Scoperto in Austria un capolavoro inedito di Luca Cambiaso. Andrà all'asta


In Austria è riemerso un capolavoro inedito di Luca Cambiaso, una Diana e Callisto che si pensa facesse parte della collezione dell’imperatore Rodolfo II. Andrà in asta a Vienna con stima 600-800.000 euro.

Un capolavoro perduto di Luca Cambiaso (Moneglia, 1527 – El Escorial, 1585) riemerge dopo secoli di oblio e va in asta a Vienna da Dorotheum. Si tratta di una tela raffigurante Diana e Callisto, e verrà messa in vendita il prossimo 29 aprile, la stima è tra i 600mila e gli 800mila euro. A confermare l’attribuzione al grande maestro del cinquecento genovese giungono, in via indipendente, i pareri favorevoli di Anna Orlando e di Maurizio Romanengo, specialisti di arte genovese del Cinque-Seicento. Il dipinto, spiega la casa d’aste, rappresenta un’importante riscoperta e un’aggiunta significativa al catalogo di Luca Cambiaso. L’opera è inedita e si pensa abbia una provenienza altisonante: l’ipotesi, infatti, è che facesse parte della collezione di Rodolfo II d’Asburgo, imperatore del Sacro Romano Impero. Ad ogni modo, del dipinto non si hanno più notizie fino al 1903, quando figura nella raccolta di un collezionista austriaco, Adolf Lorenz: da quella data è rimasta di proprietà degli eredi fino ad arrivare all’attuale proprietario.

Cambiaso, nato a Moneglia, nella Riviera Ligure di Levante, è considerato il fondatore della moderna scuola pittorica genovese. La qualità pittorica del dipinto, che non avrebbe rivelato prove di interventi di aiutanti o collaboratori di bottega, è notevole. La sua composizione su larga scala e con diverse figure, nonché il fatto che sia stata realizzata durante il periodo di maturità dell’artista, lasciano fortemente supporre che quest’opera sia stata commissionata per un mecenate importante e significativo.

Luca Cambiaso, Diana e Callisto (1570 circa; olio su tela, 230 x 185,5 cm)
Luca Cambiaso, Diana e Callisto (1570 circa; olio su tela, 230 x 185,5 cm)

La storia di Diana e Callisto

Callisto era una delle ninfe di Diana, la dea della caccia, ed era considerata una delle più belle e più fedeli seguaci della divinità. Era una cacciatrice abilissima e, come tutte le altre ninfe al servizio di Diana, aveva giurato di rimanere casta e di non avere rapporti con gli uomini. Callisto, quindi, viveva sotto il giuramento di castità e lealtà verso la sua regina, Diana. Tuttavia, Zeus, il re degli dèi, notò la bellezza di Callisto e decise di sedurla. Mascherandosi da Diana, Zeus riuscì a ingannare la ninfa e la fece cedere alle sue avances. Callisto, ignara del trucco, si unì a Giove e rimase incinta.

Un giorno, le ninfe di Diana, notando che Callisto non aveva intenzione di spogliarsi per fare il bagno con loro (fino a quel momento era infatti riuscita a nascondere la sua gravidanza), le tolsero a forza le vesti e scoprirono che era incinta: il dipinto di Cambiaso raffigura proprio il momento in cui le compagne di Callisto le sfilano le vesti. Infuriata per la violazione del giuramento di castità, Diana scacciò Callisto dal suo seguito.

Quando Callisto partorì suo figlio Arcadio, Giunone, la moglie gelosa di Zeus, furiosa per l’adulterio, decise di vendicarsi trasformando Callisto in un’orsa. Molti anni dopo, Arcadio, divenuto a sua volta cacciatore, si trovò accidentalmente a cacciare l’orsa senza riconoscere che si trattava della sua madre trasformata. Ma gli dèi, commossi dalla tragica vicenda, intervennero: trasformarono Callisto e il figlio Arcadio in costellazioni, per tenerli insieme nel cielo. Così, Callisto divenne la costellazione dell’Orsa Maggiore, mentre Arcadio divenne l’Orsa Minore.

