Una Madonna col Bambino attribuita a Sandro Botticelli è stata consegnata allo Stato: si tratta di una tavola che si trovava originariamente nella cappella di Santa Maria delle Grazie nel comune di Santa Maria la Carità (Napoli), poi successivamente spostata a Gragnano e affidata alla locale famiglia Somma. L’opera è stata consegnata volontariamente nelle scorse ore ai Carabinieri del Nucleo Tutela Patrimonio Culturale di Napoli, guidati dal capitano Massimiliano Croce, che hanno affidato l’opera alla Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio di Napoli per i dovuti accertamenti.
L’opera era stata attribuita a Botticelli durante l’ultima perizia degli anni Sessanta, ma è ridotta talmente male che almeno al momento è difficile comprendere se si tratta davvero di un’opera autografa del grande pittore rinascimentale, o comunque se è tutta di sua mano oppure realizzata col concorso della sua bottega. Il compito della Soprintendenza sarà proprio quello di... capirci di più. Allo stesso modo, la Soprintendenza dovrà stabilire se il passaggio dalla cappella alla famiglia Somma si è svolto in maniera regolare.
L’opera, vincolata fin dal 1931 (la notifica è stata poi confermata nel 1941 e quindi nel 1968), si trova in uno stato di conservazione molto precario: si notano evidenti distacchi della pellicola pittorica, abrasioni, alterazioni cromatiche, cadute di colore, ossidazioni delle vernici. Toccherà all’Istituto Centrale per il Restauro cercare di salvare il salvabile, e finito l’intervento l’opera verrà esposta (ancora non si sa dove, probabilmente in un museo napoletano). L’attribuzione a Botticelli si deve a Raffaello Causa, soprintendente delle Gallerie della Campania negli anni Sessanta, ritenendola opera del 1470 circa, quindi un lavoro giovanile. Se si tratta davvero di un’opera di Botticelli, potrebbe trattarsi di un dipinto commissionato dalla corte di Napoli. Ad ogni modo, è un’opera ben nota alla letteratura scientifica: compare, per esempio, nel catalogo completo dell’opera di Botticelli pubblicato da Nicoletta Pons del 1989. Nel 1978, invece, lo storico dell’arte britannico Ronald Lightbown la riteneva donata all’oratorio di Gragnano da papa Sisto IV: nel caso, si tratterebbe di un dipinto eseguito da Botticelli durante il suo soggiorno romano, nel nono decennio del Quattrocento (1481-1482). La composizione deriva da quella del tondo Raczinsky di Berlino. Anche la studiosa Cristina Acidini, nel suo libro Botticelli: allegorie mitologiche del 2001, parla di un’opera di verosimile provenienza romana.
Hanno preso parte alle operazioni di recupero dell’opera anche il funzionario storico dell’arte della Soprintendenza, Marianna Merolle, per una prima valutazione sullo stato conservativo dell’opera, e il sindaco di Gragnano, Nello D’Auria, per la delicata fase di mediazione con i privati detentori del bene. Il Soprintendente Mariano Nuzzo ha ritirato il dipinto custodito dalla famiglia Somma e ha confermato che “l’opera sarà affidata alle cure di un Istituto del Ministero della Cultura specializzato nel settore del restauro delle opere d’arte al fine di avviare un percorso di analisi diagnostiche, di studio e valorizzazione del dipinto”.