Importante recupero per il patrimonio storico-artistico di Genova. Da oggi, 5 aprile, il Museo Diocesano accoglie infatti i visitatori con una significativa novità: il Monumento Fieschi, capolavoro della scultura gotica, precedentemente suddiviso in 124 frammenti, è stato ricomposto ed è esposto su una parete di oltre otto metri, che restituisce l’imponente grandiosità dell’opera. Questo risultato è il culmine di un lungo e impegnativo lavoro iniziato dall’11 novembre 2020, quando il progetto è stato presentato alla città, e conclusosi in data odierna con l’inaugurazione del nuovo allestimento del Monumento Fieschi. Questa trasformazione può essere considerata una sorta di rinascita di un capolavoro, poiché la straordinaria complessità del progetto è emersa fin dall’inizio, durante la riscoperta dei 124 frammenti e durante i 40 mesi di lavoro successivi. Questo lungo processo ha coinvolto varie fasi, dalla smontaggio del monumento originale, all’intervento di restauro, all’assemblaggio dei frammenti architettonici, fino alla creazione dello spazio espositivo e alla complessa collocazione dei singoli elementi.
In ogni fase di questo complesso progetto, è stato fondamentale un lavoro di squadra molto collaborativo e sinergico. Clario Di Fabio e Francesca Girelli dell’Università di Genova hanno contribuito con le loro competenze scientifiche, mentre Giovanni Tortelli dello Studio GTRF Tortelli Frassoni ha svolto il ruolo di progettista e direttore dei lavori di allestimento, supportato dai suoi collaboratori Alessandro Polo e Rocco Pagnoni. Il team di restauratori, guidato da Iacco Morlotti, ha lavorato con cura, così come i tecnici e gli operatori di Sciutto srl. Tutti questi professionisti, uniti e coordinati dalla Direzione museale, hanno lavorato insieme per portare a termine con successo questo ambizioso progetto.
Il successo di questo progetto è stato reso possibile grazie anche al contributo di diverse istituzioni. La Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per la città metropolitana di Genova e la provincia di La Spezia hanno svolto un ruolo fondamentale, offrendo il loro supporto e contribuendo al finanziamento dell’intervento conservativo grazie al Ministero della Cultura. Il Comune di Genova, tramite la Direzione Politiche Culturali e il Museo di Sant’Agostino, ha collaborato attivamente come proprietario e custode di parte dei frammenti del Monumento Fieschi. La parrocchia di Santa Maria Maddalena e San Girolamo Emiliani ha generosamente concesso in deposito parti del complesso funebre di loro proprietà, mentre la Cattedrale di San Lorenzo ha partecipato al progetto. L’Università di Genova ha fornito un contributo attraverso le sue indagini scientifiche e il coinvolgimento del Monumento Fieschi nel progetto MEMID (Memoria e Identità). Infine, il sostegno della Fondazione Compagnia di San Paolo è stato determinante: già promotrice dell’intervento di riallestimento e riqualificazione museale nel piano interrato del Museo, la Fondazione è stata il principale sostenitore di questo nuovo progetto espositivo. La collaborazione di altri sponsor è stata altrettanto cruciale per il successo del progetto. La Conferenza Episcopale Italiana, attraverso l’OttoxMille, ha fornito un contributo significativo, insieme alla Fondazione Conservatorio Fieschi, a Coop Liguria, AON S.p.A, la famiglia Perlenghini, la Camera di Commercio di Genova e la Fondazione Piaggio. Decisivo anche il supporto della Fondazione San Lorenzo Impresa Sociale, responsabile della gestione del Museo Diocesano e del Museo del Tesoro.
