Importante ritorno per la città di Prato: la Madonna in trono con Bambino tra i santi Luigi di Tolosa e Francesco, prezioso trittico del Maestro di Mezzana, attivo a Prato tra il 1320 e il 1340, torna finalmente nella città toscana dopo secoli di assenza. Questo raffinato altarolo portatile, straordinariamente conservato e carico di significati storici e artistici, è stato acquistato dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Prato e donato alla città. Curiosamente, l’opera era tornata sul mercato per merito di un pratese, l’antiquario Flavio Gianassi, titolare di FG Fine Art Ltd, che a settembre ha esposto il trittico alla Biennale Internazionale dell’Antiquariato di Firenze.
L’opera entrerà adesso a far parte della collezione permanente del Museo civico di Palazzo Pretorio, dove sarà visibile al pubblico. La presentazione ufficiale si è tenuta oggi alla presenza della presidente della Fondazione, Diana Toccafondi, della sindaca di Prato, Ilaria Bugetti, della storica dell’arte Lia Brunori e dell’antiquario Flavio Gianassi, che ha curato la vendita dell’opera.
Il trittico, databile agli anni Venti del Trecento, rappresenta non solo un’importante testimonianza della pittura post-giottesca, ma anche un documento di grande valore storico. È infatti legato al contesto culturale e politico di Prato durante la signoria angioina, un periodo cruciale per la città, che in quegli anni godette di autonomia da Firenze.
L’altarolo è un raffinato fondo oro, pensato probabilmente per la devozione privata. Aperto, misura 39,1 per 48,9 cm e presenta una struttura a tre pannelli. Nella tavola centrale si trova la Madonna in trono con Bambino, affiancata dai santi Luigi di Tolosa e Francesco, mentre i pannelli laterali raffigurano scene sacre: la Crocifissione con l’Angelo dell’Annunciazione a sinistra e la Madonna della Misericordia con la Vergine Annunciata a destra.
Lia Brunori, storica dell’arte intervenuta alla presentazione, ha illustrato l’importanza iconografica e storica dell’opera. “Più che probabile la committenza cittadina, ascrivibile a una personalità di rilievo appartenente alle istituzioni locali certo legata ai Francescani, cui rimandano le figure di san Francesco e san Ludovico di Tolosa poste intorno alla Madonna in trono, ma forse vi si può leggere anche un riferimento allo Spedale della Misericordia, la cui icona mariana campeggia in bella vista nello sportello di destra”, ha spiegato la studiosa. “I personaggi raffigurati sotto il manto della Madonna, con inaspettata freschezza e vivacità da miniatore, sembrano dei piccoli ritratti, fra i quali si può forse riconoscere il baffuto Carlo D’Angiò, duca di Calabria e Signore di Firenze dal dicembre del 1326 al 1327, quando estese la sua signoria anche a Prato che tanto fu legata in più fasi agli angioini”.
Tra i piccoli ritratti dipinti con straordinaria vivacità, emerge forse il baffuto Carlo d’Angiò, duca di Calabria e signore di Firenze tra il 1326 e il 1327, anno in cui estese la sua signoria su Prato. Altrettanto affascinante è la figura di una donna inginocchiata in primo piano, identificata da Brunori come Maria di Valois, moglie di Carlo, nota per il suo legame con il culto pratese della Sacra Cintola. Il trittico è inoltre arricchito da scritte originali sul dorso, presumibilmente realizzate dallo stesso artista, che identificano i soggetti rappresentati.
Il Maestro di Mezzana, così chiamato dal celebre studioso Richard Offner nel 1956, è una figura centrale della pittura trecentesca pratese. Il nome dell’artista deriva da due tavole provenienti da un trittico della chiesa di San Pietro a Mezzana, oggi conservate nel Museo diocesano, che rivelano la sua affinità con la pittura fiorentina post-giottesca.
La sua presenza a Prato è documentata non solo da opere mobili come il trittico appena acquistato, ma anche da affreschi, come quelli nel Palazzo Comunale. Le sue opere, contraddistinte da una raffinata cura del dettaglio e da un uso innovativo del colore, lo collocano tra i principali esponenti dell’arte del suo tempo.
Il trittico ha una lunga e affascinante storia collezionistica che ne testimonia l’elevato valore artistico. Intorno al 1950 era nelle mani di Ettore Sestieri, noto antiquario italiano, e successivamente passò alla collezione del mercante fiorentino Carlo De Carlo. Da qui, l’opera giunse negli Stati Uniti, entrando a far parte della collezione Alana, una delle raccolte private più importanti del mondo.
Nel 2024, come anticipato, l’opera è stata esposta alla Biennale Internazionale d’Arte di Firenze allo stand di FG Fine Art Ltd, dove è stata acquistata dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Prato. Questo passaggio segna il ritorno del trittico dalla dimensione privata alla fruizione pubblica, un gesto che sottolinea l’impegno della Fondazione nella valorizzazione del patrimonio culturale pratese.
L’ingresso del trittico nella collezione del Museo di Palazzo Pretorio rappresenta un’occasione unica per i cittadini e i visitatori di riscoprire un’opera che, oltre a testimoniare le eccellenze artistiche della Prato medievale, racconta una pagina importante della sua storia.
“Siamo di fronte a un’opera emblematica che nella sua singolare originalità, più di altre, racconta il nostro passato e che è giusto mettere a disposizione di tutti”, dichiara la presidente Diana Toccafondi. “Condividere la conoscenza e godere del patrimonio culturale contribuisce a rendere più coesa la nostra comunità, per questo abbiamo scelto di consegnare il trittico alla fruizione pubblica donandolo al Museo civico. In qualche modo, è il nostro regalo di Natale alla città. Il ritorno a Prato di questa opera non arricchisce solo il nostro patrimonio culturale ma ha un alto valore simbolico: è un segno di speranza e di fiducia nel futuro, nonostante tutte le difficoltà”.
“Questa è la vera Prato, unita, altruista e concreta”, afferma la sindaca Ilaria Bugetti. “Con questa donazione la Fondazione ha incarnato perfettamente lo spirito che ciascuno di noi - ente pubblico, associazione o singolo cittadino - deve avere per migliorare la città. È un grande gesto che restituisce al patrimonio culturale pubblico cittadino un’opera bellissima e anche molto significativa. A nome di tutta la comunità grazie alla presidente Diana Toccafondi per questo straordinario dono. È un bellissimo regalo di Natale”.
“Da pratese, sono molto orgoglioso dell’attenzione che questa opera ha suscitato nella Fondazione Cassa di Risparmio di Prato, grazie al loro impegno, finalmente è possibile restituire al pubblico uno dei tesori più antichi della nostra città”, dice Flavio Gianassi. “Come mercante d’arte, la soddisfazione è ancora maggiore nel poter collaborare con le istituzioni locali per riportare quest’opera nella sua collocazione ideale, dove potrà essere apprezzata dalle future generazioni. Questo è un esempio concreto di come la sinergia tra il settore privato e pubblico possa davvero fare la differenza nel preservare e promuovere il nostro patrimonio artistico”.