Restauro dal vivo per il capolavoro di Piero del Pollaiolo al Museo Poldi Pezzoli


Al Museo Poldi Pezzoli di Milano inizia il restauro conservativo del celebre Ritratto di giovane donna di Piero del Pollaiolo, visibile in diretta dai visitatori. Un progetto che unisce arte e tecnologia con diagnostiche all’avanguardia e attività educative per il pubblico.

Il Museo Poldi Pezzoli di Milano lancia un progetto straordinario: il primo intervento conservativo “dal vivo” sul Ritratto di giovane donna di Piero del Pollaiolo, un’icona del Quattrocento italiano. A partire da oggi, i visitatori del museo avranno l’opportunità di osservare da vicino il lavoro dei restauratori e comprendere l’importanza della diagnostica per immagini applicata alle opere d’arte. Il restauro sarà eseguito da Carlotta Beccaria Roberto Buda.

Il dipinto, risalente al 1470 circa, è stato acquisito da Gian Giacomo Poldi Pezzoli negli anni Settanta dell’Ottocento, diventando rapidamente uno dei pezzi più amati della collezione. Questo intervento conservativo è il primo dal 1951 e si concentra sia sulla tavola lignea che sugli strati pittorici, deteriorati dal tempo e da un’ingiallita patina superficiale. Per preparare il restauro, è stata condotta una complessa campagna diagnostica, sostenuta dalla Fondazione Bracco e curata da un team scientifico multidisciplinare delle Università di Milano e del Centro Conservazione e Restauro La Venaria Reale. Le indagini hanno permesso di valutare con precisione lo stato di salute della tavola e della superficie pittorica, rivelando criticità invisibili a occhio nudo, come la deformazione del supporto ligneo e la tensione che minaccia la stabilità degli strati pittorici.

Nel 1951, l’inserimento di traverse a coda di rondine da parte del restauratore Mauro Pellicioli aveva l’obiettivo di correggere la naturale curvatura del legno. Tuttavia, questa operazione ha generato nel tempo una tensione che ora rischia di causare danni irreversibili alla superficie pittorica, visibili nella fenditura che attraversa il volto della giovane donna ritratta. Il nuovo intervento adotta tecniche moderne, più rispettose della naturale flessibilità del legno, evitando compressioni e favorendo la conservazione a lungo termine.

Durante tutto il processo di restauro, il pubblico potrà seguire i progressi “in diretta” al Museo, approfondendo il lavoro dei restauratori e partecipando a eventi tematici. Saranno organizzati incontri con esperti, laboratori per famiglie e percorsi didattici per giovani e pubblici fragili, per rendere accessibile a tutti l’importanza della conservazione del patrimonio artistico.

Grazie al sostegno del Diözesanmuseum Freising di Monaco di Baviera, partner istituzionale di questa operazione, il Museo Poldi Pezzoli prosegue dunque la sua missione di promuovere collaborazioni internazionali per la cura e valorizzazione delle proprie opere.

Il ritratto della giovane dama del Pollaiolo, prima del restauro
Il ritratto della giovane dama del Pollaiolo, prima del restauro

Dichiarazioni

“Un intervento conservativo dal vivo offre la possibilità di far conoscere le operazioni in atto, rispondere alle curiosità dei visitatori e illustrare le fasi che vanno dalla diagnostica preliminare all’intervento vero e proprio, sottolineando il rapporto esistente tra tecnica pittorica, ovvero la consistenza fisica dell’opera, e la sua conservazione”, dichiara Alessandra Quarto, direttrice del Museo. “E non solo: vogliamo evidenziare l’importanza del lavoro multidisciplinare avviato a giugno in occasione della campagna di indagini diagnostiche con un confronto costante tra curatori del museo, scienziati e restauratori per poter intervenire nella maniera più attenta e consapevole su questo capolavoro. Una bellissima esperienza di lavoro che ha arricchito tutti noi in questi mesi di analisi”.

