Gli occhi degli amanti dell’arte emiliana del Cinquecento sono puntati sulla Old Masters Evening Sale di Christie’s che si terrà a Londra il prossimo 8 luglio: durante l’asta sarà infatti battuto anche un capolavoro del Parmigianino (Girolamo Francesco Maria Mazzola; Parma, 1503 - Casalmaggiore, 1504), Saturno e Filira, che partirà da una stima di 400-600.000 sterline (465-698.000 euro).
È il più importante dipinto dell’artista parmense in mani private e ha una storia illustre: lo si trova citato già nel 1561 nell’inventario dei beni del cavalier Francesco Baiardi (1486-1561), amico del pittore. Nell’inventario, redatto a seguito della scomparsa del nobile, troviamo il dipinto citato come “Un quadro d’una donna ignuda ch’incorona un Cavallo con un puttino appresso bozzata di colore finito alto o 20 larga o 12 di mano del Parmesanino”. Del dipinto si perdono le tracce per un paio di secoli: ricompare in Inghilterra nel Settecento, nella collezione del pittore Joshua Reynolds, nella quale è menzionato nel 1791. Passa poi alla nipote dell’artista e viene poi acquisito dal collezionista John Julius Angerstein. A seguito di un passaggio nella raccolta di William Lock, nel 1821 l’opera va in asta da Sotheby’s, e poi torna ancora invendita presso Foster (due volte: nel giugno del 1832 e poi ancora nel 1833), quindi di nuovo da Christie’s (nel 1838), e sempre da Christie’s nel 1933. A seguito di un altro paio di passaggi è finita poi negli Stati Uniti: l’attuale proprietario lo ha acquistato dalle Salander-O’Reilly Galleries di New York nei primi anni 2000.
Parmigianino, Saturno e Filira (olio su tavola, 75,6 x 64,1 cm) |
Si tratta di un dipinto ben noto alla critica: il pubblico italiano, peraltro, ha potuto vederlo dal vivo l’ultima volta alla grande mostra sul Correggio e il Parmigianino organizzata alle Scuderie del Quirinale tra il 12 marzo e il 26 giugno del 2016. Il soggetto, piuttosto insolito, è tratto dalla mitologia greca: protagonista è il dio Saturno (o, più precisamente, Crono) che, con le sembianze di un cavallo, viene raffigurato assieme alla ninfa Filira (presentata nell’atto di incoronarlo o di abbracciarlo) e a Cupido, dio dell’amore. L’artista dovette trarre ispirazione dalle Fabulae di Igino, dove si legge che “quando Saturno diede la caccia a Giove su tutta la terra, assumendo le sembianze di un destriero, giacque con Filira, figlia di Oceano. Da lui, Filira partorì Chirone il centauro”. È pressoché certo che il dipinto sia stato commissionato dallo stesso Baiardi: nello stemma di famiglia, infatti, compariva un cavallo. Del dipinto, peraltro, sono noti anche diversi studi preparatori (anzi: nessun’altra storia a tema mitologico della produzione parmigianinesca è stata studiata in modo approfondito come questa dal suo autore): è insomma una delle opere più famose e studiate dell’artista, anche se è stata riscoperta solo di recente, ovvero nel 1991 (prima l’opera era nota solo dai documenti e dai disegni). Peraltro, all’epoca in cui il dipinto tornò alla luce, fu trovato coperto da estese ridipinture, apportate dalla mano dello stesso Joshua Reynolds.
È curioso notare come nell’inventario Baiardi l’opera sia citata come “bozzata di colore finito”: nella scheda del dipinto nel catalogo d’asta si legge che si tratta di una “categoria di dipinti che l’artista sembra aver inventato e sviluppato. Da quanto si evince, sia da esempi simili che da analisi tecniche, le figure e il paesaggio sono stati pienamente realizzati, mentre il cielo e le parti in primo piano sono state solo abbozzate. Le ridipinture successive potrebbero dunque esser state compiute col fine di rendere più ”completo" il dipinto, e quindi più in accordo col gusto settecentesco, e di conseguenza meglio vendibile.
Sarebbe davvero bello se, nell’anno di Parma Capitale Italiana della Cultura, ci si adoperasse per far tornare il dipinto in Italia: lo Stato o qualche privato (difficilmente potrà invece farlo il Comune di Parma) potrebbero acquistare l’opera per metterla a disposizione della città. Un giusto coronamento per l’anno in cui la città del Parmigianino è stata capitale della cultura. Ed è quanto in tanti cominciano a chiedere sempre più insistentemente. Tra gli altri lo storico Dario Pasquini che, come riporta la Gazzetta di Parma, ha inviato un messaggio di segnalazione e un appello al ministro dei Beni culturali Dario Franceschini, al presidente della Regione Stefano Bonaccini e al sindaco Federico Pizzarotti. E sempre il quotidiano parmense riporta l’auspicio del sindaco Federico Pizzarotti: “Spero che lo Stato, o qualche facoltoso privato, valutino la possibilità di acquistare l’opera per poi metterla a disposizione della città in modo che sia possibile esporla alla vista di tutti”. Non ci si può che unire a tutti gli appelli.