Riappare in Texas un capolavoro perduto di Artemisia Gentileschi


Un museo del Texas, il Kimbell Art Museum di Fort Worth, ha acquisito un importante dipinto di Artemisia Gentileschi: è ritenuto l’originale di una composizione nota da alcune copie, un capolavoro dato per disperso che dunque adesso è per la prima volta visibile al pubblico.

Gli studiosi lo hanno cercato per anni, era da tempo dato per disperso. Adesso invece c’è un museo in Texas che ritiene di aver fatto riemergere un capolavoro perduto di Artemisia Gentileschi (Roma, 1593 – Napoli, post 1642). Stiamo parlando della Maddalena penitente dipinta verso il 1625-1626, un’opera che è rimasta in mani private fin dall’epoca della sua realizzazione e che adesso è stata acquisita dal Kimbell Art Museum di Fort Worth, negli Stati Uniti. L’opera è già visibile, dallo scorso 5 settembre, nella sezione del museo che espone altri capolavori della pittura italiana del primo Seicento, come I bari di Caravaggio (1595 circa) o il Cristo e la samaritana del Guercino (1619-1620 circa).

L’opera venne acquistata, e forse anche commissionata, da Fernando Enríquez Afán de Ribera, terzo duca di Alcalá e viceré di Napoli, nel periodo in cui ricopriva l’incarico di ambasciatore spagnolo a Roma (1625–26). Ci sono almeno due fonti settecentesche che descrivono il duca come committente di Artemisia, e negli inventari della sua raccolta, l’opera è descritta come “Una Mag.na sentada en una silla durmiendo sobre el braço de artemissa Gentileça romana”. Il dipinto fu poi esposto nella sua residenza, la Casa de Pilatos, a Siviglia, dove, secondo fonti spagnole del XVII secolo, divenne famoso e fu ampiamente copiato. Tra le copie più importanti si cita infatti quella della Cattedrale di Siviglia che è sempre stata il punto di riferimento per conoscere questo dipinto altrimenti non noto, se non da altre copie (come quella del Museo Soumaya a Città del Messico). In seguito, dopo la morte del duca di Alcalá, il dipinto rimase nelle disponibilità dei suoi eredi a Siviglia fino a quando non scomparve totalmente, prima di riapparire all’asta da Tajan nel 2001 in Francia (dove fu venduto come opera della bottega di Artemisia Gentileschi). Fu poi venduto a una collezione privata e vi rimase fino a quando non fu acquistato dalla società Adam Williams Fine Art Ltd. di New York, per conto del Kimbell, nel 2024.

Artemisia Gentileschi, Maddalena penitente (1625-1626; olio su tela, 108,8 x 93 cm; Fort Worth, Kimbell Art Museum)
Artemisia Gentileschi, Maddalena penitente (1625-1626; olio su tela, 108,8 x 93 cm; Fort Worth, Kimbell Art Museum)

A identificare l’opera come l’originale, dal quale sono derivate tutte le altre versioni, era stato, nel 2021, lo studioso Jesse M. Locker, in un articolo pubblicato sulla rivista Apollo. La tela, scriveva Locker in quell’occasione, “può essere identificata con sicurezza come l’opera originale” di Artemisia Gentileschi. “Dopo alcune ricerche”, argomentava lo studioso, “ho scoperto che il dipinto inedito a cui avevo trovato un riferimento si trovava in una collezione privata americana. Qualche mese fa ho avuto la possibilità di esaminare questo dipinto di persona, accompagnato da Sheila Barker, una delle massime autorità su Artemisia Gentileschi. Siamo andati a vederlo con un cauto ottimismo sul fatto che potesse essere l’originale (ma anche ben consapevoli delle numerose copie in circolazione). Ma il dipinto ha superato di gran lunga le nostre aspettative. Sotto ogni aspetto, è più chiaro, più luminoso, più leggibile e meglio dipinto rispetto alle altre versioni, e mostra una sottigliezza di luce e colore, e una magistrale rappresentazione di carne e tessuto, che è coerente con l’artista all’apice dei suoi poteri. Inoltre, i dettagli ambigui, imbarazzanti o illogici nelle copie sono risolti e chiariti in questa versione”.