Al termine di questo lungo e complesso processo, il risultato ottenuto ha confermato appieno le ambizioni iniziali del progetto. Pur non potendo giungere a una ricostruzione completa del monumento, considerata l’assenza di dati storici e figurativi completi e le parti mancanti o non ancora individuate, è stato compiuto un passo avanti rispetto ai tentativi del passato: l’obiettivo, fanno sapere dal Museo Diocesano, era quello di rendere omaggio all’imponenza e all’ambiziosa grandezza di ciò che rappresentava, insieme alla tomba di Margherita di Brabante di Giovanni Pisano, il complesso scultoreo più significativo del Trecento genovese. Nonostante le lacune, questo monumento rimane uno dei più conservati tra quelli che decoravano le chiese della città nel XIV secolo. Il monumento, che si innalzava per una decina di metri in altezza, è stato oggetto di un significativo intervento di restauro nel 2019, durante il quale sono stati riuniti i 124 frammenti originali e il monumento è stato riallestito. Inoltre, sono state esposte altre statue antiche provenienti dal corredo marmoreo originale. Oggi, i visitatori hanno la possibilità di ammirare il monumento in ogni suo dettaglio: grazie a un accesso creato a livello del piano terra, è possibile godere di una vista privilegiata della parte superiore del monumento, che ne evidenzia l’imponenza e la grandiosità originarie.
L’apertura al pubblico del Monumento il 5 aprile 2024, all’interno di IANUA (l’anno dedicato dalla città di Genova al Medioevo) è solo l’inizio di una serie di iniziative di promozione culturale legate al complesso funebre e alla storia della famiglia Fieschi. Queste iniziative includeranno una giornata di studi nell’autunno prossimo e la pubblicazione di un volume nella primavera del 2025, che illustrerà i risultati del progetto e approfondirà ulteriormente la storia e l’importanza del Monumento Fieschi.
“Oggi”, dichiara l’assessore alle tradizioni Paola Bordilli, “siamo qui per celebrare la rinascita di un capolavoro. Il restauro e il nuovo allestimento del monumento dedicato al Cardinale Luca Fieschi sono un motivo di grande orgoglio per tutta la città. Oggi Genova infatti si riappropria di uno dei suoi tesori, un simbolo della sua storia che torna a essere accessibile in tutta la sua grandezza e maestosità, anche grazie al lavoro del Museo Diocesano che lo custodisce. Sono pochi i monumenti funebri a poter vantare una collocazione così prestigiosa: il monumento a Fieschi ha una imponenza tale da poter essere definito uno tra i più importanti sepolcri monumentali di epoca medioevale. Tutto questo è stato reso possibile dagli studi, dai restauri e dai lavori di riallestimento, una prova tangibile delle professionalità che stanno dietro a un recupero come questo. Il mio ringraziamento va a tutti coloro che hanno reso possibile tutto questo e, in particolare, alla Arcidiocesi di Genova con cui stiamo costruendo un rapporto sinergico e di grande collaborazione con la finalità ultima della nostra bella città. La sistemazione dell’opera in un luogo così importante avrà un grande impatto che sono certa sarà davvero emozionante: per questo invito Genovesi e Turisti a riscoprire questo patrimonio cittadino”.
Il mausoleo del Cardinale Luca Fieschi, eretto tra il quarto e il quinto decennio del Trecento, costituiva il primo monumento funerario privato all’interno della Cattedralee di San Lorenzo a Genova. Questo privilegio venne concesso in virtù del prestigio della famiglia Fieschi, segnalando chiaramente il loro status e la loro affermazione di potere, una tendenza che la casata confermò più volte fino al XVI secolo. La Tomba Fieschi era un’imponente struttura monumentale, di grande rilevanza storica ed artistica. Creato per ospitare le spoglie del Cardinale, il monumento rappresentava uno dei primi e più significativi esempi di gotico italiano, in cui l’architettura e la decorazione plastica si integravano perfettamente. L’insieme complesso, centrato sulla figura del defunto, disteso e circondato dai “Pleurants”, costituiva un’opera di straordinaria bellezza e suggestione.
Luca Fieschi (Genova, 1270 circa – Avignone, 1336), appartenente alla famiglia genovese dei conti Fieschi di Lavagna, fu ordinato cardinale da Bonifacio VIII con il titolo di S. Maria in Via Lata, all’età di meno di trent’anni. Egli divenne una delle figure di spicco della Genova del suo tempo, non solo per la sua devozione e dedizione, ma anche per il ruolo di benefattore, politico e diplomatico che esercitò in Europa durante i suoi 36 anni di cardinalato. Luca Fieschi era noto per il suo amore verso la storia, i libri e i raffinati codici che collezionava, oltre alle opere d’arte. Tra gli episodi più noti che coinvolsero Luca Fieschi, si ricordano il suo intervento in difesa del Pontefice durante la vicenda dello “Schiaffo di Anagni”, l’incarico di accompagnare Enrico VII a Roma per essere incoronato imperatore nel 1312, secondo quanto disposto da papa Clemente V, e il suo ruolo decisivo nella presa del potere dei guelfi a Genova nel 1313. Particolarmente significativa fu la sua missione in Inghilterra nel 1317, volta a raggiungere la pace tra il re Edoardo II e il re di Scozia Roberto Bruce, che però venne perfezionata solo alcuni anni più tardi.