Luca Cambiaso, Diana e Callisto (1570 circa; olio su tela, 146 x 150 cm; Kassel, Museumslandschaft Hessen)
Luca Cambiaso, Diana e Callisto (1570 circa; olio su tela, 146 x 150 cm; Kassel, Museumslandschaft Hessen)

L’origine dell’opera e la probabile provenienza dalle collezioni dell’imperatore

Un inventario del 1621 della collezione di Rodolfo II registra un dipinto descritto come “Ein Baad mit Callisto vom Luca de Genua (“Una scena di bagno con Callisto di Luca di Genova”), elencato al n. 1196 nel Castello di Praga nella Spanische Saal (oggi Galleria Rudolfina). Per comprendere meglio il contesto in cui è stata probabilmente esposta l’opera in questione, occorre considerare che la Spanische Saal ospitava un’impressionante collezione, quasi tutta a tema mitologico e intrisa del sottile erotismo che rifletteva il gusto dell’imperatore. Nella stessa sezione della sala figurano registrate diverse opere di maestri italiani, tra cui dipinti di Tiziano, Veronese e Tintoretto. Rodolfo II è considerato uno dei mecenati più raffinati e illuminati della storia dell’arte e la sua collezione, ora dispersa, era di immensa importanza.

Sono noti almeno altri due dipinti del soggetto di Diana e Callisto di Luca Cambiaso, tra cui una versione a Kassel (Museumslandschaft Hessen, inv. n. GK 948) e un’altra versione nella Galleria Sabauda a Torino (inv. n. 365). La provenienza della versione di Torino è nota, poiché originariamente si trovava nella Collezione Spinola a Genova. Fino alla scoperta del dipinto che va in asta da Dorotheum, la versione di Kassel, acquisita intorno al 1749, era considerata l’opera della celebre collezione di Rodolfo. Tuttavia, Anna Orlando sostiene che la versione appena riemersa sul mercato è la più bella e importante delle tre versioni. Inoltre suggerisce che ci sono prove significative a sostegno dell’ipotesi che il dipinto attuale sia quello registrato nell’inventario Rodolfo del 1621. Orlando ha inoltre sottolineato l’importanza dell’opera di Luca Cambiaso su uno dei principali pittori della corte di Rodolfo II, Bartholomaeus Spranger (Anversa, 1546 – Praga, 1611). Di una generazione più giovane di Cambiaso, Spranger ebbe modo di conoscere l’opera di Cambiaso a Praga e senza dubbio lo considerò un “maestro”. È significativo che ci fossero cinque dipinti di Bartholomaeus Spranger esposti insieme alla Diana e Callisto di Cambiaso nella Spanische Saal, tutti raffiguranti soggetti mitologici. Nessuna di queste opere è stata identificata in modo definitivo, lasciando aperta la possibilità che fossero anche di grande formato.

La relazione di Spranger con l’opera di Cambiaso è pienamente supportata da confronti stilistici tra le opere dei due artisti, inclusi disegni e incisioni. Orlando sostiene che il dipinto di Dorotheum deve essere stato a Praga poiché sembra essere la fonte di ispirazione per le composizioni di Spranger prodotte a Praga nei primi anni del 1580, tra cui un disegno di Diana e Atteone ora al Metropolitan Museum of Art di New York (inv. n. 1997.93) e un disegno raffigurante Diana conservato presso la Staatliche Graphische Sammlung, Monaco (inv. n. 1978:38), oltre a un’incisione da un’opera perduta di Spranger, anch’essa al Metropolitan Museum of Art, New York (inv. n. 49.95.2283).

Va anche notato che le opere di Cambiaso e Spranger erano appese una accanto all’altra tra le gallerie del Castello di Praga, come documentato nel suddetto inventario del 1621. Sotto il n. 1009 è elencato un dipinto di Luca Cambiaso, raffigurante il Giudizio di Paride. Il n. 1010 registra un Perseo con la testa di Medusa di Spranger. Orlando sostiene che l’opera di Spranger potrebbe essere stata dipinta come un pezzo complementare all’opera già esistente di Cambiaso. Che sia così o meno, l’influenza del maestro genovese sul giovane artista è già riconosciuta dagli storici dell’arte e talvolta le loro opere sono state persino confuse.