“Arte e scienza sono un binomio vincente”, sostiene Diana Bracco, Presidente Fondazione Bracco. “Noi ci crediamo da sempre, e infatti da anni con la nostra Fondazione mettiamo a disposizione per l’analisi e il restauro del patrimonio culturale italiano le competenze del Gruppo Bracco nell’imaging diagnostico, un settore in cui siamo leader globali. Ci è dunque sembrato naturale diventare Partner Scientifico del primo restauro dal vivo al Museo Poldi Pezzoli di Milano. Queste tecnologie fisiche e chimiche possono svelare, ad esempio, la descrizione della composizione materica dei pigmenti della pittura e dello strato di preparazione, l’esistenza o meno di disegno preparatorio, l’estrazione di caratteristiche della tecnica e dello stile degli artisti. Ho assistito personalmente alla TAC preliminare sull’opera del Pollaiolo svolta nel nostro Centro Diagnostico Italiano e ho trovato la procedura molto emozionante: utilizzare una tecnica diagnostica all’avanguardia su una ‘giovane donna’ del Quattrocento produce un effetto di grande meraviglia, sembra quasi una macchina del tempo che permette a due punti lontanissimi di incontrarsi. Con questo progetto tutti avranno la possibilità di entusiasmarsi di fronte a questo autentico connubio di arte e scienza”.

“Rimuovere le traverse attuali e dotare il dipinto di traverse di nuova generazione che possano assecondare, grazie ad un controllo di tipo elastico, i naturali movimenti del legno consentirà alla tavola di rilassarsi”, spiega Roberto Buda. “È una tecnica di intervento messa a punto e adottata da decenni che ha dato buoni risultati ai fini della salvaguardia della superficie pittorica perché permette un controllo delle deformazioni non vincolante, consentendo al tavolato di trovare un equilibrio ottimale con le variazioni dimensionali dovute al continuo equilibro con i valori termo igrometrici dell’ambiente espositivo, inevitabilmente soggetti a cambiamenti stagionali” - sostiene Roberto Buda, esperto di interventi sul supporto.

“Dalla lettura della superficie dell’opera e dall’analisi dei dati raccolti durante le indagini scientifiche, emerge una policromia nel complesso adesa agli strati preparatori e al supporto ligneo anche se con diffusi segni di compressione”, aggiunge Carlotta Beccaria. “L’originale equilibrio cromatico delle tinte voluto dall’artista, appare però fortemente attutito dall’ingiallimento degli strati di vernice, applicata in spessori importanti, con zone di increspatura e piccole esfoliazioni. Non solo la vernice ma anche i restauri pittorici eseguiti in passato sono ora visibilmente alterati e interferenti con la lettura dell’opera. Se non si intervenisse i restauri del passato e lo strato di vernice invecchiata, continuerebbero ad enfatizzare la loro alterazione, scurendo e macchiando ulteriormente la superficie. L’intervento di restauro della pellicola pittorica restituirà, quindi, una migliore leggibilità e godibilità dell’opera, ripristinando l’equilibrio cromatico delle tinte”.