Luca Fieschi visse principalmente ad Avignone tra il 1318 e il 1336, ma nel 1326 divenne Arciprete della Basilica di Santa Maria Maggiore a Roma. La sua influenza e la ricchezza della sua famiglia erano evidenti, come dimostra il fatto che nel 1327 prestò al Comune di Genova una somma considerevole, ottenendo in pegno il Sacro Catino, una delle reliquie più preziose del Tesoro della Cattedrale di San Lorenzo. Nonostante le numerose responsabilità e i suoi numerosi incarichi, il legame di Luca Fieschi con Genova rimase forte fino alla sua morte. Egli volle essere sepolto nella Cattedrale di San Lorenzo della sua città natale, dove aveva servito come Canonico.
La storia della Tomba Fieschi è ricca di vicissitudini e la mole di lavoro necessario per la sua realizzazione fu davvero impressionante, così come l’eccezionalità della sua resa plastica monumentale. Inizialmente, le spoglie di Luca Fieschi furono conservate ad Avignone: il suo corpo fu imbalsamato e esposto nella chiesa dei Frati Minori, prima di essere finalmente riposato nella chiesa della Vergine Maria. Tuttavia, quando le spoglie furono trasferite a Genova, il monumento funerario e la cappella non erano ancora completi. La prima interruzione dei lavori documentata risale al periodo compreso tra il 1341 e il 1342. Gli esecutori testamentari erano insoddisfatti della direzione dei lavori e avevano già sostituito due volte i propri rappresentanti genovesi: nel 1341, Emanuele Fieschi e i chierici Antonio da Biella, Matteo da Monza e Lamberto da San Miniato; nel 1342, Tedisio Abate di San Siro di Genova, Maestro Venturino da Bergamo, Canonico della Cattedrale, e Filippo Oltremarino.
Tra il 1336 e il 1341, per la realizzazione delle sculture, furono chiamati due maestri pisani. Successivamente, i lavori ripresero con un’altra bottega incaricata di completare le parti mancanti, tra cui la statua della Madonna col Bambino. La grandezza e l’importanza dell’opera si possono intuire dallo stanziamento di fondi per l’acquisto e il trasporto del marmo, cinque volte superiore a quello destinato alla Tomba di Margherita di Brabante, consorte dell’imperatore Enrico VII di Lussemburgo, e 2,85 volte superiore a quello destinato all’imperatore stesso.
