Salviamo De Ferrari: a Genova una raccolta fondi per restaurare il capolavoro nascosto


A Genova un appello per il restauro di un capolavoro in pericolo di Giovanni Andrea De Ferrari. La sontuosa pala della chiesa di San Nicolosio rischia infatti la rovina. Per salvarlo servono solo 18mila euro.

Genova si mobilita per salvare un tesoro della sua storia artistica poco noto ma molto significativo. Il dipinto di Giovanni Andrea De Ferrari (Genova, 1598 – 1669) raffigurante San Francesco che presenta i santi patroni Ludovico IX re di Francia ed Elisabetta regina di Portogallo, opera del 1625-1627 custodita nella chiesa di San Nicolosio, versa infatti in gravi condizioni di degrado. Per salvarlo da un inesorabile declino che potrebbe danneggiarlo ulteriormente, fino forse a farlo sparire, è stata lanciata una raccolta fondi attraverso le pagine del Secolo XIX, grazie alla segnalazione dello storico dell’arte Giacomo Montanari, docente all’Università di Genova e curatore scientifico dei Rolli Days di Genova.

Il restauro della tela, che presenta tagli, distacchi di colore e un grave annerimento della superficie, richiederà circa 18mila euro, a cui si aggiunge il 22% di IVA. L’obiettivo è raggiungibile, come sottolinea Montanari. Anche perché il costo non è proibitivo.

Un capolavoro dimenticato nel cuore di Genova

La chiesa di San Nicolosio, che custodisce il dipinto, è un luogo che racconta secoli di storia genovese. Fondata nel Trecento e rimaneggiata prima nel Cinquecento e poi nel Seicento, la chiesa, che si trova nel centro del capoluogo ligure, a pochi passi da via Garibaldi (ovvero la strada più splendida del cuore di Genova, la via più amata dai turisti), è oggi quasi invisibile, nascosto sotto un condominio degli anni Trenta. Eppure, all’interno conserva opere di grande pregio, tra cui la tela ad olio alta e stretta di De Ferrari.

L’artista, nato a Genova nel 1598, fu allievo di Bernardo Strozzi e si distinse presto per la qualità delle sue opere, tanto che alcuni suoi lavori giovanili furono attribuiti per lungo tempo al maestro. Il quadro di San Nicolosio, realizzato tra il 1625 e il 1627, è un esempio straordinario della sua arte: racconta un dialogo tra sacro e umano, dove San Francesco presenta due regnanti, ovvero Ludovico IX di Francia ed Elisabetta del Portogallo, che furono poi canonizzati.

L'opera di Giovanni Andrea De Ferrari sull'altare della chiesa. Foto: Fabio Bussalino
L’opera di Giovanni Andrea De Ferrari sull’altare della chiesa. Foto: Fabio Bussalino

La storia del quadro

I protagonisti della tela sono san Ludovico IX re di Francia e santa Elisabetta regina di Portogallo, due figure che incarnano l’ideale di un potere spirituale che trascende quello terreno che pure entrambi in vita hanno detenuto. Ludovico, unico re francese canonizzato, è raffigurato nell’atto di deporre i simboli del potere regale, come la corona e lo scettro, per abbracciare la vita spirituale. Elisabetta, invece, appare come una suora francescana, con un fascio di rose che tiene nel saio, simbolo della sua carità.

Il quadro, trasferito nella chiesa di San Nicolosio nel 1804 dopo la demolizione della vicina chiesa di San Francesco di Castelletto, è uno degli ultimi testimoni di un passato artistico e devozionale oggi a rischio.

Un restauro urgente e indispensabile

Attualmente, come detto, la tela è in condizioni precarie. Il colore si sta staccando, la superficie è annerita e non rivela più i vivaci cromatismi tipici dell’arte di De Ferrari. Gli esperti del laboratorio di restauro di Nino Silvestri a Carignano avvertono che il tempo stringe: il quadro può ancora essere salvato, ma non si può più aspettare.

Il problema principale è legato alla proprietà del dipinto: essendo di pertinenza del Terz’Ordine francescano, un soggetto privato, né lo Stato né l’Arcidiocesi possono intervenire. Questo limbo burocratico rischia di condannare l’opera, ma l’appello del Secolo XIX mira a coinvolgere l’intera comunità genovese in un’adozione collettiva del capolavoro.

Dettaglio del dipinto. Foto: Fabio Bussalino
Dettaglio del dipinto. Foto: Fabio Bussalino

Come contribuire alla raccolta fondi

I contributi per il restauro possono essere versati sul conto numero 968449 dell’Ordine Francescano di San Nicolosio o tramite l’IBAN: IT11 R 03332 01400 000000968449 (Banca Passadore & C). L’idea è semplice: un piccolo gesto da parte di molti può salvare un’opera che appartiene a tutti.

“Attorno a Giovanni Andrea De Ferrari”, ha detto Giacomo Montanari, “stanno succedendo cose importanti e che, sono sincero, non mi aspettavo. Grazie senza dubbio alla sensibilità della Direttrice e di tutti i Curatori, il Polo Museale Regionale della Liguria e in particolare il Museo di Palazzo Reale, Genova e le Gallerie Nazionali di Palazzo Spinola hanno offerto il loro sostegno e rilanciato la sottoscrizione pubblica per salvare e restituire alla comunità il dipinto di San Nicolosio. La raccolta procede, ma siamo solo a metà del guado! Basta ancora qualche caffè, qualche piccolo impegno di tantissimi singoli e questa azione di comunità sarà una realtà, quasi inaudita, che costituirà un punto importante per ripartire, su altre mete, altri progetti, altri modelli. Più sostenibili, più accessibili, più condivisi. Migliori. Per tutti”.

Oltre al valore artistico, il restauro del quadro rappresenta un’opportunità per riflettere sul ruolo della cultura e della memoria collettiva. Genova può fare propria questa causa, dimostrando come arte e spiritualità possano coesistere e arricchire il tessuto culturale urbano. La raccolta fondi infatti non riguarda solo il restauro di un’opera, ma anche la possibilità di restituire a Genova una parte del suo patrimonio dimenticato. La tela di De Ferrari non è soltanto un capolavoro artistico, ma un ponte tra passato e presente, capace di raccontare storie di fede, arte e memoria.

Se il restauro sarà completato, il quadro potrà tornare a risplendere nella chiesa di San Nicolosio, divenendo un simbolo della capacità di una comunità di prendersi cura della propria storia. In un momento in cui il patrimonio culturale rischia di essere soffocato dall’indifferenza, l’appello del Secolo XIX è un invito a riscoprire il valore dell’arte come bene comune. Un euro per salvare un’opera: un piccolo gesto per un grande risultato.


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