Madrid, 20 rilievi scarsamente considerati sono ora ritenuti rari clipei dell'epoca di Federico II


La notizia non ha avuto eco sui media italiani, ma è importante: venti rilievi che si trovavano nei depositi del Prado a Madrid, ritenuti sei o settecenteschi o al più rinascimentali, fin qui scarsamente considerati, sono stati studiati e adesso sono ritenuti rari clipei di epoca federiciana, della metà del XIII secolo.

Sarebbero dell’epoca di Federico II alcuni rilievi, venti per la precisione, conservati al Museo del Prado di Madrid e fino a poco tempo fa ritenuti opere moderne: secondo il museo spagnolo, che ha condotto una ricerca su questi venti clipei, si tratterebbe in realtà di ciò che resta di un monumento scomparso che si trovava a Roma, sul Campidoglio. E la loro datazione andrebbe anticipata di qualche secolo, all’epoca in cui nell’Italia del sud regnava Federico II (1194-1250).

La notizia risale a marzo scorso, ma non ha avuto eco sui media italiani. I clipei, che non erano esposti, sono tornati a essere oggetto delle attenzioni degli studiosi a seguito di alcuni interventi nell’edificio Villanueva, la sede del museo, in particolare nello spazio del Patio Nord. I lavori erano finalizzati a realizzare un intervento museografico con opere scultoree che non erano mai state esposte, e si sono avvalsi della collaborazione del gruppo OHLA, azienda del settore delle infrastrutture.

I rilievi sono di diverse dimensioni e sono tutti eseguiti all’interno di ovali irregolari. Si tratta di teste di profilo che riempiono praticamente l’intera superficie scultorea, come accade nei cammei, con i quali questi rilievi hanno uno stretto rapporto. Tra questi si segnalano i clipei di personaggi barbuti, quelli che portano corone d’alloro, secondo il modo tradizionale degli imperatori romani, e altri in cui si riconoscono diversi copricapi, tutti di radice classica. L’identificazione delle figure non è possibile in quanto prive di attributi o iscrizioni. E in più sono tutte accomunate dalla semplicità di esecuzione dell’opera.

Le coincidenze con una serie di pezzi dislocati in varie parti d’Italia hanno permesso di proporre per tutti un’origine comune all’interno del cosiddetto stile “federiciano”, con una datazione intorno al 1250. Molto prominente nella glittica, questo stile era quello sviluppatosi al tempo di Federico II (1194-1250), re di Sicilia e imperatore del Sacro Romano Impero. Nipote di Federico Barbarossa, era conosciuto come lo stupor mundi (stupore del mondo), e aveva interessi intellettuali in tutte le discipline. Sulle sue monete si raffigurò come un nuovo Augusto e rivolse lo sguardo verso l’Antichità, dando luogo ad un importante rinnovamento nelle arti. Alcuni di questi rilievi, come detto sopra, sono stati collegati alla decorazione di un monumento scomparso del Campidoglio di Roma, eretto per ospitare i resti del carroccio, il simbolico carro militare che Federico catturò alla Lega Lombarda nel corso della battaglia di Cortenuova, e che il sovrano donò a Roma nel 1237.

Clipei federiciani del Museo del Prado
Clipei federiciani del Museo del Prado

I pezzi sono stati tutti restaurati e, secondo Manuel Arias, responsabile del Dipartimento di Scultura del Prado, è stato un intervento laborioso perché occorreva dare armonia estetica e di leggibilità a tutti i pezzi che si trovavano in condizioni di conservazioni diverse. In passato i clipei erano considerati di epoca moderna: alcuni studiosi li datavano al Seicento, altri al Settecento, poi si parlò anche di possibili legami con opere rinascimentali. Poi, a seguito di uno studio nell’ambito del quale i rilievi sono stati messi a confronto con altre sculture, incluse alcune conservate in Italia (Arias ha parlato di rilievi conservati a Roma, Foligno, Genova, Spoleto), è stata avanzata la proposta di una cronologia alla metà del XIII secolo.

Le ragioni, ha spiegato Arias, sono “molto particolari: alla metà del XIII secolo sta regnando in Sicilia un personaggio, Federico II, molto audace, molto singolare nel mondo medievale, un uomo conosciuto come stupor mundi e che rivolse lo sguardo al mondo classico, a un’arte in cui si mescolavano le influenze di Roma e della Grecia. Questi medaglioni sono stati classificati come opere di epoca federiciana perché non si adattano agli schemi tradizionali dei medaglioni rinascimentali: sono più sommari, più semplici, e poi hanno questo schema ovale, a clipeo legato ai cammei. Potremmo dire che sono come dei cammei di marmo giganti. Il profilo, la figura umana si adatta molto al campo, non c’è quasi spazio libero”.

Clipei federiciani del Museo del Prado
Clipei federiciani del Museo del Prado
Clipei federiciani del Museo del Prado
Clipei federiciani del Museo del Prado
Clipei federiciani del Museo del Prado
Clipei federiciani del Museo del Prado
Clipei federiciani del Museo del Prado
Clipei federiciani del Museo del Prado
Clipei federiciani del Museo del Prado
Clipei federiciani del Museo del Prado

Arias ha paragonato i clipei del Prado a un paio di rilievi conservati in Italia: uno che si trova al monastero di Santa Francesca Romana a Tor de’ Specchi (Roma), l’altro invece al Museo di Sant’Agostino di Genova: sono entrambi molto simili a quelli spagnoli, e sono identificati come clipei federiciani del XIII secolo. Non sappiamo con esattezza dove si trovassero in origine i clipei del Prado, ma di sicuro facevano parte di una decorazione architettonica. In passato facevano sicuramente parte della collezione di Filippo V di Spagna: i rilievi sono infatti marcati con la croce di Borgogna, simbolo del sovrano. Di sicuro sono in Spagna almeno dall’inizio del XVIII secolo, ma non sappiamo se si trovavano già sulla penisola iberica in precedenza, o arrivarono all’epoca. È però certo che all’inizio del Settecento i reali spagnoli comprarono molte opere d’arte e antichità in Italia, dunque è possibile che tra gli acquisti figurassero anche questi rilievi.

Questo insieme sarebbe quindi l’espressione del modo in cui veniva vista l’antichità anche in epoca medievale: i modelli iconografici allora coniati continuarono infatti ad essere nel Duecento un continuo punto di riferimento. Chi volesse vedere i clipei, deve andare nella sala 058B del Prado: adesso infatti sono esposti al pubblico.


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