A Pieve di Cadore (Belluno) si è concluso il restauro della Madonna col Bambino tra i santi Tiziano e Andrea di Tiziano Vecellio (Pieve di Cadore, 1490 circa – Venezia, 1576) conservata nella Chiesa Arcidiaconale della città natale del grande artista. L’intervento è stato voluto dalla Fondazione Centro Studi Tiziano e Cadore per il suo ventennale e si è rivelato prezioso per svelare le cromie originali dell’opera e per avere conferma dell’autografia del maestro, che ha realizzato l’opera senza il coinvolgimento della bottega, stando a quanto emerge dai risultati. L’intervento, le indagini diagnostiche e d’archivio consentiranno di ricostruire la genesi e le vicende degli ultimi 5 secoli, inclusi i furti tentati o parzialmente riusciti che ha subito quest’opera.
Il capolavoro di forte valenza privata (include infatti l’autoritratto del pittore nel fedele a sinistra che regge il bastone pastorale del suo santo omonimo, titolare della cappella della famiglia, e il volto del fratello Francesco scomparso nel 1560, e venne donato da Tiziano al suo paese natale) è stato restaurato anche grazie alla ditta Galvalux e gode ora di un nuovo allestimento e di un nuovo sistema di illuminazione realizzato e donato da Linea Light Group.
Gli esiti sono stati definiti “importanti ed entusiasmanti”. L’intervento, realizzato da Francesca Faleschini e accompagnato da analisi diagnostiche sull’opera, ha rivelato infatti non solo la qualità del dipinto e i colori ritrovati, ma anche, come anticipato, la piena autografia di Tiziano, laddove si riteneva che la tela fosse invece frutto della collaborazione con la bottega o aiuti. Un risultato di rilievo per la biografia dell’autore, considerando anche la valenza della piccola pala realizzata per la cappella dei Vecellio nella chiesa dedicata a Maria, qui dolcemente raffigurata nell’atto di allattare Gesù, e donata da Tiziano alla città.
Già nella Visita Pastorale del 1604 il dipinto, citato da Vasari nell’edizione delle Vite del 1568 (data ante quem per la sua datazione), veniva definito “bellissimo” e di mano del Tiziano. Gli interventi conservativi, effettuati presso alcuni ambienti della Fondazione a Pieve di Cadore, attrezzati allo scopo, hanno permesso di mostrare al pubblico i toni cromatici occultati e di raccontare la storia delle “cicatrici” che questo dipinto porta con sé, come i segni dei tagli eseguiti nel tentato furto settecentesco (precedente al 1729) che circoscrivono la figura della Madonna con Bambino.
Lo studio della materia costitutiva ha svelato e chiarito alcuni quesiti e aiuterà a meglio definire nei prossimi mesi le curiose vicende subite dal dipinto durante questi ultimi cinque secoli (compresi restauri e scempi, come il furto subito dall’opera in epoca moderna) valendosi anche delle analisi diagnostiche fisiche e chimiche effettuate e dello studio analitico delle fonti storiche e d’archivio. Anche perché il restauro è stato occasione per unire competenze, conoscenze da parte di più professionisti, attraverso confronti costanti tra storici dell’arte, tecnici scientifici, fotografi, ricercatori e studiosi.
Tutte informazioni e considerazioni che confluiranno nel volume che la Fondazione pubblicherà in autunno, a cura di Stefania Mason Presidente del Comitato Scientifico della stessa, con saggi di Don Paolo Barbisan, Elisa Buonaiuti, Davide Bussolari, Alessandra Cusinato, Enrico Maria Dal Pozzolo, Francesca Faleschini, Nicole de Manincor.
Fin d’ora si può dire che la radiografia, la riflettografia e i micro prelievi stratigrafici hanno ad ogni modo convalidato il disegno preparatorio, la tecnica esecutiva, i pigmenti utilizzati dal Tiziano e gli interventi successivi. E proprio rapportando la tecnica di questo dipinto con alcuni esempi di opere recentemente analizzate e restaurate, come l’Annunziata di Treviso e l’Assunta dei Frari si è potuta confermare “l’oggettività della mano esecutrice di Tiziano”, spiega il Centro Studi Tiziano.
Lo stato conservativo estetico superficiale non consentiva la lettura oggettiva delle effettive cromie perché occultate dai vari strati di vernici ossidate e da campiture pittoriche pertinenti a interventi successivi. Un esempio è il tendaggio verde alle spalle della scena: sono stati rilevati sette strati sovrapposti. I più superficiali, velature e pennellate utilizzate nel tentativo di ravvivare la luminosità del dipinto, risultavano alterati e anneriti. La rimozione degli strati alterati ha riportato così alla luce le pieghe e la luminosità al tendaggio.
La puntuale osservazione dei materiali costitutivi e della tecnica esecutiva utilizzata dal Tiziano ha permesso di comprendere ancora una volta la grande conoscenza e l’estro di questo maestro della pittura, ma anche i vari pentimenti/ripensamenti in fase di esecuzione, come nel caso dell’autoritratto.
In radiografia si evince chiaramente il cambiamento della posizione del volto, inizialmente posto di tre quarti, verso l’osservatore, e poi rimodulato con lo sguardo rivolto alla scena centrale della Madonna lattante.
“È motivo di grande soddisfazione per tutti i componenti della Fondazione Centro Studi Tiziano e Cadore”, dichiara la presidente Giovanna Maria Coletti, “festeggiare questi primi intensi vent’anni d’attività, con un intervento di arricchimento permanente, per la conoscenza dell’arte del grande cadorino, grazie anche ai partner privati, valorizzando un’opera di Tiziano che testimonia il profondo legame dell’artista con le sue terre e che sarà imperdibile per quanti amano il Rinascimento veneziano e vogliono conoscere il Maestro nel suo contesto più intimo. Ovviamente tutto questo non sarebbe stato possibile senza la piena collaborazione della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per l’area metropolitana di Venezia e le province di Βelluno, Padova e Treviso e dell’Arcidiaconato del Cadore, con Monsignor Diego Soravia”.