A Pompei riapre al pubblico la Casa delle Nozze d’Argento (Regio V, Insula 2, civico i) dopo la conclusione dei lavori di restauro che l’avevano interessata. L’inaugurazione si è tenuta ieri alla presenza della presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, del ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano, del sottosegretario alla Cultura Giammarco Mazzi, del direttore generale Musei Massimo Osanna, del direttore del Parco archeologico di Pompei, Gabriel Zuchtriegel, del direttore generale del Grande Progetto Pompei, generale Giovanni Capasso. Presenti anche l’Amministratore delegato del Gruppo FS, Luigi Ferraris e l ’Amministratore delegato di Trenitalia, Luigi Corradi, dal momento che la cerimonia coincideva con l’inaugurazione del treno Frecciarossa Roma-Pompei.
La domus delle Nozze d’Argento è uno degli esempi più maestosi e raffinati di abitazione delle classi agiate di Pompei. Si chiama così perché qui nel 1893 si tenne la celebrazione delle nozze d’argento dei Reali d’Italia, Umberto I e Margherita di Savoia. Proprio a quell’epoca risale il rinvenimento della Domus, che venne scoperta e scavata tra il 1891 e il 1893 sotto la direzione dell’architetto Michele Ruggero, allora Direttore degli Scavi, e a questi succedettero, fino al 1908, Giulio De Petra, Ettore Pais e Antonio Sogliano. Le colonne dell’atrio corinzio erano in parte cadute, i muri principali in condizioni di instabilità o crollati anch’essi; fu dunque necessario reintegrare estesamente le pareti con brani di muratura imitante l’antica, rialzando le stesse murature e le colonne (a partire dal 1° luglio 1892) sino a raggiungere la quota utile alla posa delle strutture di copertura.
La costruzione originaria nasce nella seconda metà del II secolo a.C. colmando e regolarizzando delle aree urbane precedentemente già edificate e comprendendo, all’origine, anche l’adiacente Casa del Cenacolo (V 2, h) poi separata e resa autonoma con le successive trasformazioni del complesso sia alla metà del I secolo a.C. sia intorno al 60 d.C. Le tre grandi aree funzionali della casa (ovvero l’atrio con il vasto giardino orientale, il peristilio rodio, cioè il giardino con colonnato a diverse altezze, e il secondo atrio con cenacolo e le sale di ricevimento al secondo piano), che oggi fanno parte della casa omonima adiacente, rispecchiano il lusso di una dimora pienamente ellenistica nella raffinatezza dell’abitare.
La casa subirà profonde modificazioni tra il 40 e il 30 a.C., soprattutto a carico dell’atrio, della separazione dalla Casa del Cenacolo e di una diversa distribuzione degli ambienti in funzione di nuovi modelli abitativi e sociali, comprendente la completa ridecorazione delle pareti dall’originario Primo Stile ad un raffinatissimo Secondo stile (peristilio) e a uno stile di transizione tra il secondo e il terzo Stile (atrio). Quando, intorno al 60 d.C., in piena età neroniana, la ricca e potente famiglia degli Albucii, deciderà di trasformare nuovamente la propria residenza adeguandola ad una nuova forma dell’abitare, la bellezza degli affreschi di un secolo prima sarà conservata e addirittura valorizzata con intento collezionistico entro la nuova decorazione in Quarto Stile, tipica di questo periodo.
La nuova dotazione di acqua corrente, abbondante e a pressione, consentita dal collegamento di Pompei all’acquedotto del Serino, determina la realizzazione all’interno della casa, di un quartiere termale privato con vasche riscaldabili, la formazione di giochi d’acqua ad impreziosire i giardini, la realizzazione di una raffinata fontana ad impreziosire l’atrio della magione.
Gli interventi di restauro del secondo dopoguerra videro l’utilizzo diffuso di pesanti e pericolose strutture di calcestruzzo armato incardinate sulle strutture antiche. Il cantiere di restauro che si è appena concluso, e che è stato avviato nel 2019 su progettazione da fondi del Grande Progetto Pompei e realizzazione su fondi PON “Cultura e Sviluppo “ FESR 2014-2020, si è posto come primo compito quello di rimuovere le strutture aggiunte nel dopoguerra, che stavano per crollare, sostituendole con nuove strutture in legno, non solo più vicine a quelle originarie ma soprattutto più leggere di quelle in calcestruzzo armato e tecnologicamente innovative per l’uso di un materiale come il legno di faggio microlamellare accompagnato, per le strutture di solai e controsoffitti, da legno di abete lamellare.
Obiettivo del progetto alla base dei lavori è stato dunque quello del consolidamento strutturale, accompagnato al restauro architettonico dell’intera domus, alla messa in sicurezza degli apparati decorativi parietali e pavimentali e al restauro di quelli degli ambienti più rappresentativi come il vestibolo, l’atrio tetrastilo, le alae, il tablino, il corridoio e il peristilio, l’oecus (salone) corinzio e le esedre che affacciano sul peristilio rodio, così da restituire la casa alla piena fruizione del pubblico.
È stato, fa sapere il Parco Archeologico di Pompei, un cantiere estremamente complesso, non solo perché si è sviluppato nel pieno del periodo del lockdown dovuto alla pandemia, ma anche e soprattutto per la delicatezza delle operazioni di sostituzione di intere strutture nel corpo stesso delle murature antiche senza provocare traumi alle stesse murature e ai fragilissimi apparati decorativi. Lo stesso cantiere ha accompagnato l’istanza di conservazione a quella della conoscenza, consentendo di approfondire molteplici aspetti sui materiali e le tecniche impiegati in antico, nonché sulle diverse fasi di edificazione e trasformazione della Casa delle Nozze d’Argento.
A conclusione del cantiere, da parte dell’Area “Cura del Verde” è stato possibile rigenerare le tre ampie aree verdi con la formazione di tre giardini estetici ed utilitaristici basati sui dati e reperti archeologici e su un’interpretazione delle proporzioni degli spazi della domus oltre che sugli assi visuali prospettici interni. Al tempo stesso e con un intervento pienamente visitabile a domus aperta, procederanno le operazioni di restauro dell’oecus occidentale e dell’anticamera al quartiere termale lungo il peristilio rodio.