Importante restauro al Louvre: torna visibile al pubblico, dopo il restauro, l’opera di un leonardesco, Andrea Solario (Milano, 1470 circa – 1524), la Madonna col Bambino, nota anche come la Madonna del cuscino verde che si presenta adesso con le sue cromie originarie, restituite alla visibilità di tutti grazie a un lavoro di pulitura che ha rimosso le patine del tempo che avevano ingiallito la superficie dell’opera. Opera che si presentava in uno stato simile a quello della Gioconda, prodotta nello stesso periodo, e che presenta una superficie simile a quella con cui si presentava fino a poche settimane fa anche la Madonna col Bambino di Andrea Solario: che sia dunque un preludio a una qualche operazione sull’opera più famosa del mondo? Al momento sembra improbabile, ma di sicuro gli esiti dell’operazione sull’opera di Solario non mancheranno di far discutere.
Solario affronta il tema della Madonna lactans, la Vergine che allatta il Bambino, uno dei più antichi e venerati dell’iconografia cristiana. Il modello è la Madonna Litta dell’Ermitage, composizione probabilmente ideata da Leonardo da Vinci e a lui a lungo attribuita ma dipinta da un suo allievo, forse Marco d’Oggiono, agli inizi degli anni Novanta del Quattrocento. La Vergine è presentata quasi di profilo e il bambino gesticola in una contraddittoria torsione tra gli arti inferiori e superiori. L’artista colloca i protagonisti, come da iconografia ricorrente, in un interno con una finestra aperta su un paesaggio. Solario ha scelto una messa in scena paradossale che combina un parapetto di marmo in primo piano, tipico di una scena interna, con uno sfondo paesaggistico che implica un esterno. Potremmo trovare coerenza in questa composizione supponendo che la Vergine si sia fermata davanti ad una finestra aperta o davanti ad un blocco di marmo, forse resti di un antico rudere. L’immagine potrebbe quindi evocare l’episodio del riposo della Sacra Famiglia durante la fuga in Egitto. Infatti, l’uomo che cammina davanti a un cavaliere, sullo sfondo a sinistra, ricorda Giuseppe che guida la Vergine col Bambino. Ma probabilmente non bisogna cercare troppa logica narrativa in questa composizione che deriva da una tipologia divenuta convenzionale all’inizio del XVI secolo. Il cuscino rimanda al sonno, allusione alla futura morte di Gesù: le sue proporzioni imponenti, che danno il nome al dipinto, ricordano anche i grandi cuscini che sostengono le spoglie di Cristo in alcuni compianti.
La figura del Bambino, che gesticola e si afferra il piede con la mano destra, ha sempre affascinato gli ammiratori per la sua naturalezza. Questa posa spontanea e familiare enfatizza l’idea dell’incarnazione di Dio come un umile bambino, e invita alla meditazione sulla futura crocifissione di Cristo attraverso l’accento posto sul piede che verrà inchiodato, proprio come la mano destra della Vergine che accarezza il costato del Bambino che verrà ferito. Non è Solario l’inventore di questa posa del Bambino di cui conosciamo diversi esempi a partire dalla seconda metà del Trecento, spesso in immagini della Vergine che allatta Gesù.
La presenza del dipinto in Francia agli inizi del XVII secolo convinse la maggior parte dei critici che Solario lo avesse dipinto tra il 1507 e il 1510, nel periodo in cui lavorò in Francia, oppure poco prima. L’uso del pioppo, più diffuso in Italia che nel nord della Francia, ha tuttavia spinto diversi storici a supporre un’esecuzione avvenuta a Milano, prima o dopo la Francia. La firma “Andreas de Solario fa” senza riferimento all’origine milanese dell’artista che troviamo su altre opere, come il Compianto sul Cristo morto del Louvre sicuramente dipinto in Francia, ha convinto alcuni che il dipinto fosse stato dipinto in Milano, secondo una logica per cui il pittore specificherebbe la provenienza solo per opere dipinte o destinate fuori città.
La Madonna del cuscino verde è stata spesso considerata il capolavoro di Andrea Solario o almeno la sua opera più famosa. Il primo segno del suo successo è il notevole numero di copie e incisioni: nel 1987 David Alan Brown individuò quindici copie dipinte alle quali si aggiungono altre ventinove copie elencate nella cartella di lavoro conservata nella documentazione del dipartimento dei dipinti del Louvre. Queste copie, il più delle volte anonime, sono databili dal XVI al XIX secolo, e almeno una versione presenta le qualità di un’opera di bottega, con un’interessante variante, la Vergine col Bambino collocata in un interno con san Giuseppe che sega un tavola. Si contano inoltre una quindicina di incisioni, la più antica delle quali, rovesciata e su fondo liscio, fu pubblicata da Augustin Quesnel nel 1636. Come gli altri capolavori del museo, la Madonna del cuscino verde fu spesso copiata dai giovani artisti che amavano il Rinascimento italiano. Ciò è testimoniato dagli schizzi di Fleury Richard, Hippolyte Flandrin e Edgar Degas. L’eccezionale numero di riproduzioni testimonia il crescente apprezzamento del dipinto, esposto al Louvre a partire dal 1798. L’opera, tuttora esposta, fu sistemata nel 1798 nel Salon Carrée, poi venne spostata nella Grande Galerie dove si trova ancora oggi. Questo status di capolavoro si è costruito nel corso del XIX secolo sotto la penna degli storici dell’arte che ne hanno elogiato le qualità tecniche e stilistiche: la delicatezza del modellato, l’esecuzione preziosa o il colore brillante che conferisce al dipinto un carattere smaltato, la bellezza dei volti, la grazia e la verità dei movimenti.
Gli archivi dei musei nazionali e del Centre de Recherche et de Restauration des musées de France (C2RMF, Centro di ricerca e restauro dei musei francesi) segnalano almeno tre interventi di restauro nel 1813, 1892 e 1940, oltre a una dozzina di interventi localizzati e lievi riparazioni di vernice 1945 e 1985. Nel 2024 il dipinto è stato oggetto di nuovi esami di laboratorio in vista del suo restauro perché si presentava sotto spessi strati di vernice molto ingiallita e presentava macchie provocate da vecchi ritocchi applicati in passato per risarcire piccole lacune. Gli interventi sono stati eseguiti presso il C2RMF e il restauro è stato affidato alla restauratrice italiana Cinzia Pasquali, proveniente dalla “scuola” dell’Istituto Centrale del Restauro.
L’intervento è consistito in un deciso schiarimento delle vernici, nella rimozione delle ridipinture, ed è stato completato dal ritocco delle rare perdite. Lo stato di conservazione era nel complesso molto buono, a parte le microlacune e l’usura dell’azzurro del manto della Vergine legata a precedente pulitura abrasiva. È stato così ristabilito l’equilibrio della composizione, in particolare con la riscoperta del verde perfettamente conservato del fogliame del boschetto posto alle spalle della Vergine, che fa eco al cuscino su cui riposa Gesù e fa contrasto con il rosso lacca della veste di Maria e del blu del mantello. Il paesaggio è stato liberato da numerose aggiunte di rami e foglie che appesantivano e oscuravano l’impianto originario, e gli alberi hanno riacquistato la loro forma compatta. Gli incarnati hanno ritrovato il loro candore sfumato di rosa, il velo la sua limpidezza azzurrognola. Liberata da ridipinture discordanti, la materia ha riacquistato il suo aspetto liscio e fuso, un volume scultoreo. Troviamo la brillantezza dei colori, la chiarezza del disegno, l’emozione semplice e naturale, il movimento tenero delle figure che hanno sedotto generazioni di dilettanti.