Nel corso dei secoli, la Tomba Fieschi ha subito vari rimaneggiamenti, seguendo le vicissitudini della casata. Gli studiosi dell’arte trecentesca hanno formulato diverse ipotesi sulla sua collocazione originaria nella Cattedrale di Genova e sui cambiamenti avvenuti nel tempo. Tra questi, il professor Clario Di Fabio, noto per il suo contributo allo studio del medioevo genovese, ha svolto un ruolo di rilievo. Di Fabio è il coordinatore del Corso di Laurea Magistrale in Storia dell’Arte e Valorizzazione del Patrimonio artistico presso l’Università degli Studi di Genova e
“La Tomba Fieschi”, spiega Di Fabio, “si trovava nella zona presbiteriale, dietro l’Altare Maggiore e in faccia all’antico Altare del Battista, ma per capirne meglio la rilevanza occorre fare una premessa. A partire dal Duecento quell’area simboleggiava lo spazio pubblico per eccellenza non solo perché la Cattedrale era del Comune, ma proprio per la presenza dell’Altare del Battista, patrono della città, quindi con tutta la sua intrinseca spinta devozionale, ma anche con l’interesse civico precipuo che ne derivava. La gara ‘a stare vicino al Battista’, per essere più chiari, era significativa e gli unici che riuscirono a vincerla furono i Fieschi, titolari di grande influenza in città, all’epoca sotto tutti gli aspetti, e anche nell’ambito della Cattedrale, poiché controllavano il Capitolo e ne avevano in mano la gestione. Nella prima metà del Duecento Papa Innocenzo IV, della casata Fieschi, donava proprio sullo spazio dell’Altare del Battista 36 lampade d’argento per illuminarlo sfarzosamente. In seguito, quando venne eletto Papa, seppur per soli 40 giorni, suo nipote Ottobono, cioè Adriano V (che aveva già fatto realizzare l’altare di S. Adriano in quello spazio), lasciava nelle volontà testamentarie il desiderio di essere sepolto a Genova davanti all’Altare del Battista. Il Comune di Genova, che doveva dargli l’autorizzazione, non rispose mai. Ebbene, quello che non ottenne Papa Adriano V riuscì al nipote Luca Fieschi riaffermando in quella parte del presbiterio l’imprinting totalizzante della famiglia. È il culmine di un disegno egemonico e familiare, politico-ideologico e personale, che coinvolgeva tanto la Cattedrale e le sue venerate reliquie – dal Sacro Catino alle Ceneri del Battista – quanto la stessa presenza della sua potente casata in città”.
Nei primi decenni del Cinquecento, la famiglia Fieschi attraversò un periodo di bassa fortuna a causa di molteplici vicende politiche, culminate nella cacciata dalla città dopo il fallito colpo di stato orchestrato da Gianluigi Fieschi. Inoltre, nel 1529, un’esplosione in una fabbrica di polvere da sparo situata nelle cantine del Palazzo Arcivescovile causò gravi danni al presbiterio della Cattedrale. Questo evento spinse alla decisione di cambiare la collocazione di molti monumenti eretti in precedenza, tra cui quelli appartenenti principalmente alla famiglia Fieschi e risalenti al Tre e Quattrocento, così come il monumento sepolcrale del doge Leonardo Montaldo.
La Tomba di Luca Fieschi subì una serie di spostamenti nel corso dei secoli. Inizialmente, fu collocata nel muro della facciata interna del transetto destro della Cattedrale. Successivamente, nel corso del Seicento, fu ridotta e rimontata selettivamente sopra la nuova Porta del Soccorso. Le varie parti del monumento furono poi disperse in diversi luoghi della Cattedrale, nei cortili e persino sopra le volte delle navate minori, fino a essere ritrovate e valorizzate solo alla fine dell’Ottocento.
Durante questo periodo, furono intrapresi numerosi lavori di restauro in San Lorenzo. Le parti del monumento che erano state montate sulla Porta del Soccorso furono smontate e ricollocate nella Cappella De Marini, dove rimasero per diverso tempo semplicemente appoggiate al muro.
Negli anni Venti del Novecento, si parlò di ricomporre l’originaria armonia del Monumento Fieschi, grazie al contributo di Orlando Grosso e al progetto del Museo di Scultura e Architettura ligure. Il Museo di Sant’Agostino assunse un ruolo fondamentale nella conservazione del monumento. Tuttavia, anche il Museo Diocesano, sotto la direzione di Giulio Sommariva, attuale conservatore del Museo dell’Accademia Ligustica di Belle Arti, si impegnò negli ultimi tentativi di valorizzazione della Tomba Fieschi.
“Si tratta di un vero e proprio work in progress”, prosegue Clario Di Fabio. “L’aspetto più importante è quello di avere, in parte, riordinato la situazione. Allo stato attuale abbiamo individuato le componenti che possono davvero essere ricostituite perché hanno una loro collocazione stabilita, precisa, nel contesto tombale, in riferimento agli omologhi della prima metà del Trecento tra Italia e Francia. Fra i raggiungimenti più significativi è l’aver ricomposto una delle parti più rilevanti, dall’andamento curvilineo, che reca al centro un’Annunciazione e figure di Santi ai lati. In generale ci saranno novità importanti ed evidenti, poiché si darà una disposizione ragionevolmente certa per le parti scultoree principali, mentre le altre verranno collocate in modo da evocare una situazione precedente in una sistemazione di impatto, emozionante”.