datare il dipinto agli anni Settanta attraverso l’identificazione della modella come Maria, la più grande dei figli di Vermeer, non convince. In nessuno dei suoi dipinti degli anni Settanta, Vermeer riesce a ottenere i toni della carne morbidamente diffusi qui evidenti, creati mediante la sovrapposizione di una sottile vernice color carne su di un modellato trasparente. Vermeer sviluppò questa tecnica per rendere i toni della carne durante la metà degli anni Sessanta [...] e l’ha sfruttata nella Ragazza con l’orecchino di perla, utilizzandola in un modo ancora più audace ed espressivo. Il contorno morbido del viso della ragazza diffonde un calore che permea l’immagine. Per ravvivare il suo viso, Vermeer le ha posto degli accenti chiari negli occhi e, come si è scoperto nel restauro del dipinto del 1994, ha accentuato le estremità della bocca con piccoli punti di vernice rosa. L’applicazione libera e sorprendentemente audace di smalti blu nel turbante contribuisce ulteriormente al senso di immediatezza.

Johannes Vermeer, La ragazza con l’orecchino di perla o La ragazza col turbante (1665 circa; olio su tela, 44,5 x 39 cm; L’Aia, Mauritshuis)
Johannes (Jan) Vermeer, La ragazza con l’orecchino di perla o La ragazza col turbante (1665 circa; olio su tela, 44,5 x 39 cm; L’Aia, Mauritshuis)

Il carattere espressivo dell’applicazione della pittura di Vermeer è sorprendente, data la cura con cui disegnava le sue opere. Inoltre, allontana il suo stile da quello di numerosi suoi contemporanei, tra cui Frans van Mieris, che dipinse soggetti paragonabili, ma in un modo meticoloso che affonda le sue radici in una tradizione completamente diversa. La maniera ampia di Vermeer, che gli consente di generalizzare le forme e di suggerire le sottili sfumature della luce che cade sulle superfici, è un aspetto fondamentale del suo classicismo, le cui origini sono da rintracciare nei suoi dipinti di soggetto storico. La Ragazza con l’orecchino di perla mostra un altro aspetto del classicismo che pervade l’opera di Vermeer [...]: l’atemporalità. Su di uno sfondo scuro e indefinito, e vestita con un costume esotico, questa sorprendente giovane donna non può essere collocata in nessun contesto specifico. Non possiede attributi che potrebbero, ad esempio, identificarla come una figura allegorica, sia essa una musa o una Sibilla. Quasi certamente, tuttavia, è proprio questa assenza di un contesto storico o iconografico che trasmette tale immediatezza a tutti coloro che la guardano.

Sebbene quest’opera condivida rapporti fondamentali con gli altri dipinti di Vermeer, risulta tuttavia diversa sotto molti aspetti. È la prima a concentrarsi su di una singola figura su fondo cupo. La scala della testa è più grande e l’immagine è più vicina al piano dell’immagine che in qualsiasi altra scena del suo genere. Sebbene sia del tutto possibile che Vermeer fosse arrivato a questa soluzione compositiva da solo, i collegamenti stilistici con i dipinti di Michael Sweerts sono così sorprendenti che dovrebbe essere sollevata la possibilità di un contatto tra questi due artisti, soprattutto perché Sweerts viveva ad Amsterdam nel 1660-1661. Sweerts, che era stato assistente all’Accademia di San Luca a Roma, e che aveva fondato una accademia di disegno dal vero a Bruxelles dopo il suo ritorno nella sua città natale intorno al 1656, condivideva con Vermeer l’idea di conferire dignità classica alle scene della vita quotidiana. Durante il suo soggiorno ad Amsterdam, Sweerts dipinse una serie di busti di giovani con profili altrettanto puri su sfondi scuri e indefiniti. Tutti guardano fuori dal quadro con occhi umidi e lucidi, e almeno uno indossa un turbante esotico. Nonostante l’assenza di contatti documentati tra i due artisti, Vermeer potrebbe aver visto i dipinti di Sweerts ad Amsterdam, dove ha avuto contatti per gran parte della sua vita.

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Arthur K. Wheelock e Ben Broos in Arthur K. Wheelock (a cura di), Johannes Vermeer, catalogo della mostra (Washington, National Gallery, dal 12 novembre 1995 all’11 febbraio 1996, e L’Aia, Mauritshuis, dal 1° marzo al 2 giugno 1996), The National Gallery of Art, Washington, 1995, pp. 166-168. Traduzione dall’inglese della redazione di Finestre sull’Arte


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L'autore di questo articolo: Supercult

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