Storia della tavola di Jacopo del Sellaio sequestrata dai nazisti e ritrovata dopo 80 anni


Il Castello di Rivoli espone un capolavoro rinascimentale di Jacopo del Sellaio: era stato sequestrato dai nazisti e solo oggi si è scoperta la sua travagliata storia.

“A 93 anni avevo perso la speranza di vederlo riemergere”: sono parole di Grete Unger Heinz, la proprietaria di un capolavoro di Jacopo del Sellaio (Firenze, 1443 - 1493) che era stato sequestrato dai nazisti ma che è riemerso nei mesi scorsi, ed è adesso esposto alla Villa Cerruti di Rivoli, dove ha sede la Collezione Cerruti, ovvero la raccolta dell’imprenditore Francesco Federico Cerruti (Genova, 1922 - Torino, 2015), ora gestita dalla Fondazione Cerruti e parte del polo museale del Castello di Rivoli. Si tratta di una Madonna col Bambino, san Giovannino e due angeli, databile al 1480-1485, luminoso esempio di pittura fiorentina del Rinascimento della seconda generazione (quella di Botticelli, Signorelli, Domenico del Ghirlandaio).

Era stato proprio Cerruti ad acquistare il dipinto rinascimentale: lo aveva voluto fortemente ed era uno dei suoi dipinti preferiti, tanto da sistemarlo accanto al suo letto nella camera della torre della Villa, uno spazio in cui aveva sistemato diverse opere devozionali della sua collezione, per fini di intimo raccoglimento. Cerruti aveva comperato la tavola nel 1987 sul mercato (da un antiquario che a sua volta si era aggiudicato l’opera all’asta da Christie’s nel 1985), senza sapere quale fossero i trascorsi dell’opera. Non poteva infatti sapere che il dipinto era di proprietà degli eredi dell’imprenditore Gustav Arens (Reichenau, 1867 - Vienna, 1936), che lo acquistò nelle prime settimane del 1936 da un antiquario viennese, la Galerie Sankt Lucas, e lo affidò poi all’Akademie der bildenden Künste di Vienna in quanto necessitava di restauri: fu in quell’occasione che lo storico dell’arte Emmerich Schaffran attribuì l’opera a Jacopo del Sellaio (prima era infatti assegnata a Raffaellino del Garbo). Alla scomparsa di Arens, nel 1936, la tavola fu ereditata dalla figlia di Gustav, Ann Arens, che aveva sposato Friedrich Unger: tuttavia, nel 1938, i nazisti confiscarono l’opera e la rilasciarono solo dopo il pagamento di un elevato riscatto.

Jacopo del Sellaio, Madonna col Bambino, san Giovannino e due angeli (1480-1485)
Jacopo del Sellaio, Madonna col Bambino, san Giovannino e due angeli (1480-1485)

La famiglia Unger-Arens, ebrea, fu costretta a lasciare l’Austria nel 1938 a causa di un provvedimento di espulsione che la colpì (Friedrich, peraltro, passò due mesi in carcere come prigioniero politico, e fu scarcerato in cambio delle azioni di una sua società): Friedrich, Ann e le loro figlie Grete e Gitte si recarono dapprima in Francia per poi raggiungere, nel maggio del 1939, gli Stati Uniti. Le opere della collezione (che annoverava pezzi importanti, soprattutto di artisti italiani e fiamminghi: tra gli altri, il Tintoretto, Francesco Guardi, Lucas Cranach, Jacob van Ruisdael), dapprima sequestrate dai nazisti, erano state liberate solo dopo il pagamento del riscatto di cui sopra (di centomila franchi), e la famiglia riuscì a portarle a Parigi. La famiglia non riuscì però a fare arrivare anche loro in America per problemi doganali: così, nel 1942, per i nazisti (che nel frattempo avevano occupato la Francia) fu facile requisire l’intera collezione degli Unger. Finita la guerra, la famiglia riuscì a recuperare una parte della loro raccolta, ma mancava all’appello, tra gli altri, il dipinto di Jacopo del Sellaio, che sarebbe riapparso nel 1974 presso un antiquario svizzero, la Galerie Fischer di Lucerna, per poi essere battuta alla sopra menzionata asta del 1985.

Nel frattempo, come detto, il dipinto fu acquistato da Cerruti: dopo la sua scomparsa, la sua collezione fu affidata al Castello di Rivoli, in un accordo formulato nel 2016 e poi formalizzato nel 2018. A partire da quest’ultima data, il Castello di Rivoli ha condotto ricerche sulle opere della collezione: queste indagini hanno permesso di risalire ai legittimi proprietari della tavola di Jacopo del Sellaio. Così, nel 2018, la Fondazione Cerruti si è messa in contatto con l’Holocaust Claims Processing Office di New York (l’ente che gestisce le questioni relative alle eredità sottratte dai nazisti agli ebrei e poi disperse), e sono stati individuati gli eredi della famiglia, ovvero Grete Unger Heinz, la figlia minore di Friedrich e Ann, e i figli di sua sorella Gitta, ovvero Karen Meier-Reeds, Andrea Meier e Alan Meier.

La vicenda si è conclusa nel 2020, dopo due anni di trattative tra la Fondazione Cerruti e gli eredi Unger, che hanno concesso alla Fondazione di tenere il dipinto per mantenere integra la Collezione Cerruti e di mostrarlo alla Villa Cerruti, con però l’impegno di ricordare i drammatici eventi che hanno devastato l’Europa del tempo e di narrare la storia travagliata del dipinto e delle famiglia Unger-Arens. Agli eredi sono stati poi garantiti anche un adeguato compenso finanziario (che non è stato reso noto) e riproduzioni ad altà qualità della tavola di Jacopo del Sellaio. L’opera dunque può essere da tutti ammirata nella villa di Rivoli.

Grete Unger Heinz, che oggi vive a Carmel, in California, non ha nascosto la soddisfazione: “A quasi 93 anni avevo perso la speranza che questo amato dipinto rinascimentale italiano appartenente ai miei genitori sarebbe mai riemerso. Sono lieta non solo che la Fondazione Cerruti abbia raggiunto un equo accordo con gli eredi della famiglia Unger, incluso un resoconto completo della travagliata storia del dipinto, ma anche che io possa ancora vedere l’opera stessa al Museo del Castello di Rivoli nel corso della mia vita”.

“Sono lieta che la Fondazione Cerruti, gli eredi di Ann e Friedrich Unger e il nostro Museo siano stati in grado di risolvere con successo una richiesta di restituzione dei beni delle vittime dell’Olocausto lunga decenni”, ha detto Carolyn Christov-Bakargiev, direttore del Castello di Rivoli. “Attraverso la nostra ricerca sulla provenienza della Collezione Cerruti, e grazie all’Ufficio Reclami dell’Olocausto (HCPO) di New York, siamo stati in grado di identificare gli eredi di questo dipinto rinascimentale andato perduto durante la Seconda Guerra mondiale, compensarli per la loro perdita e conservare il dipinto al museo per la fruizione pubblica. Quest’opera di Jacopo del Sellaio, così amata dai suoi proprietari originali e anche da Francesco Federico Cerruti, che l‘ha acquisita nel 1987 senza conoscerne il passato travagliato, ha finalmente trovato la pace”.

Storia della tavola di Jacopo del Sellaio sequestrata dai nazisti e ritrovata dopo 80 anni
Storia della tavola di Jacopo del Sellaio sequestrata dai nazisti e ritrovata dopo 80 anni


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