Quando venne venduto da Tajan, il dipinto si presentava sporco e scarsamente leggibile per effetto di una ridipintura maldestra, che però era superficiale e quindi è stata facilmente rimossa dopo l’acquisto, rivelando un lavoro di alta qualità, con diversi elementi che, secondo Locker, indicherebbero la sua autografia. Per esempio, i sottili giochi di luce e ombra sul collo della Maddalena, con le ombre sono punteggiate da luce riflessa che evidenzia i contorni del collo, della gola e del mento, oppure il modo in cui viene trattato il pizzo, che si piega e si curva a intervalli irregolari, e poi ancora la rappresentazione del panneggio con le sue ombre e luci costruite in modo ordinato e deliberatamente variegate, che ricordano l’abito della Giuditta nel dipinto conservato al Detroit Institute of Arts, spesso preso come punto di riferimento per datare questa Maddalena. Certi elementi del dipinto sono inoltre molto più leggibili: per esempio, la natura morta sul tavolo accanto alla Maddalena, che nelle altre versioni presenta oggetti cupi e difficili da leggere e possono essere compresi contestualmente solo se si ha già familiarità con l’iconografia della Maddalena. Un altro piccolo ma significativo elemento che, secondo Locker, è stato frainteso dai copisti è la tenda dietro la Maddalena: l’artista ha infatti raffigurato una nappa appesa alla tenda che tocca lo schienale della sedia appena sopra il collo della Maddalena, identica, in effetti, alla tenda e alla nappa nella Giuditta di Detroit. Nelle altre versioni, questo dettaglio è stato raffigurato invece come un ornamento di legno posizionato in modo improbabile e goffo sullo schienale della sedia. Ma non è tutto: nell’Artemisia del Kimball ci sarebbero due piccoli pentimenti visibili a occhio nudo: uno lungo il collo, dove una piccola abrasione rivela che l’artista ha rivisto il contorno del collo della Maddalena nel punto in cui incontra la sciarpa, e un altro dove la parte esterna del braccio destro della modella incontra la manica, dove sembra che l’artista abbia leggermente allargato il braccio oltre le aree lasciate in riserva. Un’ispezione ravvicinata ha rivelato inoltre che l’artista ha inciso liberamente delle linee, visibili in luce radente, per segnare i bordi dei braccioli. Queste incisioni, presumibilmente disegnate liberamente con una spatola o la punta di un pennello, sono comuni nelle opere di Caravaggio e compaiono anche in molti altri dipinti di Artemisia.

Ispirata in parte dai dipinti di Caravaggio raffiguranti Maria Maddalena, noti per il sorprendente realismo dell’artista, i contrasti drammatici di luce e ombra e l’uso di modelli dal vivo, Artemisia ha affrontato questo soggetto per tutta la sua carriera. La sua esplorazione di diversi momenti chiave nella narrazione di Maria Maddalena dimostra la straordinaria capacità di Artemisia di esprimere la spiritualità della santa attraverso l’intensa fisicità della figura femminile. Nel dipinto del Kimbell, il corpo di Maria Maddalena è sistemato su una sedia decorata, dallo schienale alto. Il suo braccio destro è appoggiato sul bracciolo per sostenere la testa inclinata, con un’ombra profonda sotto il collo e il mento estesi; la guancia poggia sulla mano inerte, che è piegata bruscamente. Il braccio sinistro della Maddalena affonda verso il basso, la mano cade sul grembo. Nell’ombra, un barattolo di unguento e un piccolo specchio a mano con cornice nera giacciono su un tavolo. Questi oggetti, insieme al suo braccialetto di pietre preziose d’oro e al grande orecchino di perle, la identificano come la santa pentita che rinuncia alla sua precedente vita di lusso e vanità. Mentre chiude gli occhi, riflette sul peso del suo passato peccaminoso, giurando la sua devozione a Cristo. Apparentemente incurante del suo aspetto, abbandona le sue ricchezze ed entra in un regno spirituale: la spallina ornata di nastri del suo corpetto cade dietro di lei e la sottoveste orlata di pizzo rivela la sua spalla sinistra in una pozza di luce.

La composizione è ravvivata da un delicato gioco di luci e ombre, catturato dalla pennellata abile di Artemisia, che descrive la carne, i capelli e gli abiti della Maddalena. Il calore del dipinto emana dal fondo rosso che interagisce con la pennellata vivace e a volte audace, in particolare nella manica bianca svolazzante della sottoveste. Tra i passaggi più delicati ci sono le tonalità arrossate dei suoi occhi gonfi, del naso e delle labbra, e le ciocche ondulate di riccioli castani delicatamente intrecciate intorno alle sue dita. Un velo trasparente, marrone fulvo, si attorciglia elegantemente dalla sua spalla, mescolandosi con i suoi capelli e l’abito giallo ocra. In contrasto con alcune delle narrazioni più violente di Artemisia di donne forti ed eroiche, come Giuditta e Lucrezia, la Maddalena Kimbell cattura un momento introspettivo di contrizione e riflessione.


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