“Il Diözesanmuseum Freising Monaco di Baviera”, afferma il direttore Christoph Kürzeder, “opera, sin dalla sua riapertura avvenuta nel 2022 dopo otto anni di restauri e ammodernamenti, collaborando con Musei e Istituzioni culturali nazionali e internazionali al fine di realizzare mostre frutto di studi e ricerche per promuovere, attraverso l’arte e la cultura, quei processi di crescita, sviluppo sociale e consapevolezza individuale di cui l’Arcidiocesi di Monaco di Baviera e, in particolare S.E. il Cardinale Reinhard Marx, si è resa testimone attiva. Il Diözesanmuseum si trova a 30 chilometri dal capoluogo della Baviera, Monaco, nell’antica sede episcopale di Frisinga, e ospita un’importante collezione di arte ecclesiastica dal primo cristianesimo ai giorni nostri. Dalla riapertura, si sono già tenute 4 mostre che sono state possibili anche grazie alla fiducia e al sostegno di prestatori che, come il Museo Poldi Pezzoli, apprezzano e condividono il grande sforzo che il Diözesanmuseum sta facendo per diffondere la cultura, l’inclusione e la pace, attraverso il linguaggio universale dell’Arte. Grazie alle relazioni internazionali e all’intensa attività diplomatica dello Swiss Lab for Culture Projects, il Diözesanmuseum ha ottenuto prestiti eccezionali di capolavori talvolta mai esposti prima in Germania contribuendo, in cambio, al restauro di diverse opere e alle iniziative culturali meritevoli di sostegno che i prestatori gli hanno sottoposto, fedele al principio che i musei devono collaborare per un superamento “vero” delle frontiere e al di là delle barriere linguistiche o culturali”.

Un momento delle indagini diagnostiche
Un momento delle indagini diagnostiche
Analisi multibanda
Analisi multibanda
Analisi UVFC
Analisi UVFC
Sovrapposizione riflettografie
Sovrapposizione riflettografie
Tac all'opera
Tac all’opera
Tac all'opera
Tac all’opera
Tac all'opera
Tac all’opera

Il dipinto del Pollaiolo

Questo celebre dipinto ritrae una giovane dama che si staglia su un cielo azzurro solcato da alcune nubi. La complessa acconciatura arricchita dal frenello, il filo di perle che scende sulla fronte, la collana a cui si aggancia un pendente con un grosso rubino e la sontuosa manica in velluto dalla decorazione floreale indicano la ricchezza e l’origine aristocratica della dama.

Il volto, mostrato perfettamente di profilo, secondo la ritrattistica antica, è segnato da una sottile linea nera di contorno, che lo fa risaltare nettamente. La posa di profilo è scelta anche per motivi di decoro perché evita che lo sguardo dell’effigiata intercetti quello dell’osservatore.

L’identità della giovane è ignota ma è probabile che si trattasse di una dama fiorentina andata In sposa nella seconda metà del Quattrocento a Giovanni II da Barbiano, conte di Cunio, presso la cui famiglia il dipinto restò fino al 1814. L’opera potrebbe essere stata realizzata nell’imminenza delle nozze, ai tempi il momento di massima visibilità pubblica per una giovane.

Il dipinto, databile al 1470 circa, è il più famoso di una serie di ritratti femminili, attualmente divisi fra diversi musei europei e americani, eseguiti nell’arco di quindici anni da Piero del Pollaiolo. Fratello minore di Antonio, pittore orafo e scultore, Piero si dedicò esclusivamente alla pittura; i contemporanei lo consideravano uno tra i maggiori pittori di Firenze, pari al Botticelli e al Ghirlandaio. Tipica del Pollaiolo è la tecnica pittorica, resa con una materia densa e compatta che dà consistenza e spessore ai dettagli più minuti. La straordinaria attenzione ai valori della luce testimonia l’influenza delle novità introdotte dai pittori fiamminghi contemporanei.

Gian Giacomo Poldi Pezzoli acquistò il dipinto attorno al 1870 come opera di Piero della Francesca mentre l’attribuzione al Pollaiolo iniziò a profilarsi solo a partire dagli inizi del XX secolo. Dal suo ingresso nella collezione il dipinto ha subito due interventi di restauro: il primo eseguito da Luigi Cavenaghi entro il 1881, consistente nell’integrazione pittorica di alcune lacune e, il secondo, da Mauro Pelliccioli nel 1951. A quest’ultimo si attribuisce, tra l’altro, l’inserimento di due traverse sul retro della tavola allo scopo di costringerla alla planarità, allora considerata la forma esteticamente migliore. L’ingiallimento delle vernici stese in questi restauri e le crepe formatesi sul volto a causa della compressione delle traverse hanno portato a intraprendere l’attuale intervento conservativo.


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