Bartholomaeus Spranger, Diana e Atteone (1580-1585 circa; penna e inchiostro bruno, pennello e acquerello marrone e grigio, lumeggiature bianche, tracce di gesso nero su carta, 413 x 321 mm; New York, Metropolitan Museum, inv. 1997.93)
Bartholomaeus Spranger, Diana e Atteone (1580-1585 circa; penna e inchiostro bruno, pennello e acquerello marrone e grigio, lumeggiature bianche, tracce di gesso nero su carta, 413 x 321 mm; New York, Metropolitan Museum, inv. 1997.93)
Jan Muller (da Bartholomaeus Spranger), Minerva e Mercurio armano Perseo (1604; incisione, 565 x 398 mm; New York, Metropolitan Museum, inv. 49.95.2283)
Jan Muller (da Bartholomaeus Spranger), Minerva e Mercurio armano Perseo (1604; incisione, 565 x 398 mm; New York, Metropolitan Museum, inv. 49.95.2283)

La visita di Rodolfo a Genova nel 1571

Rodolfo si sarebbe imbattuto nell’opera di Cambiaso durante la sua visita a Genova nell’estate del 1571, quando era ospite di Giovanni Andrea Doria (1540–1606) nella Villa Doria di Fassolo. Rodolfo stava viaggiando dalla Spagna a Vienna, insieme al fratello Ernst (1553–1595) e al cugino, fratellastro di Filippo II di Spagna, Don Juan de Austria (1547–1578). Rodolfo aveva 19 anni e deve essere rimasto incantato dalla bellezza che vide a Genova. I Doria erano mecenati di Cambiaso e inviarono persino al re Filippo II di Spagna, cugino di Rodolfo, un’opera dell’artista nel 1578, poco prima che Cambiaso fosse chiamato in Spagna come pittore di corte all’Escorial nel 1583.

È documentato che Rodolfo acquistò almeno un dipinto che deve aver visto durante questa visita a Genova (la Venere Citerea con una veduta di Genova sullo sfondo di Jan Massys, oggi conservata al Nationalmuseum di Stoccolma, inv. n. NM 507). Al momento della visita di Rodolfo a Genova, quel dipinto si trovava nella villa di Ambrogio Di Negro (1519–1601). La Villa Di Negro era vicina alla Villa Doria di Fassolo. Ambrogio Di Negro fu uno dei principali finanziatori del padre di Rodolfo, Massimiliano II, ed è quindi altamente probabile che il giovane principe abbia visitato la sua residenza e visto la sua collezione d’arte. La villa di Ambrogio Di Negro ospitava un’impressionante collezione di dipinti e potrebbe aver fornito una fonte di ispirazione per il giovane Rodolfo che sarebbe presto diventato uno dei mecenati più raffinati e sofisticati d’Europa. L’inventario del finanziere genovese del 1618 documenta una serie di opere di Luca Cambiaso e diverse tele di altri artisti di immagini sensuali, tra cui una Venere nuda, una Lucrezia, una Susanna e un’importante serie di sculture di soggetti mitologici.

Poiché Ambrogio Di Negro aveva uno stretto rapporto finanziario con gli Asburgo ed era un mecenate diretto di Luca Cambiaso, è altamente probabile che fosse l’intermediario tra Rodolfo II e Cambiaso per la commissione o l’acquisto delle due tele di Cambiaso successivamente documentate nella collezione di Rodolfo ai numeri 1196 e 1009. Forse non è una coincidenza che la collezione di Ambrogio Di Negro includesse anche un’opera di “Bartolomeo Splanges”, un pittore che è raramente registrato negli inventari dei collezionisti genovesi del diciassettesimo secolo.

Sebbene non vi siano prove documentali specifiche per l’acquisto delle due opere di Cambiaso nella collezione di Rodolfo II, esiste una lettera scritta da Albrecht Fugger datata 1601, in cui offre a Rodolfo una Venere e Marte con Cupido ’von dem künstlichen mahler Luca Cambiaso Genovese’, al prezzo di 500 fiorini e dipinta su una grande tela. Fugger consigliò a Rodolfo di non indugiare, perché molti pittori ritenevano che il Cupido non potesse essere dipinto meglio.


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