Sono terminati i restauri della Cappella di Sant’Aquilino nella basilica di San Lorenzo Maggiore a Milano, la più significativa testimonianza della Milano romana e paleocristiana per le pitture della galleria, per i preziosi mosaici, per la sua architettura. Il restauro, seguito e sostenuto da Antonella Ranaldi, Soprintendente Archeologia Belle Arti e Paesaggio di Milano, su progetto e direzione dei lavori dell’architetto Giorgio Ripa, ha interessato il risanamento conservativo della struttura, la pulitura dei mosaici e degli affreschi e il nuovo sistema d’illuminazione. I lavori sono stati promossi dalla parrocchia di San Lorenzo Maggiore in collaborazione con la Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per la Città metropolitana di Milano, col contributo della Fondazione Cariplo, della Fondazione Banca del Monte di Lombardia, di Regione Lombardia, di TMC Pubblicità e delle offerte della comunità di San Lorenzo.
La Cappella, già mausoleo imperiale, poi dedicata a San Genesio, prende il nome da sant’Aquilino, sacerdote e martire dell’XI secolo, il cui corpo si trova nell’urna in cristallo di rocca e argento posta presso l’altare. L’aula di sant’Aquilino, preceduta da un atrio, ha forma ottagonale, presenta nicchie alternativamente semicircolari e rettangolari, ed è coperta da una volta a ombrello cupoliforme. Il pregio della struttura sta anche nel fatto che la costruzione è quella originaria dell’antico mausoleo, che fu eretto tra la fine del IV e la prima metà del V secolo dopo Cristo, e che fu forse voluto, secondo quanto tramandato da fonti medioevali, dalla regina Galla Placidia, figlia dell’imperatore Teodosio, sorella di Onorio e madre di Valentiniano III (si ricorda il mausoleo eretto in suo onore a Ravenna dopo il 425: è uno dei più importanti monumenti dell’arte paleocristiana). La cappella milanese straordinariamente conserva le sue strutture, l’architettura e anche i lacerti dei pregevoli apparati decorativi musivi che, insieme ai rivestimenti in marmi e ai vetri colorati, ricoprivano interamente sia le pareti che le volte.
Negli interrati, ai quali si accede attraverso una scala posta dietro l’altare, si può vedere la platea di fondazione, formata dai blocchi di recupero, provenienti dal vicino anfiteatro romano, in gran parte smantellato proprio per costruire la grande basilica di San Lorenzo con i suoi sacelli annessi di Sant’Ippolito e di Sant’Aquilino.
Il restauro, preceduto da un’attenta analisi dello stato dei luoghi e delle varie criticità, ha visto un preliminare risanamento di alcune porzioni delle coperture e degli intonaci interni di San Lorenzo e della cappella di Sant’Aquilino, attraverso la deumidificazione delle murature e l’eliminazione delle cause d’infiltrazione. I restauratori sono quindi intervenuti su oltre 1400 metri quadri di superfici intonacate rimuovendo manualmente strati di colore, segni di infiltrazioni, macchie, sporco, depositi, restituendo nuove cromie mediante velature con acqua di calce. Gran parte del progetto si è concentrata sul restauro dei mosaici, curato da Claudia Tedeschi. Si tratta di capolavori che anticamente decoravano le quattro pareti dell’atrio della cappella, raffigurando la Gerusalemme celeste. Le porzioni che si sono conservate hanno permesso di ricostruire l’organizzazione dell’intero ciclo musivo, distribuito su due registri, con figure a grandezza naturale dei patriarchi di Israele, degli apostoli e dei martiri, ciascuna inquadrata da pilastri dorati tempestati di gemme.
Nel registro superiore dell’atrio, sopra l’ingresso, sei iscrizioni conservano i nomi degli apostoli Giovanni, Filippo, Bartolomeo, Matteo, Giacomo e Giuda, dei quali restano i piedi e i lembi inferiori delle vesti su fondo aureo. Nell’aula ottagonale anche le nicchie e la porzione superiore delle pareti erano occupate da un ciclo musivo, che si è però conservato in maniera frammentaria: rimangono soltanto due scene nei catini delle nicchie semicircolari. Osservando i mosaici da vicino, gli studiosi hanno potuto riconoscere varie mani, come nel catino della nicchia a destra nel quale si distinguono diverse maestranze.
In parallelo al restauro (che oltre a restituire la leggibilità alla cappella avrà anche l’effetto di valorizzarla) sono stati riportati alla luce gli affreschi, quasi illeggibili, dei due catini absidali posti sotto i mosaici, così come si sono resi visibili sia l’affresco posto alle spalle dell’urna di sant’Aquilino raffigurante il ritrovamento delle spoglie del Santo, sia la cupola con le decorazioni a stucco e le raffigurazioni degli evangelisti e dei padri della Chiesa, entrambe del tardo Cinquecento, quasi totalmente coperte da depositi e da efflorescenze. Anche il portale romano in marmo è stato oggetto di restauro, con la rimozione di patine e resine, conferendo nuova luce e proporzione all’atrio, riaprendo le finestre tamponate, situate nella parte superiore, sulle due pareti del vestibolo. I lavori sono stati quindi completati con l’installazione di un nuovo impianto d’illuminazione, per il quale è stato importante il contributo di Artemide, con specifiche tecnologie finalizzate a valorizzare e percepire l’inedito volume architettonico, i mosaici, gli affreschi e gli stucchi.
I restauri nella basilica di San Lorenzo Maggiore non si fermano qui: i lavori nella cappella di Sant’Aquilino rappresentano infatti solo l’avvio di un progetto unitario che interessa l’intera basilica, uno dei più preziosi monumenti antichi della città di Milano. Di seguito, alcune immagini degli ambienti restaurati: tutte le fotografie sono state scattate da Maurizio Montagna.
L’atrio della cappella |
L’aula ottagonale |
Mosaici dell’atrio |
Il catino destro, mosaico del Cristo Magister |
Il catino sinistro, mosaico del Cristo Elios |
L’urna di sant’Aquilino |
La volta della cappella |